CLASSICI
Alfredo Ronci
Un camminatore deciso: “I ratti d’Europa” di Mario Lunetta.

Fermi tutti, siamo di nuovo in quel luogo. Che chiamo logo ma in realtà è una sorta di accademia della provocazione. Mi riferisco al Gruppo 63 e alle sue teorie sulla letteratura, ma in genere su tutto lo scibile umano. E Lunetta chi era? Era tra quelli, chi più chi meno, lontano o vicino alla base, che divideva con altri le proposizioni del gruppo: Balestrini, Porta, Sanguineti, Marmori, Lombardi, Spatola, Leonetti, Piccioli e altri. Ed appunto Mario Lunetta.
Ma prima di chiudersi nel significato del libro, mi preme mettere in evidenza un fatto, e cioè: considerando in toto tutta l’esperienza antagonista del Gruppo, perché mai (ed è una domanda del tutto lecita e priva di provocazione, tanto per essere in tema) alcuni testi hanno assunto sul mercato editoriale prezzi considerevoli (a volte considerevolissimi) ed altri assai meno?
Tanto per fare un esempio: se voi decideste di comprare il libro di Lunetta I ratti d’Europa (prima edizione 1977) non sborsereste altro che una cifra inferiore ai sette o otto euro, se invece decideste di comprare il romanzo di Adriano Spatola L’oblò (prima edizione 1964), sempre in prima edizione (sì perché adesso la casa editrice Diaforia di Viareggio l’ha ripubblicato ad un prezzo accessibile), potreste fare i conti col vostro portafogli e spendere tra i 75 e i 150 euro. Non male no?
C’è una spiegazione? Sicuramente sì, ma non credo che dipenda dalla statura intellettuale dei due, e nemmeno dal diverso tempo di pubblicazione (quello di Spatola, già detto, è del 1964, mentre il testo di Lunetta è del 1977… anche se, non dimentichiamolo, l’approssimarsi all’evento, o addirittura essere centrale ad esso, non è di poco conto). Allora come la mettiamo? Non potendo dare una risposta (sinceramente non ne ho idea), è meglio addentrarsi nelle tematiche del libro che, come per ogni composizione antagonista del Gruppo (credeteci, il 1977 non è il 1964, ma gli intellettuali e i provocatori, quelli sì erano assai contigui) non è di facile interpretazione, anche se in Lunetta lo spirito politico alla base del testo prende la distanza dalle intuizioni linguistiche.
I ratti dell’Europa narra la storia delle vicende tragicomiche di Omar (con allusione al favoloso mondo delle Mille e una notte e al contempo anagramma di Roma e vedremo che Roma avrà una importanza ben precisa perché sarà il luogo dove il protagonista finirà la sua storia) ed il suo cognome Nepero, forma italianizzata del nome dello scozzese Napier, cui si deve il teorema della trigonometria.
Il problema però è che Omar Nepero, nei suoi lunghi viaggi, non sarà mai solo, a cominciare da uno strano uomo, di nome Falloppio che, con una precisa intuizione declamatoria, porterà elementi conservatori alle idee politiche e sociali appunto del protagonista. A cominciare da questo: Bene, caro dottor Nepero, a dispetto del suo nome questo non è un teorema: è un assioma. Bisogna conservare, rinsaldare, mettere ordine. Con tutti i mezzi. Eliminare le disfunzioni, le problematiche assurde. Io so che le mi intende. Indirizzi verso obiettivi meno eccentrici le sue indubbie doti di intelligenza, guarisca. Guarisca. E’ ancora in tempo. Voi, gente che lavorate col cervello, dimenticate troppo spesso certe verità elementari.
E la risposta di Omar Nepero è: - ma il fatto è che vivere ha ancora un senso se esiste uno spazio per gli anomali, per i tarati, per quelli che escono dal binario…
Ma il viaggio, anzi, i viaggi continuano. A parte una specie di sogno in cui il protagonista si ritrova di fonte ad un vero e proprio rogo di San Pietro devastato dalla presenza di innumerevoli scimmie (ma davvero sogno o realtà?), i successivi percorsi sono un viaggio a Varsavia ed un altro nella Grecia comandata dal regime militare.
Sia nell’uno che nell’altro caso ci si accorge che Omar Nepero ha una conoscenza abbastanza considerevole del sistema di potere. A Varsavia gli viene detto che… Politici. Guardi, quello che conta qui è il Partito dell’Ordine: lo chiamano così. E’ da fessi mettersi contro questo partito. Io non sono fesso, si vede no? Il pericolo più grosso, qui, è fare sul serio. Non ci penso nemmeno, io.
E in Grecia… Ma c’è un errore da correggere con la massima decisione: ritenere che la dittatura militare non sia un prodotto della lotta di classe, ma l’improvviso prevalere in Grecia di una masnada di pretoriani o di gangsters… Il regime dei colonnelli non è una catastrofe imprevedibile o una mostruosa escrescenza sbocciata di colpo sul corpo sano della nazione.
