CLASSICI
Alfredo Ronci
Un’omosessualità più lucida: “Ragazzo di Trastevere” di Giuseppe Patroni Griffi.

Mica è facile parlare di Patroni Griffi. Innumerevoli sono le prestazioni a cui ha dedicato la sua vita letteraria e non solo: narratore, autore di testi teatrali, regista di teatro e di cinema. Spesso e volentieri i suoi personaggi sono trasgressivi, portatori di una visione del mondo sensuale e libertaria e pronti a scardinare i tabù di una società troppo conservatrice e violenta.
Anche il libro che andiamo valutando, accanto a situazioni un po’ troppo vissute, è comunque in grado di offrire al lettore una chiave di lettura, considerando poi gli anni, più lineare e assai meno castrante.
Uscì per Vallecchi nel 1955, ma fu poi ripreso nel 1977 da Garzanti con un’antologia che oltre ai tre racconti presenti in Ragazzo di Trastevere, offriva un panorama più completo (anche se, proprio perché Patroni Griffi, assai limitato) ma parziale dell’attività letteraria dello scrittore romano. L’antologia di chiamava Gli occhi giovani e fu anche una sorta di avvenimento culturale per una società ancora una volta chiusa e gretta.
Eppure Ragazzo di Trastevere ottenne riconoscimenti e valutazioni positive da parte della critica di allora (anni cinquanta/sessanta). Ricordo tra gli altri i commenti di Barberi Squarotti, così perso nella valutazione pro-neorealista o meno della letteratura italiana: Più interessante l’esperienza di Giuseppe Patroni Griffi, almeno nel racconto che dà il titolo al suo libro, per l’ironia che circola nella rappresentazione di personaggi e ambienti ambigui, in una mescolanza elegante di sesso e di intellettualismo (alquanto importante per tutta una narrativa successiva intorno ai temi dell’omosessualità unito a quello della discussione letteraria o artistica o politica: si pensi ad Arbasino).
Squarotti sembra davvero cogliere il senso della proposta letteraria di Patroni Griffi: che non si discosta di molto da certe atmosfere frigide e pesanti della società (sia Un ospite di passaggio che D’estate con la barca, il primo e il terzo racconto di questa breve antologia appartengono ad una dinamica narrativa più vicino al neorealismo che, in quegli anni, comunque già era in fase nettamente decrescente) ma nello stesso tempo regala (è proprio il caso di dirlo) una quadratura di un problema sessuale che in quegli anni, nonostante le positive argomentazioni di Squarotti, era ben lungi da essere considerata importante.
Ragazzo di Trastevere, il racconto, è la storia di Otello, giovane trasteverino che, nel suo ambiente sottoproletario, è alla ricerca di una soluzione che possa farlo distogliere dalla miseria in cui è sottoposto. Reduce di guerra (la guerra d’Africa), diventa l’amante di Dan, un ricco americano che vive a Roma (tra l’altro tipicamente audace come quando alla prospettiva di matrimonio di Otello risponde: Sìì! Mi fa piacere un marito già sposato. Un bigamo!), che però, ad un certo punto, lo abbandona lascandolo di nuovo in miseria. Dopo varie disavventure (fa il prostituto) e dopo essersi sposato, alla fine va a fare il bagnino ad Ostia e successivamente inizia una nuova relazione con un altro ragazzo, Ferdinando, anche questo però poco adatto alla risoluzione di problemi.
Finirà col fare il boy in una rivista. Instancabile amante di una ballerina non disdegnando nello stesso momento l’ammirazione di altri uomini … Otello si trovava contro un riflettore e la luce lo delineava, attraverso i pantaloni larghi di raso bianco, in tutte le curve.
Abbiamo già affrontato, in altre situazioni, il problema dell’omosessualità, meglio ancora, di come la tematica abbia poi partorito progetti ed opere conchiuse. Siamo nel 1955, c’è poco da stare allegri ed attenti: c’è chi, come abbiamo già detto, racchiude la sessualità, in una visione post-infantile ben definita (Quarantotti Gambini) e chi, come lo stesso Patroni Griffi, affronta il tema con tutte le perdizioni del caso: Pier Paolo Pasolini.
La domanda, che è stata già fatta e noi ci limitiamo solo a riformularla è: gli omosessuali di Patroni Griffi sono gli stessi di Pasolini? Al di là di certe sentenze contemporanee che ci imporrebbero di passare oltre, dobbiamo dire che no, non sono gli stessi. Nei ragazzi di Patroni Griffi troviamo un’esaltazione della purezza, dell’innocente disponibilità che non appartengono al destino tragico dei ragazzi di Pasolini.
