I Classici

'Il mestiere del furbo' di Giose Rimanelli
Lo abbiamo già detto in un precedente articolo su Giose Rimanelli: l’autore subì un vero e proprio ostracismo da parte di una più che nutrita fascia di intellettuali e critici antifascisti del periodo

Una semplice storia di fuga: “Vaca Mora” di G.A. Cibotto.
Di lui disse Carlo Bo: Chi lo incontri per la prima volta, non può fare a meno di restare colpito dal suo accento sincero, dal gusto naturale per la vita e dal suo bisogno di stare bel saldo sulla realtà.

Dall’abbecedario al lessico: “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg.
Il libro venne alla luce nel 1963. Vogliamo dire che quello fu un anno particolarmente agitato per la letteratura italiana?

La fiamma del peccato: “Canne al vento” di Grazia Deledda.
Non me ne voglia nessun lettore, ma in questo breve commento che si sta facendo su una controversa scrittrice italiana, Grazia Deledda, nasce una domanda che, apparentemente, non avrebbe nemmeno senso se si considera l’anno di morte della stessa: agosto 1936. Ma la scrittrice fu antifascista?

Un “fantastico” con qualche leggiadra invenzione: “All’insegna del buon corsiero” di Silvio D’Arzo.
Altri, parecchi, indicano in All’insegna del buon corsiero il vero e proprio capolavoro dell’arte di Silvio D’arzo. Una cosa è comunque certa: nell’unico romanzo e nei pochi racconti dello scrittore di Reggio Emilia

Un caso da riconsiderare: “Inorgaggio” di Gian Luigi Piccioli.
Inorgaggio. La parola è inventata. Nel senso che nessun dizionario che si rispetti porta siffatta menzione. Questo cosa vuol dire? Praticamente nulla...

Un figlio minore di Manzoni. “La bufera” di Edoardo Calandra.
Mi sono chiesto varie volte come cominciare questo ritratto di Edoardo Calandra, poi, come spesso accade, l’inizio di un romanzo è la chiave di volta per meglio comprendere le finalità di un autore.

La tormentosa vita di un uomo normale: ‘Il sospetto’ di Alfredo Orecchio.
Come ho già scritto in altre occasioni, con lo scrittore Alfredo Orecchio c’ho perso un po’ di tempo. Per carità, nessun mistero particolare o chissà cosa. Ho tentato di cercare, nelle varie fasi della sua vita, un indizio

Le puttane da gestire: “Le soldatesse” di Ugo Pirro.
Nella letteratura della seconda guerra mondiale c’è forse di tutto e di più. Che detta in tal modo potrebbe sembrare una critica nemmeno tanto sottile alla così detta verità storica. Niente affatto.

Non propriamente ozioso: “Libera nos a Malo” di Luigi Meneghello.
Il libro esce nel 1963, anno significatissimo per la nostra letteratura. Bussa alla porta il romanzo che non è più romanzo, almeno, è un’altra cosa, ma resiste anche il romanzo classico, pur se alleggeritosi dagli impacci del neorealismo. E Libera nos a Malo cos’è? Dove si colloca?
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