RACCONTI
Leonello Ruberto
Mondo adulto

Un tempo la precedenza su tutto veniva data ai bambini.
Venivano considerati più importanti.
Chiunque si sarebbe preoccupato di salvare un bambino, che aveva ancora un futuro, piuttosto che un adulto, che aveva già vissuto la sua vita.
Che questa vita avesse raggiunto una certa importanza, mentre quella di un bambino non aveva ancora ottenuto niente e non sarebbe stata una grande perdita, non sembrava importare.
Sarebbe sembrato un sacrilegio solo dire questo.
Era legato a un fattore biologico, alla preservazione della specie umana tramite la sua prosecuzione.
Cosa che oggi ha meno senso. I progressi fatti dalla medicina, tramite la rigenerazione degli organi e dei tessuti, ci hanno trasformato in una società formata principalmente da adulti.
Prima il vero problema erano gli anziani, oggi una volta raggiunta l’età adulta possiamo fermarci e preservarla.
Risolto il problema degli anziani, i bambini sono diventati un fastidio. In un certo senso lo sono sempre stati, non essendo, per motivi evolutivi, autonomi alla nascita, a differenza per esempio dei rettili.
Si viveva in un mondo in cui frotte di genitori isterici portavano in giro i loro bambini insieme ai virus da cui erano contagiati senza preoccuparsi di contagiare gli adulti.
Temevano il più piccolo raffreddore per i loro pargoli, mentre un adulto poteva pure ammalarsi, perdere giornate di lavoro e fare un danno a quella stessa economia che serviva a mantenere i loro figli.
Ci furono epidemie che fecero stragi di adulti e anziani, ma tutti erano terrorizzati per i loro piccoli, nonostante i medici dicessero che erano quelli che rischiavano di meno.
Poi qualcosa cambiò. L’aumento eccessivo della popolazione mondiale era un campanello di allarme sulla pericolosità dei bambini. Anche nella società di tutti i giorni la percezione cominciava a cambiare, con la diffusione della chirurgia plastica, quasi a volersi fermare per sempre all’età giovane e adulta.
Ma era solo un’illusione, solo apparenza, la strada era un’altra, che non si era ancora in grado di percorrere.
Grazie alla moderna medicina invece ora le nascite hanno rallentato, fino quasi a fermarsi. Mettere al mondo una nuova vita è diventato un passo che si fa con molta cautela. E l’infanzia è solo un passaggio necessario, privo di vizi e stati di apprensione, da mettersi subito alle spalle, perché la scienza non è ancora intervenuta sugli stadi dello sviluppo umano, magari, chi li sa, facendoci nascere già adulti.
Venivano considerati più importanti.
Chiunque si sarebbe preoccupato di salvare un bambino, che aveva ancora un futuro, piuttosto che un adulto, che aveva già vissuto la sua vita.
Che questa vita avesse raggiunto una certa importanza, mentre quella di un bambino non aveva ancora ottenuto niente e non sarebbe stata una grande perdita, non sembrava importare.
Sarebbe sembrato un sacrilegio solo dire questo.
Era legato a un fattore biologico, alla preservazione della specie umana tramite la sua prosecuzione.
Cosa che oggi ha meno senso. I progressi fatti dalla medicina, tramite la rigenerazione degli organi e dei tessuti, ci hanno trasformato in una società formata principalmente da adulti.
Prima il vero problema erano gli anziani, oggi una volta raggiunta l’età adulta possiamo fermarci e preservarla.
Risolto il problema degli anziani, i bambini sono diventati un fastidio. In un certo senso lo sono sempre stati, non essendo, per motivi evolutivi, autonomi alla nascita, a differenza per esempio dei rettili.
Si viveva in un mondo in cui frotte di genitori isterici portavano in giro i loro bambini insieme ai virus da cui erano contagiati senza preoccuparsi di contagiare gli adulti.
Temevano il più piccolo raffreddore per i loro pargoli, mentre un adulto poteva pure ammalarsi, perdere giornate di lavoro e fare un danno a quella stessa economia che serviva a mantenere i loro figli.
Ci furono epidemie che fecero stragi di adulti e anziani, ma tutti erano terrorizzati per i loro piccoli, nonostante i medici dicessero che erano quelli che rischiavano di meno.
Poi qualcosa cambiò. L’aumento eccessivo della popolazione mondiale era un campanello di allarme sulla pericolosità dei bambini. Anche nella società di tutti i giorni la percezione cominciava a cambiare, con la diffusione della chirurgia plastica, quasi a volersi fermare per sempre all’età giovane e adulta.
Ma era solo un’illusione, solo apparenza, la strada era un’altra, che non si era ancora in grado di percorrere.
Grazie alla moderna medicina invece ora le nascite hanno rallentato, fino quasi a fermarsi. Mettere al mondo una nuova vita è diventato un passo che si fa con molta cautela. E l’infanzia è solo un passaggio necessario, privo di vizi e stati di apprensione, da mettersi subito alle spalle, perché la scienza non è ancora intervenuta sugli stadi dello sviluppo umano, magari, chi li sa, facendoci nascere già adulti.
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