Ma poi, ovviamente, ciascuno cerca la sua ragione di esistere.
L’edizione da noi considerata è:
Giuseppe Patroni Griffi
Ragazzo di Trastevere
Vallecchi
Anche il libro che andiamo valutando, accanto a situazioni un po’ troppo vissute, è comunque in grado di offrire al lettore una chiave di lettura, considerando poi gli anni, più lineare e assai meno castrante.
Uscì per Vallecchi nel 1955, ma fu poi ripreso nel 1977 da Garzanti con un’antologia che oltre ai tre racconti presenti in Ragazzo di Trastevere, offriva un panorama più completo (anche se, proprio perché Patroni Griffi, assai limitato) ma parziale dell’attività letteraria dello scrittore romano. L’antologia di chiamava Gli occhi giovani e fu anche una sorta di avvenimento culturale per una società ancora una volta chiusa e gretta.
Eppure Ragazzo di Trastevere ottenne riconoscimenti e valutazioni positive da parte della critica di allora (anni cinquanta/sessanta). Ricordo tra gli altri i commenti di Barberi Squarotti, così perso nella valutazione pro-neorealista o meno della letteratura italiana: Più interessante l’esperienza di Giuseppe Patroni Griffi, almeno nel racconto che dà il titolo al suo libro, per l’ironia che circola nella rappresentazione di personaggi e ambienti ambigui, in una mescolanza elegante di sesso e di intellettualismo (alquanto importante per tutta una narrativa successiva intorno ai temi dell’omosessualità unito a quello della discussione letteraria o artistica o politica: si pensi ad Arbasino).
Squarotti sembra davvero cogliere il senso della proposta letteraria di Patroni Griffi: che non si discosta di molto da certe atmosfere frigide e pesanti della società (sia Un ospite di passaggio che D’estate con la barca, il primo e il terzo racconto di questa breve antologia appartengono ad una dinamica narrativa più vicino al neorealismo che, in quegli anni, comunque già era in fase nettamente decrescente) ma nello stesso tempo regala (è proprio il caso di dirlo) una quadratura di un problema sessuale che in quegli anni, nonostante le positive argomentazioni di Squarotti, era ben lungi da essere considerata importante.
Ragazzo di Trastevere, il racconto, è la storia di Otello, giovane trasteverino che, nel suo ambiente sottoproletario, è alla ricerca di una soluzione che possa farlo distogliere dalla miseria in cui è sottoposto. Reduce di guerra (la guerra d’Africa), diventa l’amante di Dan, un ricco americano che vive a Roma (tra l’altro tipicamente audace come quando alla prospettiva di matrimonio di Otello risponde: Sìì! Mi fa piacere un marito già sposato. Un bigamo!), che però, ad un certo punto, lo abbandona lascandolo di nuovo in miseria. Dopo varie disavventure (fa il prostituto) e dopo essersi sposato, alla fine va a fare il bagnino ad Ostia e successivamente inizia una nuova relazione con un altro ragazzo, Ferdinando, anche questo però poco adatto alla risoluzione di problemi.
Finirà col fare il boy in una rivista. Instancabile amante di una ballerina non disdegnando nello stesso momento l’ammirazione di altri uomini … Otello si trovava contro un riflettore e la luce lo delineava, attraverso i pantaloni larghi di raso bianco, in tutte le curve.
Abbiamo già affrontato, in altre situazioni, il problema dell’omosessualità, meglio ancora, di come la tematica abbia poi partorito progetti ed opere conchiuse. Siamo nel 1955, c’è poco da stare allegri ed attenti: c’è chi, come abbiamo già detto, racchiude la sessualità, in una visione post-infantile ben definita (Quarantotti Gambini) e chi, come lo stesso Patroni Griffi, affronta il tema con tutte le perdizioni del caso: Pier Paolo Pasolini.
La domanda, che è stata già fatta e noi ci limitiamo solo a riformularla è: gli omosessuali di Patroni Griffi sono gli stessi di Pasolini? Al di là di certe sentenze contemporanee che ci imporrebbero di passare oltre, dobbiamo dire che no, non sono gli stessi. Nei ragazzi di Patroni Griffi troviamo un’esaltazione della purezza, dell’innocente disponibilità che non appartengono al destino tragico dei ragazzi di Pasolini.
Ma poi, ovviamente, ciascuno cerca la sua ragione di esistere.
L’edizione da noi considerata è:
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