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CLASSICI

Alfredo Ronci

Un romanzo di attese: “La raganella” di Fernando Tempesti.

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Allora, il romanzo in questione è del 1959. Se io fossi stato un adulto, in quel tempo, lo avrei comprato? Beh, al di là dei gusti personali e di scelte personali, la risposta non è per niente semplice.
Prima di tutto c’era la questione del nuovo che arrivava. Il movimento letterario del Gruppo 63, anche se non del tutto presente (basta guardare appunto gli anni) era comunque già in fieri. Federico Guglielmi, poco prima di morire, aveva affermato, lui che era stato uno dei fondatori del movimento, che segni di un cambiamento evidente nella prassi del romanzo italiano, erano riscontrabili già dal 1956. Dall’altra parte un raggruppamento ben determinato in Italia, come il neorealismo, faceva ancora il brutto e il cattivo tempo nelle librerie in quegli anni, anche se ormai in via di estinzione.
La raganella era un romanzo avanguardista? Nemmeno per idea. Anni luce dalla verità. Era allora un romanzo neorealista? Nemmeno. Meglio dire che la storia mantiene certi meccanismi del movimento letterario, ma si spinge anche in avanti, ma non ha le spinte e le novità di un romanzo come La noia di Alberto Moravia, che uscirà nelle librerie nel 1960.
Fernando Tempesti, al di là dei suoi romanzi (pochissimi) scritti agli inizi degli anni sessanta, nel mondo editoriale è più conosciuto come l’autore di un pregevolissimo commento critico su Pinocchio, Carlo Collodi – Pinocchio. I suoi romanzi si perdono, nonostante tutto, nel calderone post-guerra che caratterizzò la cultura italiana del periodo.
In breve La raganella è la storia di un confronto sentimentale tra Rolando e Dina e degli avvenimenti che precedettero poi un decennio di cambiamenti. Confronto che non è sempre facile ma che costituisce la storia effettiva tra i due e regala alla narrativa italiana una figura femminile lontana da certi stereotipi classici. Non solo, anche il titolo del romanzo, apparentemente così naturale, in realtà nasconde una verità che può sembrare addirittura femminista.
Vediamo un po’ meglio la faccenda: Si potrebbe dire che lo sviluppo politico di Rolando fu, in un certo senso, parallelo a quello erotico. Non che le due cose fossero dipendenti, ma successe che si svilupparono insieme. E ancora… “Ne sono convinto,” ribattè Rolando sentenzioso “amare il lavoro in sé è una cosa da maniaci; o comunque da gente che non conosce niente di meglio”.
Ma Rolando non ha nulla di strano, dopo aver svolto un lavoro di rappresentante si riduce a svolgere il ruolo di maestro elementare.
Dina sembra essere una donnina come tante… “Oggi nel pomeriggio ho pianto; se non piango non riesco a fare all’amore con sincerità; è una cosa strana, non ti sembra?  … ma di fronte a certe scelte fondamentali della sua vita, come quella per esempio di abortire perché non sente il bisogno di costruire un corpo che non sia il suo, non esita un momento a concretizzarlo.
Dunque cosa lega e slega nello stesso tempo i due rendendo la storia difficile e complicata? Si potrebbe dire… la raganella. C’è un solo segno, a proposito del titolo, nel corse del romanzo. E’ a pagina 142 dove si legge: Lorenzo guardò l’arma e poi la ragazza: “Si chiama raganella,” disse, “un bel nome, no?”
Dunque la raganella è un mitra che, quello che sarebbe diventato poi il marito di Dina, Lorenzo appunto, mostra alla sua innamorata. Poi nient’altro. Ma è la psicologia di Lorenzo che ad un certo punto del romanzo si fa avanti: La guerra ha un fine: ma che non è in lei, è dopo di lei. Di per sé è un misto di vita e morte violenta. E’ un fare distruggendo: è una contraddizione che in sé non implica senso, perché nell’atto che la fai non ne ha nessuno. Lo avrà dopo, al momento della pace, quando gli uomini si ritrovano davanti tutti i problemi che la guerra aveva automaticamente rimandati alla sua fine.
Lorenzo si ammala, alcuni suoi concittadini pensano che ha continuato a fare la guerra, in pace, uccidendo con il suo mitra vecchi fascisti. E’ questa dunque la raganella del titolo, o forse, azzardiamo noi, è l’anfibio che tutti noi conosciamo e che sappiamo anche che alcune specie sono pure velenose?
Cos’è Dina se non uno straordinario personaggio femminile che per vivere la sua vita senza azzardo sentimentale (prima Lorenzo e poi Rolando) porta alla resa l’altra parte della coppia? Come se il contrario fosse davvero la fine di tutto?



L’edizione da noi considerata è:

Fernando Tempesti
La raganella
Feltrinelli




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