CLASSICI
Alfredo Ronci
Un bel fanfarone ai pari coi tempi: “Capitan Fanfara. Il giro del mondo in automobile.” Di Yambo.

Non è la prima volta che, in questa rubrica, ci interessiamo, e giustamente, della letteratura per ragazzi. Lo abbiamo fatto con Vamba e il suo Giornalino di Gianburrasca, lo abbiamo fatto con Sergio Tofano e il suo Il romanzo delle mie delusioni ma non dimentichiamoci nemmeno di Luigi Natoli e il suo Braccio di ferro e, se mi permettete (ma è solo una cosa mia) anche il Robothomo di Giordano Pitt. Più avanti parleremo di Emilio Salgari, e prometto che in seguito discuteremo di Luigi Motta e dell’ormai dimenticato Ermenegildo Pistelli e il suo Le pistole d’Omero.
Perché dunque questo interessamento alla letteratura per ragazzi? Innanzi tutto lo è per ragazzi solo per una malevola intenzione “nostrana” di voler incasellare ogni cosa (ma secondo voi Pinocchio sarebbe soltanto un libro per ragazzi?), ma anche e soprattutto perché scrittori di un certo prestigio hanno anche esordito con trame non certo adulte e che hanno ottenuto anche un più che meritato successo. Poi, e anche qui bisognerebbe fare una bella analisi, anche il regime fascista era particolarmente interessato al controllo della produzione letteraria per l’infanzia, con lo scopo d’indottrinare i giovani e propagandare l’ideologia totalitaria (naturalmente ci furono delle chiare eccezioni, come per esempio Antonio Gramsci che, non piegandosi al regime, svolse in prigione un’opera di studio ma anche di scrittura di favole e brevi racconti).
Dunque interessiamoci di questa letteratura, che può essere anche sublime ma che alle volte, pur essendo un classico, può riservare sorprese negative. Prendiamo ad esempio Il Capitan Fanfara di Yambo.
Prima di tutto cerchiamo di capire chi era Yambo. Nome d’arte di Enrico Novelli (suo padre Ermete Novelli e sua madre, Lina Marazzi, furono ambedue attori) fu scrittore, illustratore, regista, autore di fumetti, marionettista e giornalista ma sin dai primi anni di attività fu soprattutto scrittore di romanzi per giovani. Tra le sue opere di maggiore successo, oltre naturalmente a Capitan Fanfara, alcune di carattere fantascientifico tipo Dalla Terra alle stelle, Luna paese incomodo ed altre invece di carattere più giovanilistico, come per esempio Le avventure di Ciuffettino (più volte riproposto, tanto che nel 1916 pubblicò un Ciuffettino alla guerra). Personaggio questo che, negli anni sessanta fu ripreso dalla televisione italiana per una serie a puntate e che riscosse notevole successo.
Dunque un personaggio ben definito (non vogliamo che manchi nulla, ma nell’abbondanza di scritti c’è pure un curioso film, esattamente Un matrimonio interplanetario, di cui Yambo fu regista e che è ritenuto uno delle prime rappresentazioni di carattere fantascientifico) ma che trovò una brutta fine perché, nel 1943, durante un bombardamento a Firenze, morì d’infarto.
Cos’ha di caratteristico Capitan Fanfara, l’opera che andiamo a trattare? Al di là delle avventure (a volte anche inimmaginabili) che l’eroe del momento vive nella sua condizione di protagonista, vi sono elementi che fanno capire come Yambo fosse ben presente nella realtà e che costruisse le sue avventure anche con richiami anche ben presenti al reale.
Non me ne vogliano gli estimatori ma a volte (diciamo che in questo volume capita spesso) trovo esecrabili certe sue esternazioni anche se, mi rendo conto, lo fa per accentuare il carattere furbesco del personaggio. Come per esempio quando in automobile se la prende con gli animali (No, perbacco. Doveva e voleva vincere. Rimontò in automobile e corse a casa schiacciando due cani e investendo un povero ciclista) o quando, riportando in discorso di un ragazzo al padre, dice: Credo proprio, padre che lo strangolare un uomo sia un gran piacere! La felicità su questa terra deve consistere nello strangolare il proprio simile (sarebbe da segnalare ai fautori della cancel culture). E poi non dimentichiamoci il riferimento al sottotitolo: Il giro del mondo in automobile. Qui, senza voler affibbiare nulla di che, però avvertiamo invece una compartecipazione agli avvenimenti del tempo che, appena più tardi si manifestarono con ben altra sostanza col futurismo.
Capitan Fanfara rispetta comunque i canoni della letteratura per ragazzi e Yambo fu, nolente e volente, uno dei massimi esponenti di questa cordata. Qui, in questo libro di avventure mirabolanti (ma chissà quanti libri di geografia l’autore si è sorbito per riuscire a mantenere l’equilibrio richiesto), dove l’eroe, fanatico dell’automobilismo, sfida a duello uno sfegatato del ciclismo e per rincorrerlo in giro per il mondo, si sottoporrà ad ogni sfida, troviamo tutto quello che un ragazzetto dell’epoca poteva trovare. Così facendo (ma i distinguo li facciamo solo noi, dopo tanti anni) portando al successo un uomo che, tra l’altro, durante il fascismo non trovò, come si dice, pane per i suoi denti.
