I Classici

Ricordi di sofferenze: “Roma amara e dolce” di Ercole Patti.
Vorrei iniziare questo appunto su Ercole Patti riportando un mio giudizio espresso tempo fa sempre sul Paradiso: … Ercole Patti è lo scrittore del semplice, anche del triste

Ma chi è questa signora?: “La bella di Lodi” di Alberto Arbasino.
Chi sarà mai questa bella di Lodi, che in pieno 1972 (ma poi vedremo che non è così) cade, tra l’incudine e il martello (per dire penna), nelle mani del cattivo, burbero e chissà quale altra definizione possa andar bene, Alberto Arbasino?

Un’autobiografia dolorosissima: “Si fa presto a dire fame” di Pietro Caleffi.
In questo libro di memorie, scritto nel 1954, Piero Caleffi rievoca, a dieci anni di distanza, le esperienze vissute tra il 25 luglio del 1943 e il maggio 1945. Antifascista militante, dopo l’8 settembre 1943, lavora per la missione Law

A noi pare un falso neorealista: “Il sarto della stradalunga” di Giuseppe Bonaviri.
Scriveva Walter Pedullà in proposito: Giuseppe Bonaviri fa la spola fra il reale più tangibile e il fantastico più etereo, fra storia e mito, tra la scienza e la magia, fra il solare e il notturno, fra la chiarezza e l’arcano, fra la superficie e il profondo

Un’anomalia novecentesca: “Racconti fascisti” di Marcello Gallian.
Di nuovo Marcello Gallian. E’ la seconda volta che proponiamo questo scrittore (nella prima avevamo presentato Il soldato postumo nella collana editoriale ‘900 di Marsilio editore) e un motivo c’è

Ma chi è questa raccontatrice?: “Angelici dolori” di Anna Maria Ortese.
Ma chi era mai questa giovane scrittrice che nel 1937 partorisce questa serie di racconti per i quali era difficile trovare un punto di riferimento, una scuola di pensiero o addirittura un segnale comportamentale?

La Sicilia dei poveri: “Racconti siciliani” di Danilo Dolci.
Scrive Danilo Dolci nell’introduzione all’opera: Molti, spesso anche amici e collaboratori, si lamentano di non riuscire ad affrontare le documentazioni da le pubblicate: per la mole, talvolta per le difficoltà di lettura, per il prezzo.

Delinquente o “delinquente”?: “La traduzione” di Silvano Ceccherini.
Scrisse di lui, nei primissimi anni sessanta Bàrberi Squarotti: Anche Silvano Ceccherini (…) utilizza moduli cassoliniani, ma del Cassola espositore di sentimenti

C’è guerra e guerra?: “Cielo chiuso” di Gino Montesanto.
Spesso capita, valutando opere letterarie, d’imbattersi in problematicità che, o sono state evitate per problemi di carattere politico (ma anche economici), oppure perché non sono state affrontate perché non meritavano sostegno.

Lo scrittore a due facce: “La casa di via Valadier” . Di Carlo Cassola.
Nella mia ricerca di “verità” letterarie, prendendo in mano il libro di Silvano Ceccherini La traduzione (che a breve “rileggeremo” su questa rubrica) ho letto nella seconda di copertina
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