I Classici
Vedi Napoli e poi muori: “Gesù, fate luce” di Domenico Rea.
In realtà l’introduzione al pezzo è errata (ma davvero quanto è carina). I personaggi che Rea descrive in questo suo secondo libro di novelle (il primo fu Spaccanapoli, successo di critica, ma pochissimo di pubblico) appartengono a entità geografiche sì campane, ma di diversa natura.
Più che dicerie, verità assolute: “Diceria dell’untore” di Gesualdo Bufalino.
Ma perché, un autore di 61 anni (e per questo ringraziamo Sciascia che s’interessò personalmente al debutto letterario di Bufalino) esordisce con una storia la cui unica protagonista (se proprio vogliamo chiamarla così?) è la morte?
Un militare fornito d’ironia: “Ippolita” di Alberto Denti di Pirajno.
Ecco il libro più fortunato di Alberto Denti di Pirajno. E qualcuno di voi potrebbe dire (se non addirittura gridare): Denti di Pirajno chi?
La solitudine di non si sa quale numero: “La finta sorella” di Massimo Franciosa.
Dicevano i latini (in verità per noi mortali un quasi sconosciuto, Publilio Sirio): Anche un solo capello fa la sua ombra. Che non è per niente una cosa ovvia.
Un guerriero contro la società: Vittorio Imbriani e il suo “Dio ne scampi dagli Orsenigo”.
Di questi tempi, sono fermamente convinto, uno come Vittorio Imbriani farebbe venir giù anche le stelle cadenti. E sarebbe una star della televisione e di tutti i media.
Dubbi e certezze; un romanzo che richiede attenzione: “Cima delle nobildonne” di Stefano D’Arrigo.
Non è facile parlare di Cima delle nobildonne e sinceramente non è facile nemmeno raccontare qualcosa di concreto su D’Arrigo.
Un editore, un eroe: Angelo Fortunato Formiggini.
Nel capitolo 'Imitazione del Cristo' Angelo Fortunato Formiggini anticipa, con elegante sintesi, la sua fine. Editore apprezzatissimo durante il 'suo' quindicennio fascista (morì il 29 novembre del 1938 lanciandosi dalla torre civica modenese della Ghirlandina),
Il romanzo reportage di Ottiero Ottieri: ‘Donnarumma all’assalto’.
Qual è in fondo la verità del pensatore socialista-marxista Ottiero Ottieri? Quella di sopravvivere al presente proponendo sistemi di lavoro più aperti e democratici, o quella di sottostare al complesso masticatorio di un impiego comunque alienante?
'Il mestiere del furbo' di Giose Rimanelli
Lo abbiamo già detto in un precedente articolo su Giose Rimanelli: l’autore subì un vero e proprio ostracismo da parte di una più che nutrita fascia di intellettuali e critici antifascisti del periodo
Una semplice storia di fuga: “Vaca Mora” di G.A. Cibotto.
Di lui disse Carlo Bo: Chi lo incontri per la prima volta, non può fare a meno di restare colpito dal suo accento sincero, dal gusto naturale per la vita e dal suo bisogno di stare bel saldo sulla realtà.
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