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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Gianluca Massimini

Che cosa siamo, che cosa non siamo

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  E dire che al telefono, al pomeriggio, era sembrato tranquillo, e con tutte le idee a posto. Tant'è che quando mi ha chiesto ma che fai? sei libera, stasera? vuoi venire con me in un locale del centro? io non ci ho pensato due volte e ho accettato all'istante.
  Ho creduto in verità che volesse farsi perdonare o, meglio, ci ho sperato. Forse si è deciso, mi son detta, perchè a contar bene con le dita erano più di quattro giorni che non si faceva sentire e la cosa, lui lo sa, mi rende nervosa. E allora, manco a dirlo, ho perso la testa, quasi non ci ho visto più dalla gioia al pensiero di vederlo, di riaverlo tra le braccia, e ho passato tutto il tempo in fibrillazione, all'idea fantastica che saremmo usciti insieme. Sono stata per più di due ore davanti allo specchio, a metter su roba su roba per vedere se andava, tanto per essere in forma, e alla fine ho scelto un paio di jeans stretti stretti e una camicia leggera sopra un reggiseno molto sexy, ma così sexy da far girare la testa a chiunque. Ho ritoccato un po' le labbra e le ciglia col mascara, e raramente, devo dire, ho fatto di meglio, ovviamente con l'unico obiettivo di far colpo, non c'è bisogno di dirlo.
  E quando è passato a prendermi, lì per lì, m'è parso allegro, e anche ben vestito, il che mi ha lasciato ben pensare. Ha fatto il simpatico per tutto il tragitto e questo non è poco, perchè di solito è timido e di poche parole e non fa mai grandi feste.
  Addirittura a un certo punto mi ha detto sei splendida! e ha voluto accarezzarmi con le dita sotto il mento, come si fa con le ragazzine. Ma come faccio a trascurarti, ha pure aggiunto, a perder tempo in questo modo, con gli amici e col lavoro, con tutte cose di poco conto...
  E allora, beh, come premessa non è stata affatto male, mi son detta, e gli ho creduto, ci son cascata. Questo però fino al parcheggio. Poi, purtroppo, ha dato del suo meglio.
  Eccoci, ha fatto lui mentre spegneva. Ma quando siamo scesi, a dirne una, da subito mi ha negato la mano. Non ha voluto darmi la mano! Non l'ha fatto di proposito, son sicura, forse neanche ci ha pensato. Ma non ha voluto darmi la mano! Io ci ho provato più volte, ho insistito a non finire, cercando la sua con le dita mentre camminavamo, ma niente da fare. Le ha tenute in tasca entrambe come fossero oro colato e nonostante io le cercassi non le ha volute tirar fuori, e così sono rimasta a secco. E lì a chiedermi disperata: ma come, adesso non mi vuole? ma perchè allora mi ha chiamata? perchè ha insistito tanto che io venissi qui in questo posto? Forse prova pietà a lasciarmi a casa, mentre sa che le mie amiche sono fuori a divertirsi?, ma poi mi son detta calma, stai calma, non è successo nulla, e son tornata serena. Di questo, è ovvio, con lui non ho fatto parola. Quindi siamo entrati, l'uno dietro l'altro.
  Il locale, devo dire, è davvero una favola, e di questo devo proprio dargli atto. Ha avuto buon gusto. Mi ha fatto da subito una buona impressione, con quelle sale enormi e i mattoni a vista, le luci soffuse. È una nuova birreria aperta a marzo su via Trieste, all'altezza di via Trento, dove prima c'era un teatro o un cinema a luci rosse, e si vede che piace, che fa tendenza, perchè una volta dentro si fa fatica a muoversi tra la gente. C'era anche qualcuno che suonava il pianobar, e un maxischermo per la partita di calcio, un posticipo credo, o anticipo, non lo so.
