Racconti
La finestra piccola
«La finestra piccola! Chiudi la finestra piccola!»
Una piccola apertura verso l'esterno, situata nel nostro pianerottolo, non era neanche una vera finestra.
Quando qualcuno diceva "finestra piccola" era ovvio che si riferiva sempre a quella finestra. Era situata esattamente al centro della parete del pianerottolo, di fronte alle scale. Le due porte dei nostri appartamenti, il nostro e quello dei nonni, erano una di fronte all'altra. E quando si andava da un appartamento all'altro non era raro che qualcuno chiudesse la finestra piccola quando era aperta, o la aprisse quando stava chiusa.
La Bizzarra Morte di Un Tipo Straordinario.
Le note penetrano nel cervello e lo frantumano, con delicatezza. Si insinuano dolci, e lo massacrano.
Dalle sue macerie nascono centinaia di pensieri, accartocciati, una matassa ancora da sbrogliare. Stelline nel cielo che devono ancora posizionarsi e lasciarsi chiamare costellazioni.
A poco a poco il sangue si regolarizza, ed anche le note, le stelle, si fluidificano, si posizionano.
Ora è tutto chiaro.
Riversamenti
"è una vita di merda lo so, tesoro, ci sporchiamo le mani coi soldi e il resto, però i sogni gratis non se li può permettere nemmeno il Papa"
"lascia perdere quella stronza Gec e vieni a darmi una mano"
"addio dolcezza, che il tuo culo possa sempre riposare sul morbido e donare speranza e verità al mondo intero"
"sbrigati Gec!"
- e la radio cantaaaaa il nostro tormentooooo
Storia di una convergenza
Contro il muro. Contro il muro di ghiaccio. Contro il muro di ghiaccio con le mani. Le mani bruciate contro il muro di ghiaccio. Il gelo. Il gelo i parabrezza. I parabrezza lastre di ghiaccio la mattina il gelo. Contro il muro del ghiaccio a roderlo a spezzarlo. A roderlo a spezzarlo sotto il vento. Sotto il vento anche nel sonno. Anche nel sonno sulla grata del riscaldamento. La notte il sonno sulla grata. Sulla grata del supermercato sotto un telo. Sotto un telo il caldo aleggiava il freddo pesava sopra i rumori. I rumori dell'autobus notturno delle auto i rumori. Dei passi del vomito il rumore. Il rumore del cuore che accelera dei passi. Il telo levato via le sagome rigide nella notte (...)
Andati per suonare, finirono suonati (proverbio drammatico)
Nel paesino di Bolènzo nel Barbaràzzo (Repubblica del Nord, 1726 abitanti, industrie orafe. Chiesa del XV sec. con le famose due Pale di San Dane' del Piave, opere del Maestro delle Due Pale) si consumò un delitto orribile. Il giovane Dro uccise, dopo averlo sodomizzato, il bimbo Vho. Arrestato dai carabinieri della locale stazione, Dro si trovava in cella quando, verso le otto di quella sera estivale, gli abitanti del paesino si riunirono dinanzi al presidio, animosi manifestando la decisa intenzione di linciare il ragazzo imprigionato. Li guidava Fré, madre dell'ucciso - che, sostenuta dalla folla, minacciò i due carabinieri della stazione, e il loro comandante, maresciallo Sbò (...)
Il principe e la signora (omaggio a Totò)
L'uomo voltò la faccia verso destra. Sapeva che lei era lì, non riusciva a vederla, ma lo sapeva. Avrebbe saputo ricostruire il volto con precisione d'artista: gli occhi verdi penetranti leggermente allungati, il naso deciso, i capelli neri, le forme dolci e morbide. Un viso lontano dai visi di bambola allora di moda, ma un viso che gli si era stampigliato a fuoco nel cuore e nel cervello e che mai, mai avrebbe potuto scordare.
Ambient otaku
Ho rimediato uno spazietto vitale risicato per sistemarci la mia roba - un monolocale. I miei possessi: un futon ammuffito, una tavola su d'un cavalletto, tre libri - scordati quali. Di notte, il termosifone fa un rumore di timpano, come le tubature sistemate sotto gli androni, la cui resistenza alla dilatazione dà un rumore stereo. Di giorno, dormo, il che m'impedisce una corretta gestione della mia vita, o di rimediare un lavoro. Mi sveglio al limite del tardo pomeriggio, guardo quelli che passano, osservo i barboni barbapapà che gironzolano, arrivo al caffè più vicino per disporre d'un PC connesso(...)
Dalla Siria con amore
Mentre scavalcava le macerie di una casa, Ahmed si era ferito al piede. Un taglio profondo un centimetro si era aperto tra l'alluce e l'indice sinistro, e del sangue chiaro e molto liquido fuoriusciva in un rigagnolo sottile. Aveva il colore del cielo di Daraa, al tramonto, dopo un giorno di massacro. Le finestre dei palazzi ancora in piedi non avevano più i vetri, e sembravano tante piccole cassette di sicurezza aperte, depredate dei loro tesori, della quotidianità di una famiglia. Ahmed si girò a destra, fissò da sopra la spalla un punto lontano tra le case, ma non vide nessuno.
Underdogs 29
'Vulcanology' era un brano degli anni '60 dal sapore vagamente esotico con schitarrate surf; ora potrebbe fare da colonna sonora al terremoto emiliano, come un filo che collega le caldere delle Salse di Nirago nel modenese, alle faglie che si sono aperte lungo le falde dei torrenti sotterrati tra Bologna e il ferrarese. La natura si è ribellata, ha ripreso il suo corso deviato dal modo di costruire e di governare degli umani, di quegli individui che non hanno rispetto degli altri e a volte, la fanno da padroni e fanno le fabbriche nei capannoni che crollano e uccidono i soliti lavoratori ricattati.
Il tempo passa, le cose cambiano
Come accade spesso in amore, quando in una coppia la passione si fa da parte per lasciare il posto all'affetto dopo tanti anni di convivenza, anche tra Lisa e Paolo con l'andare del tempo erano cambiate molte cose e dopo i primi momenti folgoranti in cui l'ardore l'aveva fatta da padrone, rallegrando e conducendo lietamente i loro giorni senza freni e ipocrisie, quel fuoco esuberante e mai sazio e che mai trovava pace a poco a poco s'era spento, lasciandoli solo con la gioia di rimestare ogni tanto col bastone tra le ceneri crude. Né erano valsi a ritrovar l'appetito la volontà e l'impegno più strenuo, spesso evocati,
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