E questo, però, fa pensare.
L’edizione da noi considerata è:
Yambo
Capitan Fanfara. Il giro del mondo in automobile.
Einaudi
Perché dunque questo interessamento alla letteratura per ragazzi? Innanzi tutto lo è per ragazzi solo per una malevola intenzione “nostrana” di voler incasellare ogni cosa (ma secondo voi Pinocchio sarebbe soltanto un libro per ragazzi?), ma anche e soprattutto perché scrittori di un certo prestigio hanno anche esordito con trame non certo adulte e che hanno ottenuto anche un più che meritato successo. Poi, e anche qui bisognerebbe fare una bella analisi, anche il regime fascista era particolarmente interessato al controllo della produzione letteraria per l’infanzia, con lo scopo d’indottrinare i giovani e propagandare l’ideologia totalitaria (naturalmente ci furono delle chiare eccezioni, come per esempio Antonio Gramsci che, non piegandosi al regime, svolse in prigione un’opera di studio ma anche di scrittura di favole e brevi racconti).
Dunque interessiamoci di questa letteratura, che può essere anche sublime ma che alle volte, pur essendo un classico, può riservare sorprese negative. Prendiamo ad esempio Il Capitan Fanfara di Yambo.
Prima di tutto cerchiamo di capire chi era Yambo. Nome d’arte di Enrico Novelli (suo padre Ermete Novelli e sua madre, Lina Marazzi, furono ambedue attori) fu scrittore, illustratore, regista, autore di fumetti, marionettista e giornalista ma sin dai primi anni di attività fu soprattutto scrittore di romanzi per giovani. Tra le sue opere di maggiore successo, oltre naturalmente a Capitan Fanfara, alcune di carattere fantascientifico tipo Dalla Terra alle stelle, Luna paese incomodo ed altre invece di carattere più giovanilistico, come per esempio Le avventure di Ciuffettino (più volte riproposto, tanto che nel 1916 pubblicò un Ciuffettino alla guerra). Personaggio questo che, negli anni sessanta fu ripreso dalla televisione italiana per una serie a puntate e che riscosse notevole successo.
Dunque un personaggio ben definito (non vogliamo che manchi nulla, ma nell’abbondanza di scritti c’è pure un curioso film, esattamente Un matrimonio interplanetario, di cui Yambo fu regista e che è ritenuto uno delle prime rappresentazioni di carattere fantascientifico) ma che trovò una brutta fine perché, nel 1943, durante un bombardamento a Firenze, morì d’infarto.
Cos’ha di caratteristico Capitan Fanfara, l’opera che andiamo a trattare? Al di là delle avventure (a volte anche inimmaginabili) che l’eroe del momento vive nella sua condizione di protagonista, vi sono elementi che fanno capire come Yambo fosse ben presente nella realtà e che costruisse le sue avventure anche con richiami anche ben presenti al reale.
Non me ne vogliano gli estimatori ma a volte (diciamo che in questo volume capita spesso) trovo esecrabili certe sue esternazioni anche se, mi rendo conto, lo fa per accentuare il carattere furbesco del personaggio. Come per esempio quando in automobile se la prende con gli animali (No, perbacco. Doveva e voleva vincere. Rimontò in automobile e corse a casa schiacciando due cani e investendo un povero ciclista) o quando, riportando in discorso di un ragazzo al padre, dice: Credo proprio, padre che lo strangolare un uomo sia un gran piacere! La felicità su questa terra deve consistere nello strangolare il proprio simile (sarebbe da segnalare ai fautori della cancel culture). E poi non dimentichiamoci il riferimento al sottotitolo: Il giro del mondo in automobile. Qui, senza voler affibbiare nulla di che, però avvertiamo invece una compartecipazione agli avvenimenti del tempo che, appena più tardi si manifestarono con ben altra sostanza col futurismo.
Capitan Fanfara rispetta comunque i canoni della letteratura per ragazzi e Yambo fu, nolente e volente, uno dei massimi esponenti di questa cordata. Qui, in questo libro di avventure mirabolanti (ma chissà quanti libri di geografia l’autore si è sorbito per riuscire a mantenere l’equilibrio richiesto), dove l’eroe, fanatico dell’automobilismo, sfida a duello uno sfegatato del ciclismo e per rincorrerlo in giro per il mondo, si sottoporrà ad ogni sfida, troviamo tutto quello che un ragazzetto dell’epoca poteva trovare. Così facendo (ma i distinguo li facciamo solo noi, dopo tanti anni) portando al successo un uomo che, tra l’altro, durante il fascismo non trovò, come si dice, pane per i suoi denti.
E questo, però, fa pensare.
L’edizione da noi considerata è:
Yambo
Capitan Fanfara. Il giro del mondo in automobile.
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