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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Julianna Baggott

Memento – I sopravvissuti

Giano , Pag. 496 Euro 18,00
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C'è stato un momento, non troppi anni fa, in cui l'immaginario collettivo della fantascienza era dominato dal Cyberpunk. Il battleground della speculazione letteraria era rappresentato dalla rete (la matrice) che molto spesso si trasformava in una sorta di neverland dove tutto era possibile. Dopo l'ondata cyber — in cui pochi hanno immaginato e molti solo scopiazzato — c'è stato un momento di stasi e solo da poco si è riaffacciato all'orizzonte un argomento "dominante", una sollecitazione narrativa con la quale molte storie si intersecano. Stiamo parlando delle Fine-del-Mondo, o forse è meglio dire su quello che rimane della cultura umana dopo che la catastrofe è avvenuta. Il tema del mondo sopravvissuto a dire il vero non è nuovo — pensiamo a romanzi come Un cantico per Leibowitz di Walter Miller, o come Diluvio di fuoco di René Barjavel — ma ultimamente è diventato dominante non solo in letteratura, ma anche al cinema e nelle fiction televisive.

E' in questo filone che va inserito il romanzo di Julianna Baggott Memento – I sopravvissuti, primo volume di una annunciata trilogia. Diciamolo subito: il romanzo è un bel tomo di quasi 500 pagine che tiene ed è ben scritto. Nulla ci viene detto sulla natura delle Detonazioni, il momento in cui tutto cambia, e il mondo come noi lo abbiamo conosciuto non esiste più. Da quell'istante i pochi che non sono contaminati dalle esplosioni, i Puri, si rifugiano sotto la Sfera, mentre la maggior parte della popolazione rimane ad abitare un mondo ormai in disfacimento. Più che abitare però dovremmo dire sopravvivere perché l'effetto delle Detonazioni è stato quello di fondere organico ed inorganico. E così abbiamo che Pressia, la protagonista del romanzo, al posto di una mano ha la testa di una bambola, mentre Bradwell si è fuso con degli uccelli sulla schiena. Per non parlare poi dei Polverosi, esseri che si sono fusi con la terra e le pietre e sono diventati pericolosissimi perché si cibano di ogni organico che gli capiti a tiro. Insomma, quello descritto con molta immaginazione dalla Baggott, è un mondo mostruoso, senza speranza, fusione di corpi, braccia, animali, oggetti. Ibridazione di organico e inorganico, biologico e materiale. Quelli che si sono salvati si sono rifugiati dietro la barriera protettiva della Sfera: ma sarà proprio uno di loro, Partridge — un deviante, come nella tradizione delle migliori antiutopie degli albori della fantascienza — che fuggendo dalla sicurezza metterà in crisi lo status quo. Di più sulla storia (che alla fine sembra correre troppo) non vi diciamo, anche perché rimaniamo in attesa dei seguiti.

Da leggere.



di Marco Minicangeli


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