CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini
Se la notte dell'elettronica non scende mai. Unkle: 'Where did the night fall'

C'è un che di immarcescibile in certa musica elettronica. Soprattutto in quella che riesce a mescolarsi con altri generi e, da essi, a trarre nuova linfa. Dj Lavelle, oxfordiano bene e di buoni ascolti è sempre riuscito a spiazzare piazzando progetti in un certo senso cross-over (nel senso di attraversamento dei generi). Entusiasmò nel lontano 1998 con DJ Shadow e quel capolavoro assoluto che era Psyence Fiction (in cui figuravano guest star del calibro di Richard Ashcroft e Thom Yorke). Ribadì una ottima visione elettronica con Exit Music For a Film del 2004, con remix di brani tratti da colonne sonore. Oggi Dj Lavelle torna con un elegantissimo (in tutti i sensi, anche la confezione) album, Where did the night fall. Ancora con tanti ospiti. Con tanta musica elettronica allegramente sbatacchiata fra ballate indie rock, brani dance, e tracce campionate di sicura presa ma mai ruffiane. Si parte con Follow me down, una ballata in cui figurano i californiani Sleepy Sun dagli echi vagamente orientaleggianti e Cafè del Mar (e qui qualcuno storcerà la bocca, ma il problema è suo). Si prosegue con Natural Selection anche questa una ballatona intensa, come se avessero sparso un po' di elettronica su un brano rock&roll anni'60. Joy Factory, con la straordinaria partecipazione di Autolux, ci riporta in un'era più ipnotica e suadente. Forse il brano più riuscito e sicuramente da classifica (e da aperitivo in spiaggia). Se The answer scivola trionfante come una marcia, On a wire ci ridona ritmo e originalità, il basso sparato, le percussioni incalzanti, è tuttavia con la chitarra irruente e decisa di Falling stars che Lavelle (e la voce di Gavin Clark) ci regala un altro piccolo gioiello melodico. Caged bird riprende i toni e le marcette beat degli ultimi Massive Attack (niente male ma brani del genere a Del Naja & Co riescono meglio). Ablivion e The runaway non lasciano un'impronta particolare. Ever rest, invece, ci riporta qualche accenno downtempo, lontanamente drum&bass. The healing è suadente e bella e convincente come la voce di Gavin Clark che prelude al capolavoro finale, ancora una volta grazie alla voce angelica e inimitabile di Mark Lanegan, grande ospite di questo disco che interpreta magistralmente Another night out con cui si chiudono tutti i sogni e le dolcezze notturne e ci si da la buonanotte. Un lavoro discreto, considerando che, anche da queste parti, inventarsi qualcosa di nuovo risulta molto, ma molto difficile.
Unkle
Where did the night fall
Surrender All
Unkle
Where did the night fall
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