  Vieni, mi ha fatto allora infilandosi nella calca, ma non riuscendo ad avanzare più di tanto, andiamo di là, senza però che potessi intenderlo. E mi ha portato in un'altra sala oltre quella in cui eravamo, dove tutti si stringevano al bancone per prendere da bere. Intanto, però, ha continuato ad ignorarmi.
  Io l'ho seguito, mi sono fidata. Poi ecco che facciamo un giro tra i tavoli e all'improvviso scorgiamo alcuni suoi amici già seduti, che ci fanno ampi cenni con le mani. Eccoli qua! esulta lui contento, indicandomeli a dito, ma neanche mi guarda, anzi si affretta verso di loro inebetito, come un ragazzino. Ma dalle facce sorridenti tutto fa capire che ci aspettano. Benone, mi son detta, chissà che penseranno, che siamo tornati insieme o cosa. Vuoi vedere che è stato tutto preparato? Chissà quanti discorsi si faranno adesso sottovoce e io che non li sopporto. Anche perchè odio essere presa in giro ed è l'esatta sensazione che ho provato.
  Nel frattempo, mentre stiamo per sederci, passa un tizio e si ferma dando l'idea di conoscerlo da una vita e lo abbraccia forte, e non mi presenta come la sua ragazza. Ha detto amica. Sì, Angela, la mia amica, ho capito bene. A quel punto sono rimasta di sasso, e senza parole. Non sapevo lì per lì se sparire all'istante o se piangere a dirotto. Siamo a posto, mi son detta, questo è proprio il massimo! Ma forse, a ripensarci, avrei dovuto fargli una scenata e piantarlo lì subito su due piedi o aspettare il momento giusto, cioè di sedere in mezzo ai suoi amici. Ma poi mi son detta: ma a cosa serve far così, che cosa ottengo a metterlo in imbarazzo? e poi cosa potrebbero pensare loro di me? che tipa si porta dietro, questo, chi è? e poi magari gli diranno che ha fatto bene a scaricarmi, tanto per continuare in bellezza la serata...
  Ci siamo seduti così tra di loro ma, manco a dirlo, lui si è seduto lontano, dall'altra parte del tavolo, lasciandomi all'angolo tra due tipi che a malapena conosco. Mi son sentita così in imbarazzo! Mi guardavano tutti, forse per via del reggiseno o perchè ero l'unica donna e quelli son tutti scapoli, e quindi vuol dire che non ne vedono una dai tempi preistorici, neanche col binocolo. E lui lì a salutare, a stringere mani, a sorridere come un idiota. Bella roba, mi sono detta. E adesso? Ma come gli è saltato in mente? Prima mi invita e poi mi lascia qui a sedere da sola, senza neanche rivolgermi la parola. Sarebbe stato meglio se fossi rimasta a casa davanti alla tivù, o al computer, ho pensato, almeno chattavo con qualcuno. E lui tranquillamente ha preso a scherzare, a chiedere di tutto, a parlare di gare e di moto che sono la sua passione, di guanti e di caschi migliori, di quelli integrali. Allora prima di perdere la pazienza e fare una sfuriata ho deciso di proposito di lasciarlo stare, ho finto anch'io di ignorarlo. Ho ordinato da bere una scura doppio malto, tanto per cominciare, almeno così, ho pensato, ubriaca fradicia qualcuno mi riporta. Lui rideva, l'imbecille, il giovane trentenne inconcludente, beveva e rideva di gusto. Faceva l'occhiolino alle ragazze di passaggio e le guardava, eccome se le guardava, ma chi se ne importa? È stato ignobile! Ha detto pure amica al tizio che l'ha abbracciato, dopo tutto quello che c'è stato!
