CINEMA E MUSICA
Marco Minicangeli
To a Land Unknow

Reda sta dormendo. Nel suo improvvisato giaciglio si gira sul fianco e mette a nudo un tatuaggio. È la cartina, stilizzata, della Palestina. Solo il perimetro, senza confini interni, senza nessuna distinzione tra Israele e Gaza, Cisgiordania. Il sogno dei Palestinesi, dal fiume al mare.
Forse è questa l’immagine più forte di To a Land Unknow, film di Mahdi Fleifel, distribuito dalla Trent film ora sugli schermi italiani. Un film duro, inteso, che ci parla della diaspora palestinese e della difficoltà di chi è costretta a vivere ai margini del mondo.
Protagonisti della storia sono Chatila e Reda, due cugini fuggiti da un campo profughi in Libano. Sognano la Germania, ma sono bloccati ad Atene, perché senza documenti. E così la loro quotidianità è fatta di espedienti e piccoli furti, sempre alla ricerca di quel passaporto che significherebbe arrivare in Europa, avercela fatta.
Così come Io, Capitano di Matteo Garrone, anche To a Land Unknow ci parla perciò di quella “transumanza” verso il primo mondo. Mentre però Garrone mette al centro il viaggio di Saydou e Moussa (anche loro due cugini), con immagini che sfiorano la metafisica, Fleifel descrive una situazione priva di movimento, statica come la morte. Chatila e Reda sono sospesi in una Atene che non offre assolutamente nulla, incapace di muoversi. E in una situazione del genere anche la speranza diventa un lusso.
Da vedere.
Forse è questa l’immagine più forte di To a Land Unknow, film di Mahdi Fleifel, distribuito dalla Trent film ora sugli schermi italiani. Un film duro, inteso, che ci parla della diaspora palestinese e della difficoltà di chi è costretta a vivere ai margini del mondo.
Protagonisti della storia sono Chatila e Reda, due cugini fuggiti da un campo profughi in Libano. Sognano la Germania, ma sono bloccati ad Atene, perché senza documenti. E così la loro quotidianità è fatta di espedienti e piccoli furti, sempre alla ricerca di quel passaporto che significherebbe arrivare in Europa, avercela fatta.
Così come Io, Capitano di Matteo Garrone, anche To a Land Unknow ci parla perciò di quella “transumanza” verso il primo mondo. Mentre però Garrone mette al centro il viaggio di Saydou e Moussa (anche loro due cugini), con immagini che sfiorano la metafisica, Fleifel descrive una situazione priva di movimento, statica come la morte. Chatila e Reda sono sospesi in una Atene che non offre assolutamente nulla, incapace di muoversi. E in una situazione del genere anche la speranza diventa un lusso.
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