Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina

Il Paradiso degli Orchi
Home » Racconti

Pagina dei contenuti


Racconti

immagine
Valentina Casadei

La Prima Sigaretta

Il suo primo giorno inspirava troppo poco ed espirava troppo a lungo. Sembrava un gas di scarico malfunzionante. Aveva scelto un pacchetto a caso, del quale apprezzava i disegni esotici di una palma nel deserto e l’idea di evasione che quest’ultima gli rimandava. La commessa aveva subito capito, considerato il suo tentennare per due minuti buoni, che Baptiste non era mai entrato in una tabaccheria in vita sua.

immagine
Leo Ruberto

Balbet-t-are

Alle scuole medie gli altri mi chiamavano “Fi-filippa”, perché mi capitava di balbettare, non tanto spesso, per loro era abbastanza. In un momento qualsiasi qualcuno dal fondo dell'aula gridava: “Fi-filippa,” e tutti all'unisono aggiungevano: “Fa-facci 'na pippa”. Passai tutti quegli anni cercando di togliere quel nome da me.

immagine
Massimiliano Città

St. Louis Blues

Andavamo in giro per gli Stati. Erano viaggi infiniti e infinite storie. E voci dalle inflessioni cangianti, cullanti talvolta. Fino a quando qualcuno s’alzava dal letargo profondo dentro cui la povertà l’aveva cacciato e iniziava a bestemmiare, blaterando che dovevamo andarcene lontano da lui e dalla sua miseria, ché non aveva tempo da perdere mentre era in attesa della morte. Perché quello starnazzare che rimproverava a noi, a suo dire, allontanava la vecchia signora, e lui non poteva permetterselo, l’attendeva, da tempo immemore.

immagine
Simone Quadri

Piccoli cambiamenti

«Se tuo padre non fosse occupato con quella giovane ballerina cubana, l’avrebbe accoppato a mani nude!», dice la donna dalla voce a filo, mentre stringe al petto la testa dell’amata figliola. Lei si libera con delicatezza dalla presa materna per stendersi sopra il divano. Chiude gli occhi e tira un sospiro profondo. Posato al pavimento, il telefono vibra. Vibra e ancora vibra. Le lacrime che scendono a comando sul volto inespressivo. Scorre i messaggi.

immagine
Francesco Scardone

Disperazione

Ci sono ricordi che non attingono solo alla memoria per essere rinnovati; si installano, prepotentemente, in un'area intermedia dell'essere: una specie di limbo tra la coscienza e quell'oblio che, forse, alla fine, meriteremmo. Un giogo, insomma, dal quale non c'è da sperare libertà. Baahir, ad esempio, quella faccia l'avrebbe riconosciuta tra milioni.

immagine
Simone Quadri

L'aiutino

Solita solfa. Siamo in crisi da un paio d’anni, non capisco nemmeno il perché. Sta di fatto che, complice l’ennesimo e futile diverbio del weekend, stabiliamo di concederci un ultimo tentativo. Non è certo il periodo indicato per scialacquare. Da quando non le hanno rinnovato il contratto, fatichiamo a starci dentro con le spese. Però che fai? Butti nel cesso sette anni perché sei un po’ tirato coi soldi? Certo, prima di buttarci a capofitto riflettiamo a lungo. Siamo di quelli che non lasciano nulla al caso.

immagine
Silvia Luscia

A piedi nudi verso est

Ogni storia ha il suo caffè, lo sa bene Ester. Anni di cronaca a ogni costo, di interviste che non svelano né personaggi né eventi, ma di caffè che profumano l’aria pregna di ipocrisia. In un agosto insolitamente piovoso a Brescia, Ester si trovò a dover scrivere della caduta dei regimi dell’Est. Lei che quando cadde il muro di Berlino aveva solo nove anni, cosa poteva sapere dell’Est? Lei che aveva visto la caduta del muro su un maxi schermo, seduta nel salone di una scuola elementare di provincia, che emozioni avrebbe potuto trasmettere?

immagine
Michele Pescina

No easy way out

Una canzone di un film, Rocky 3 o 4, non ricordo bene, diceva che non esiste una via d’uscita semplice. Non so a cosa si riferisse la canzone, io ho sempre pensato che fosse una sentenza applicabile quasi a qualunque cosa. Non c’è una via d’uscita semplice.

immagine
Simone Quadri

La donazione

I tempi erano maturi per restituire qualcosa alla collettività. In molti non se la passavano bene; malattie genetiche, catastrofi ambientali, crollo dei mercati finanziari, forme variegate di disagio sociale. Avevo l’imbarazzo della scelta.

immagine
Michele Pescina

Scrivi se vuoi. Ok?

Talvolta ripenso a quelle sere d’agosto. Quando, sdraiati sul prato appena tagliato, restavamo per ore a raccontarci storie sulle stelle che sembravano brillare a intermittenza. Ci piaceva l’odore dell’erba, il rumore del karaoke del vecchio vicino stonato che prendevamo sempre in giro e la sensazione delle nostre mani intrecciate. Pensavo spesso che la maggior parte dei bagliori che vedevo fossero luci di posizione degli aerei, ma mi sbagliavo con facilità. Non ci ho mai visto bene, portavo degli occhiali con lenti spesse come fondi di bottiglia e una montatura tartarugata, già allora mi fidavo più dei tuoi occhi che dei miei.

CERCA

NEWS

RECENSIONI

ATTUALITA'

CINEMA E MUSICA

RACCONTI

SEGUICI SU

facebookyoutube