Di fronte a tali “verità”, Omar Nepero si ritrova a ripercorrere, nella folla che si agita, luoghi e quartieri di cui conosce meglio le origini: i nostri. Ma qui, nel finale che lascia anche allibiti, troverà la soluzione definitiva.
L’edizione da noi considerata è:
Mario Lunetta
I ratti d’Europa
Editori Riuniti
Ma prima di chiudersi nel significato del libro, mi preme mettere in evidenza un fatto, e cioè: considerando in toto tutta l’esperienza antagonista del Gruppo, perché mai (ed è una domanda del tutto lecita e priva di provocazione, tanto per essere in tema) alcuni testi hanno assunto sul mercato editoriale prezzi considerevoli (a volte considerevolissimi) ed altri assai meno?
Tanto per fare un esempio: se voi decideste di comprare il libro di Lunetta I ratti d’Europa (prima edizione 1977) non sborsereste altro che una cifra inferiore ai sette o otto euro, se invece decideste di comprare il romanzo di Adriano Spatola L’oblò (prima edizione 1964), sempre in prima edizione (sì perché adesso la casa editrice Diaforia di Viareggio l’ha ripubblicato ad un prezzo accessibile), potreste fare i conti col vostro portafogli e spendere tra i 75 e i 150 euro. Non male no?
C’è una spiegazione? Sicuramente sì, ma non credo che dipenda dalla statura intellettuale dei due, e nemmeno dal diverso tempo di pubblicazione (quello di Spatola, già detto, è del 1964, mentre il testo di Lunetta è del 1977… anche se, non dimentichiamolo, l’approssimarsi all’evento, o addirittura essere centrale ad esso, non è di poco conto). Allora come la mettiamo? Non potendo dare una risposta (sinceramente non ne ho idea), è meglio addentrarsi nelle tematiche del libro che, come per ogni composizione antagonista del Gruppo (credeteci, il 1977 non è il 1964, ma gli intellettuali e i provocatori, quelli sì erano assai contigui) non è di facile interpretazione, anche se in Lunetta lo spirito politico alla base del testo prende la distanza dalle intuizioni linguistiche.
I ratti dell’Europa narra la storia delle vicende tragicomiche di Omar (con allusione al favoloso mondo delle Mille e una notte e al contempo anagramma di Roma e vedremo che Roma avrà una importanza ben precisa perché sarà il luogo dove il protagonista finirà la sua storia) ed il suo cognome Nepero, forma italianizzata del nome dello scozzese Napier, cui si deve il teorema della trigonometria.
Il problema però è che Omar Nepero, nei suoi lunghi viaggi, non sarà mai solo, a cominciare da uno strano uomo, di nome Falloppio che, con una precisa intuizione declamatoria, porterà elementi conservatori alle idee politiche e sociali appunto del protagonista. A cominciare da questo: Bene, caro dottor Nepero, a dispetto del suo nome questo non è un teorema: è un assioma. Bisogna conservare, rinsaldare, mettere ordine. Con tutti i mezzi. Eliminare le disfunzioni, le problematiche assurde. Io so che le mi intende. Indirizzi verso obiettivi meno eccentrici le sue indubbie doti di intelligenza, guarisca. Guarisca. E’ ancora in tempo. Voi, gente che lavorate col cervello, dimenticate troppo spesso certe verità elementari.
E la risposta di Omar Nepero è: - ma il fatto è che vivere ha ancora un senso se esiste uno spazio per gli anomali, per i tarati, per quelli che escono dal binario…
Ma il viaggio, anzi, i viaggi continuano. A parte una specie di sogno in cui il protagonista si ritrova di fonte ad un vero e proprio rogo di San Pietro devastato dalla presenza di innumerevoli scimmie (ma davvero sogno o realtà?), i successivi percorsi sono un viaggio a Varsavia ed un altro nella Grecia comandata dal regime militare.
Sia nell’uno che nell’altro caso ci si accorge che Omar Nepero ha una conoscenza abbastanza considerevole del sistema di potere. A Varsavia gli viene detto che… Politici. Guardi, quello che conta qui è il Partito dell’Ordine: lo chiamano così. E’ da fessi mettersi contro questo partito. Io non sono fesso, si vede no? Il pericolo più grosso, qui, è fare sul serio. Non ci penso nemmeno, io.
E in Grecia… Ma c’è un errore da correggere con la massima decisione: ritenere che la dittatura militare non sia un prodotto della lotta di classe, ma l’improvviso prevalere in Grecia di una masnada di pretoriani o di gangsters… Il regime dei colonnelli non è una catastrofe imprevedibile o una mostruosa escrescenza sbocciata di colpo sul corpo sano della nazione.
Di fronte a tali “verità”, Omar Nepero si ritrova a ripercorrere, nella folla che si agita, luoghi e quartieri di cui conosce meglio le origini: i nostri. Ma qui, nel finale che lascia anche allibiti, troverà la soluzione definitiva.
L’edizione da noi considerata è:
Mario Lunetta
I ratti d’Europa
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