I Classici

E quest’ altro chi è?: “In pienezza di cuore” di Michele Malesaputo.
Avranno detto, quelli del 1990, l’anno di uscita di questo libro, ma questa cosa cos’è? Già, credo l’avrei detto anch’io di fronte soprattutto ad una copertina che, se hanno ragione i pessimisti, il colore porta pure jella.

Non era uno scherzo: “La stagione del basilisco” di Pietro Lazzaro.
La stagione del basilisco fa giustamente parlare di quella schiera di scrittori, e di conseguenza di opere, che ha rappresentato una sorta di chiave di volta nella nostra letteratura ma che però non è riuscita a scavalcare il mercato

E dove lo mettiamo lui?: “Il velocifero” di Luigi Santucci.
Questo libro uscì nel 1963 e riscontrò anche un certo interesse, tanto che solo in Italia riuscì a vendere quasi centomila copie. Già 1963, quando la letteratura italiana “tremò” perché si era affacciata un’orda di contestatori che avrebbe indicato vie nuove al nostro modo di vedersi e soprattutto di vedere il mondo.

Il mistero de “Il piccolo caos” di Gian Piero Bona.
Anni fa, recensendo I pantaloni d’oro di Bona, mi ergevo a estimatore dello scrittore, dicendo: Tre libri vanno assolutamente letti: questo, Il soldato nudo (1961, già citato) e l'oggetto di culto Il piccolo caos (1963), raccolta di racconti.

Ricordi di sofferenze: “Roma amara e dolce” di Ercole Patti.
Vorrei iniziare questo appunto su Ercole Patti riportando un mio giudizio espresso tempo fa sempre sul Paradiso: … Ercole Patti è lo scrittore del semplice, anche del triste

Ma chi è questa signora?: “La bella di Lodi” di Alberto Arbasino.
Chi sarà mai questa bella di Lodi, che in pieno 1972 (ma poi vedremo che non è così) cade, tra l’incudine e il martello (per dire penna), nelle mani del cattivo, burbero e chissà quale altra definizione possa andar bene, Alberto Arbasino?

Un’autobiografia dolorosissima: “Si fa presto a dire fame” di Pietro Caleffi.
In questo libro di memorie, scritto nel 1954, Piero Caleffi rievoca, a dieci anni di distanza, le esperienze vissute tra il 25 luglio del 1943 e il maggio 1945. Antifascista militante, dopo l’8 settembre 1943, lavora per la missione Law

A noi pare un falso neorealista: “Il sarto della stradalunga” di Giuseppe Bonaviri.
Scriveva Walter Pedullà in proposito: Giuseppe Bonaviri fa la spola fra il reale più tangibile e il fantastico più etereo, fra storia e mito, tra la scienza e la magia, fra il solare e il notturno, fra la chiarezza e l’arcano, fra la superficie e il profondo

Un’anomalia novecentesca: “Racconti fascisti” di Marcello Gallian.
Di nuovo Marcello Gallian. E’ la seconda volta che proponiamo questo scrittore (nella prima avevamo presentato Il soldato postumo nella collana editoriale ‘900 di Marsilio editore) e un motivo c’è

Ma chi è questa raccontatrice?: “Angelici dolori” di Anna Maria Ortese.
Ma chi era mai questa giovane scrittrice che nel 1937 partorisce questa serie di racconti per i quali era difficile trovare un punto di riferimento, una scuola di pensiero o addirittura un segnale comportamentale?
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