RECENSIONI
Giovanni Mariotti
Carpae dies
Palingenia, Pag. 171 Euro 26.00
Quando le cose capitano per caso… nell’attimo in cui mi accingevo a leggere un libriccino di qualche anno fa dell’edizioni Via del vento, ed esattamente Il re dei giapponesi, di Pier Paolo Pasolini (romanzo incompiuto di un ventisettenne Pasolini), ecco che mi giunge a casa un altro libro di un altrettanto famoso ed importante scrittore italiano: Carpae dies di Giovanni Mariotti.
Di Mariotti abbiamo, noi del Paradiso, un bellissimo ricordo: vinse la seconda edizione del premio letterario Il Paradiso degli orchi col romanzo L’amore lungo. E per noi fu quasi un avvenimento (anzi, fu un avvenimento) e in più lo abbiamo ricordato nei classici con i romanzi A e Gabbie, scritto insieme a Fabrizio Puccinelli.
Perché abbiamo iniziato questa recensione con… quando le cose capitano per caso? Perché, al di là dei contenuti delle opere in questione, ho notato (già da tempo) un amore indiscusso e non solo geografico di alcuni intellettuali italiani per il Giappone.
Mariotti ce ne da un esempio molto particolare: ha immaginato l’esistenza di un vecchio monaco pittore di pesci che per una sorta di miracolo diventa lui stesso pesce. E tutta una serie successive di conseguenze fino all’amicizia con un pescatore che lo ha pescato.
Si dice che lo scrittore sia stato influenzato da Ueda Akinari, maestro del racconto breve, vissuto nel 1700 e che la favola da lui magistralmente raccontata sia un omaggio ai solitari, ai “rinuncianti”. Per carità tutto bene, ma forse noi occidentali, nonostante il buon impegno, ci sentiamo parzialmente interessati all’argomento (ovviamente alla favola, non ai perdenti).
Non me ne voglia Mariotti, ma se dovessi alla fine scegliere su cosa preferire delle sue opere, a Carpae dies sceglierei appunto L’amore lungo (chissà perché alla vecchiaia a volte si preferisce la giovinezza), o ancora di più Storia di Matilde, giudicato da Pietro Citati, a ben ragione, come il più bel romanzo italiano del tardo Novecento.
Tutto qua. Non credo ci sia niente altro da aggiungere.
di Alfredo Ronci
Di Mariotti abbiamo, noi del Paradiso, un bellissimo ricordo: vinse la seconda edizione del premio letterario Il Paradiso degli orchi col romanzo L’amore lungo. E per noi fu quasi un avvenimento (anzi, fu un avvenimento) e in più lo abbiamo ricordato nei classici con i romanzi A e Gabbie, scritto insieme a Fabrizio Puccinelli.
Perché abbiamo iniziato questa recensione con… quando le cose capitano per caso? Perché, al di là dei contenuti delle opere in questione, ho notato (già da tempo) un amore indiscusso e non solo geografico di alcuni intellettuali italiani per il Giappone.
Mariotti ce ne da un esempio molto particolare: ha immaginato l’esistenza di un vecchio monaco pittore di pesci che per una sorta di miracolo diventa lui stesso pesce. E tutta una serie successive di conseguenze fino all’amicizia con un pescatore che lo ha pescato.
Si dice che lo scrittore sia stato influenzato da Ueda Akinari, maestro del racconto breve, vissuto nel 1700 e che la favola da lui magistralmente raccontata sia un omaggio ai solitari, ai “rinuncianti”. Per carità tutto bene, ma forse noi occidentali, nonostante il buon impegno, ci sentiamo parzialmente interessati all’argomento (ovviamente alla favola, non ai perdenti).
Non me ne voglia Mariotti, ma se dovessi alla fine scegliere su cosa preferire delle sue opere, a Carpae dies sceglierei appunto L’amore lungo (chissà perché alla vecchiaia a volte si preferisce la giovinezza), o ancora di più Storia di Matilde, giudicato da Pietro Citati, a ben ragione, come il più bel romanzo italiano del tardo Novecento.
Tutto qua. Non credo ci sia niente altro da aggiungere.
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