I Classici

L’anticipo della dolce vita: “Gente al Babuino” di Ugo Moretti.
Il Babuino è sovrappopolato di belle donne, di donne brutte, di morti di fame, di pittori, scultori, pederasti, cinematografari, lesbiche e forestieri che siedono in permanenza dentro e fuori i locali.

Il bisogno di dire qualcosa: “Amado mio” di Pier Paolo Pasolini.
Non ce ne vogliano gli estimatori di Pasolini (tra l’altro non vediamo e non capiamo il perché), ma le paure che lo scrittore esprime saranno le stesse che segneranno la sua arte e la sua vita.

Ha raccontato la morte: “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati.
La trama de Il deserto dei Tartari è questa: Giovanni Drogo, tenente di prima nomina è destinato a raggiungere Forte Bastiani. La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto

L’improbabile diventa possibile: “Ernesto” di Umberto Saba.
Il piccolo romanzo nasce nella clinica romana Villa Electra, dove Saba si trovava nella primavera-estate del 1953. Sin dalle prime battute il testo si preannuncia doloroso.

Un romanzo di attese: “La raganella” di Fernando Tempesti.
Allora, il romanzo in questione è del 1959. Se io fossi stato un adulto, in quel tempo, lo avrei comprato? Beh, al di là dei gusti personali e di scelte personali, la risposta non è per niente semplice.

Vedi Napoli e poi muori: “Gesù, fate luce” di Domenico Rea.
In realtà l’introduzione al pezzo è errata (ma davvero quanto è carina). I personaggi che Rea descrive in questo suo secondo libro di novelle (il primo fu Spaccanapoli, successo di critica, ma pochissimo di pubblico) appartengono a entità geografiche sì campane, ma di diversa natura.

Più che dicerie, verità assolute: “Diceria dell’untore” di Gesualdo Bufalino.
Ma perché, un autore di 61 anni (e per questo ringraziamo Sciascia che s’interessò personalmente al debutto letterario di Bufalino) esordisce con una storia la cui unica protagonista (se proprio vogliamo chiamarla così?) è la morte?

Un militare fornito d’ironia: “Ippolita” di Alberto Denti di Pirajno.
Ecco il libro più fortunato di Alberto Denti di Pirajno. E qualcuno di voi potrebbe dire (se non addirittura gridare): Denti di Pirajno chi?

La solitudine di non si sa quale numero: “La finta sorella” di Massimo Franciosa.
Dicevano i latini (in verità per noi mortali un quasi sconosciuto, Publilio Sirio): Anche un solo capello fa la sua ombra. Che non è per niente una cosa ovvia.

Un guerriero contro la società: Vittorio Imbriani e il suo “Dio ne scampi dagli Orsenigo”.
Di questi tempi, sono fermamente convinto, uno come Vittorio Imbriani farebbe venir giù anche le stelle cadenti. E sarebbe una star della televisione e di tutti i media.
CERCA
NEWS
-
9.06.2025
Sellerio
Roberto Alajmo -
9.06.2025
La nave di Teseo
Maria Corti -
9.06.2025
Adelphi
Vladimir Nabokov
RECENSIONI
-
Domenico Conoscenti
Manomissione
-
Han Kang
L'ora di greco
-
Milena Michiko Flasar
Single con criceto.
ATTUALITA'
-
Stefano Torossi
Charles Ives 1874 - 1954
-
Stefano Torossi
Arcangelo Corelli (!653-1713)
-
Stefano Torossi
FRANCIS POULENC 1899 – 1963
CLASSICI
-
Alfredo Ronci
Poco classico? “L’impazienza di Rigo” di Giancarlo Buzzi.
-
Alfredo Ronci
Un maniaco dello stile: “Mania” di Daniele Del Giudice.
-
Alfredo Ronci
Un “piccolo” capolavoro: “Zebio Còtal” di Giulio Cavani.
CINEMA E MUSICA
-
marco minicangeli
La fossa delle Marianne
-
marco minicangeli
The Shrouds
-
marco minicangeli
Una barca in giardino
RACCONTI
-
Luigi Rocca
La città cancellata.
-
Ermes Ronzani
Qui riposa il Toro.
-
Joseph Santella
La mosca