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Il Paradiso degli Orchi
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I Classici

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Alfredo Ronci

Il piccolo mondo di Eurialo De Michelis: 'Bugie'.

Sconvolge l'assenza di un nome come Eurialo De Michelis in alcune 'storie' della letteratura italiana. Quella voluminosa di Walter Pedullà, per esempio, nemmeno lo menziona: ed è francamente uno scandalo. A questo punto ci si chiede cosa si possa insegnare agli altri, visti i presupposti, e se necessità debba insorgere in noi perché si cambi prospettiva in funzione di una nuova revisione culturale (che non vuol essere revisionismo).

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Michele Lupo

Il romanzo e l'enigma. 'Soldati di Salamina' di Javier Cercas

Questo libro, che scruta nelle pieghe della guerra civile spagnola, è la storia di Rafael Sanchez Mazas, ideologo della falange e scrittore, e del come e del perché un repubblicano che poteva giustiziarlo, avesse deciso di non farlo. Questo libro è soprattutto storia della sua ricostruzione, di come il narratore, un giornalista e scrittore che porta lo stesso nome dell'autore empirico, attraverso molteplici testimonianze e piste vere e false cerchi di recuperare più al senso che alla mera memoria quell'episodio incredibile.

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Alfredo Ronci

Un libro troppo presto dimenticato: 'Ore perse vivere a sedici anni' di Caterina Saviane.

Vivo con mia madre: mio padre è un prodotto della stampa. Che frase solenne.
Sì, il padre era quel Sergio Saviane, scrittore, giornalista, che per molti anni tenne un'irresistibile rubrica su L'espresso e fu anche co-fondatore de Il Male. Lei la giovanissima figlia, che a sedici anni esordisce nell'allora prestigiosa collana 'Franchi narratori' della Feltrinelli e piazza un piccolo libro che nel corso del tempo è divenuto un oggetto di culto, ma mai ristampato per i soliti motivi che si ignorano ma che sono davanti agli occhi di tutti.

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Giovanna Repetto

Il mondo insostituibile delle relazioni: 'Nel paese delle ultime cose' di Paul Auster

Saranno le catastrofi ecologiche, sarà la catastrofica situazione della politica italiana, sta di fatto che il titolo di questo libro continuava a ronzarmi nella mente, e non ho potuto fare a meno di riprenderlo in mano. L'ho trovato attuale. Non solo perché l'ambientazione indefinita si adatta ad ogni contesto, passato presente e futuro, non solo perché per la stessa ragione si presta, volendo, ad ogni possibile metafora, ma anche e soprattutto per la libertà inventiva che mescola una meticolosa verosimiglianza dei dettagli a un assoluto disinteresse per ogni tipo di spiegazione logica e per la ricostruzione di eventuali antefatti.

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Alfredo Ronci

La malattia mentale come centralità del mondo: 'Fratelli' di Carmelo Samonà.

Centralità del mondo: forse troppo. Ma indubbiamente la stranezza della mente e di conseguenza i suoi comportamenti straniano e affascinano Carmelo Samonà. Ispanista famoso, che dopo i cinquant'anni pubblica il suo primo romanzo, Fratelli appunto (il tema degli intellettuali che si confrontano col romanzo e col genere è argomento sfizioso e da approfondire).
Una storia che affascinò subito gli addetti (era il 1978): mi chiedo se per sfinimento perché il 'politico' sovrastava il 'privato',

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Alfredo Ronci

Il melanconico miracolo economico di Paolo Volponi: 'La strada per Roma'

Paolo Volponi decise finalmente di pubblicare La strada per Roma nel tentativo di ridare speranza e fiducia alle capacità di intervento culturale e sociale, come disse lui nell'introduzione, dilaniate dalle convulsioni più irriflessivi e contrastanti.
Il libro ha una lunga genesi, anzi se vogliamo, la storia di Guido, il protagonista, è una sorta di ombra che accompagnerà Volponi per decenni e decenni, fino a trovar 'spazio' solo nel 1991 quando le condizioni sembravano migliori per riconsiderare le possibilità del nostro futuro alla luce

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Michele Lupo

Maeve Brennan, una vera grande del Novecento: 'Il principio dell'amore'.

Personaggi non proprio sani, d'accordo, enigmatici e fragili, ambienti malagevoli, idiosincrasie dai tratti qua e là forse troppo irlandesi: quelle narrate dalla straordinaria Meave Brennan sono però affezioni che nella descrizione esatta dei dettagli, nel continuum di una prosa incessante che colloca lo sguardo dentro e fuori i personaggi alternandolo con mirabile maestria, risultano vivissime ahimé anche a latitudini inferiori, per esempio quella newyorkese in cui visse la scrittrice nativa di Dublino e quindi anche la nostra di italici lettori.

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Alfredo Ronci

Quando il romanzo di formazione era ben altra cosa: 'Frecce avvelenate' di Renzo Paris.

In un intervista che Moravia fece, nel lontano 1981, a Paris si leggeva: 'Cani Sciolti' è un romanzo post-sessantottesco in tutti i sensi (...) volevo ritrovare a tutti i costi la capacità di ridire, per giunta in mezzo a gente che aveva tolto la parola agli scrittori, che li voleva militanti. Comunque, l'ho fatta sul serio la vita del cane sciolto. (...) I cani sciolti si proponevano, tra l'altro, di fare la rivoluzione. Non ci sono riusciti. Dunque, invece di essere dei rivoluzionari si sono dimostrati dei rivoltati" .

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Adriano Angelini

Se 'Frankenstein' non è un romanzo horror ma d'amore, e di rabbia

Dimenticatevi il mostro. O meglio, scolpitevelo nella memoria. Dimenticatevi i generi letterari. Lasciateli ai poveri Filippo La Porta (dell'epoca e dell'oggi). Siamo nel 1818, del resto. L'Inghilterra vittoriana è piena di critici come i La Porta, gli Asor Rosa (quello che mette Gene Gnocchi fra i grandi narratori italiani contemporanei, giuro... chiedeteglielo!). Mary e Percy Shelley, quando fanno uscire il romanzo che porta il nome dello scienziato Viktor Frankenstein, sono subito sotto assedio. Orrore! Il romanzo è un genere nuovo, una cosa strana, parla di una... creatura. Orrore! E chi lo avrebbe scritto, Percy forse? Esce anonimo del resto

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Eleonora del Poggio

L'arte dell'intreccio o dell'uncinetto. C'est la même chose. 'La parola alla difesa' di Agatha Christie.

Probabilmente gli aficionados della regina del delitto si inalbereranno: ma come, si preferisce un libro come La parola alla difesa a classici iper collaudati come Assassinio sull'Oriente Express, Dieci piccoli indiani, L'assassino di Roger Ackroyd o all'opera teatrale, rappresentata continuativamente a Londra da oltre sessant'anni, Trappola per topi?
Sì, perché diventa anche un discorso di prevedibilità: come quando all'ascolto dei 'soliti' Beatles si preferiscono allievi dignitosi soprattutto per una questione di distacco dalle sfruttatissime partiture lennon-mccartneyane.

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