  Allora, mentre lui parlava e mi ignorava, per mia fortuna ho attaccato bottone con Luca, che mi ha salvato la serata. Ci siamo presentati, anche se c'eravamo conosciuti già in precedenza, cosa che ricordavo molto bene. Lo avevo incontrato in un locale tra piazza Risorgimento e via Milano, anche lì in compagnia di Marco, qualche mese prima. Ricordavo che al tempo l'avevo notato perchè è un gran bel ragazzo, ed anche gentile. E mentre gli altri parlavano e scherzavano non dandoci retta,  tra un complimento e l'altro, a un certo punto, ha cominciato a farmi gli occhi dolci spudoratamente, ed io sono una che quando accadono queste cose non è che rimane indifferente, soprattutto quando viene piantata al tavolo da sola in modo vergognoso. Avevo già preso due manrovesci al fianco destro da un tipo di nome Matteo e delle battute oscene sul sesso delle mucche e dei calamari, che ho finto ingenuamente di odiare. Benissimo, mi son detta, allora ho sfoggiato il mio sguardo più sensuale. Ho anche allungato la mano su di lui come non faccio mai con nessuno e gli ho detto che aveva una bella camicia indosso e che mi piaceva un sacco, cosa che dico solo quando ho voglia di darla a credere a qualcuno. Ma qualcosa Marco deve avere pur notato quando l'ho fatto, perchè non appena sono andata in bagno per darmi una ritoccata mi ha seguita fino all'ingresso e mi ha aspettato fuori, per dirmi poi ma che fai? fai sul serio? non mi dire che ti piace quello, adesso? Ed io ma che vuoi? non stiamo mica insieme io e te, o no? E l'ho lasciato così con un palmo di naso, tornando al tavolo di filata.
  Luca, invece, ha continuato ad essere dolce e gentile per tutta la serata. Intendiamoci. In effetti si vede che è un tipo spontaneo e passionale, il che non guasta se dà un po' di pepe. È spiritoso e si lascia apprezzare, e si vede che gli piaccio e che saprebbe dedicarmi mille attenzioni, che è quello che voglio, ma, son sincera, un po' mi annoierebbe, sempre in giro com'è per lavoro, per clienti, sempre perso dietro ai suoi mille impegni.
  Comunque, fatto sta che io e lui mezz'ora dopo siamo usciti insieme dal locale e siamo andati a fare un giro in centro, giusto per prendere un po' d'aria. Lungo la strada, sotto i portici, abbiamo guardato un poco le vetrine, con l'idea di entrare in qualche bar a bere ancora qualcosa. Lui era contento e sorrideva, sembrava felice di avermi con sè. Sul più bello però ecco che a un tratto mi squilla il telefono, cosa che non mi aspetto. Vedo che è Marco, che tormento! Allora rispondo e mi dice subito che mi ama, che vorrebbe provare a tornare con me un'altra volta, a stare insieme sul serio, per vedere come va. Io lì per lì ero stracontenta, ma non volevo darlo a vedere, e se gli avessi detto vieni, che son qui che ti aspetto!, non me lo sarei mai perdonata, ma mi dice anche che ha bisogno di tempo, di altro tempo per decidersi, per valutare, per pensarci ancora a fondo. Tant'è che d'un botto m'è passato tutto l'entusiasmo e mi è venuta la stizza, e ho detto a Luca dai, basta, torniamo a casa adesso e, basita, son rimasta a chiedermi per un pezzo: ma cosa vorrà mai quest'uomo, e cos'ha in testa? ma sarà poi sincero? o non sarà ancora una delle sue tante storie eterne, di quelle che porta avanti senza mai decidersi, per anni, illudendo chiunque? Eppure io vorrei solo qualcuno che mi fosse accanto e che sapesse leggermi dentro, che mi sorprendesse al momento giusto e mi facesse vivere grandi emozioni, dei bei sogni... Ma dove son finiti gli uomini di una volta? allora mi son detta, quelli che avevano le idee chiare, che ti facevano capire subito che gli piacevi e che ti facevano in pochi istanti una corte spietata per portarti a letto, senza farsi problemi, l'esatto contrario di quelli odierni; e soprattutto, cosa possiamo fare noi per questi, così teneri e fragili, così sensibili, ma anche così infantili, che hanno la testa così piena di paure e di rimorsi e di domande irrisolte che vien da chiederti spesso ma quando si decideranno a diventare adulti?






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