RECENSIONI
Nicoletta Vallorani
Le sorelle sciacallo
Edizioni del Gattaccio, Pag. 159 Euro 15,00
(Grande dizionario enciclopedico UTET).
Tranquilli, non è un saggio scientifico sui così detti sciacalli (magari), ma secondo la quarta di copertina (e quindi degli editori se non addirittura della stessa autrice, Nicoletta Vallorani) un noir vero e proprio.
Non me ne voglia l’autrice, di cui ricordiamo cose ben più gradite (in anni passati però) sia in campo giallo che in campo fs, ma quello che ha scritto non è un noir, ma un romanzo dove si fa fatica a seguire sia trama che personaggi. E nemmeno il linguaggio volutamente poetico (ma è un falso, perché nessuna parvenza poetica può sopportare il nulla) dà corpo ad un componimento che alla fine si slabbra e cade davvero come un cadavere.
Cito il cadavere perché all’interno della struttura ce ne sono a iosa (e a volte però non si capisce bene quando muoiono davvero) e cito un estratto dal libro perché mi sembra una delle cose più convincenti: Bruciati o no, i cadaveri sono oggetti inservibili, e non c’è motivo di conservarli. Bisogna rendersi utili da vivi. E una volta morti, fare di tutto per tornare.
Le sorelle sciacallo è una storia di schiavismo e di emigrazione, ma scritta com’è non mi interessa punto.
di Eleonora del Poggio
Dello stesso autore

Si muore bambini
Perdisa pop, Pag. 127 Euro 12,00La domanda è pericolosa, ma voglio farla lo stesso perché ha 'risvolti' letterari: può la violenza contro i bambini essere assimilabile a quella dei serial killer, o a quella dell'omicidio in generale?
Qualcuno potrebbe dire: certo, sempre violenza è.
Il quesito mi si è posto leggendo questa eterogenea antologia di racconti di Nicoletta Vallorani, che sappiamo maestra di generi (fantascienza, fantastico, noir, fantasy...) e che mischia con valenza sicura e controllata misfatti di vario genere.

Avrai i miei occhi
Zona 42, Pag. 271 Euro 13,90Se i romanzi venissero catalogati in base ai cinque sensi, questo sarebbe un romanzo “visivo”, e gli occhi del titolo ne sarebbero il perfetto emblema. Non si tratta solo del tratto immaginifico con cui viene evocato il contesto ambientale (e sullo scenario ci soffermeremo poi) ma del ruolo che giocano le immagini nel loro apparire e definirsi attraverso l’occhio che le guarda. Così che non c’è realtà senza raffigurazione.
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