I Classici

Il ventennio delle riviste più o meno fasciste: “La letteratura nel ventennio fascista” di Giorgio Luti.
Bisogna fare un chiarimento, soprattutto per quelli, pochissimi, che avranno l’intenzione di leggere un volume così denso di informazioni e molto appropriato: anche se il titolo non lo dice, il libro non parla di autori e delle loro opere

Un uomo tutto d’un pezzo: “Marcia su Roma e dintorni” di Emilio Lussu.
Lussu si è sempre distinto, anche se poi gli eventi successivi al fascismo lo hanno portare ad assumere cariche dello Stato molto importanti, nel considerarsi una parte seppur piccola del tutto.

Un perfetto avventuriero: “I fiumi scendevano a Oriente” di Leonard Clark.
Leonard Clark aveva lo stesso cognome di uno dei due esploratori che nel 1804 condussero una celebre spedizione finanziata dal giovanissimo governo degli USA, nato dalla recente guerra d’indipendenza con la corona britannica.

C’è anche questo da salvare: “Un duello sotto il fascismo” di Bruno Fonzi.
Mi sorge sempre un problema quando mi capitano tra le mani romanzi pubblicati nei primi anni sessanta. Quale giudizio ne è uscito fuori? Meglio ancora, cosa ne è stato dell’autore e della sua carriera letteraria.

Gli inizi di un movimento: “Storia di Anna Drei” di Milena Milani.
E’ inevitabile che, in una dotta e particolareggiata disanima di una corrente, si possa eccedere in qualche cosa ed essere invece meno presenti in altra.

Una “sottile” lotta al fascismo: ‘Rotaia’ di Ezio Taddei.
Parlare di Taddei è come cercare sassi nel deserto. Figura molto particolare nella rassegna letteraria italiana, tanto che alcuni critici lo hanno incensato

Un bel libro di male sentimento: “L’eredità Ferramonti” di Gaetano Carlo Chelli.
Calvino ringrazia Roberto Bigazzi per aver riscoperto, dopo circa settant’anni, il romanzo e averci dedicato uno studio corposo e probabilmente definitivo.

Un movimento culturale disonesto? “La scapigliatura e il 6 febbraio” di Cletto Arrighi.
Ad un certo punto, della Scapigliatura si poteva dire tutto e il suo contrario, ma in Italia ci fu qualcuno che la “battezzò” e le dedicò anche un romanzo. Romanzo che per molti critici di allora e, soprattutto di oggi, rimase un contributo davvero modesto alla sua definizione.

Eppure fu viva: “L’età del malessere” di Dacia Maraini.
Non è facile parlare degli inizi letterari di Dacia Maraini, soprattutto dopo che, giustamente, è diventata una sorta di totem dell’intellighenzia di sinistra.

Un realista magico non logoro? “La peste a Urana” di Raoul Maria De Angelis.
Spesso mi capita di ragionare su una problematica letteraria che non si è mai ritratta. Anzi. E che recentemente è stata dibattuta anche da uno scrittore che poi nel corso del tempo ha dimostrato tutto il suo attaccamento al problema: Antonio Scurati.
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