Racconti

Stanchezza
La donna scostò la tendina della finestra, guardò in alto poi in basso, c’erano ancora pozzanghere per la strada, ma doveva uscire. Per forza, non aveva più niente nella credenza e nel frigo. Per una settimana obbligata a casa da una malattia virale, non le era rimasta che una scatoletta di carne.

Ammazzare il tempo
Di mattina mi alzo e faccio colazione. L'ho sempre fatta. Un tempo la facevo in modo diverso. Quel tempo che è stato ma sembra non esserci mai stato. In cui non avevo in mano altro che la tazza e il dolce. Ora al mio fianco c'è l'aggeggio. L'aggeggio che c'è tutto il giorno, quello che hanno chiamato rivoluzionario per fare operazione di marketing. E che rivoluzionario lo è diventato mentre io me la ridevo: ce l'abbiamo tutti. Lo smartphone.

Doppia immagine
Lui è in piedi e le giura che cambierà. Lei è seduta sul letto e non gli crede. Lui le dice che non può pensare di non starle accanto per sempre. Lei gli rimprovera di avere vissuto, negli ultimi sei mesi, accanto a un'altra. Lui ammette il suo errore e le giura che da ora in poi tutto sarà diverso. Lei non dice nulla, si alza ed esce dalla camera. Lui le urla di ascoltarlo. Lei si chiude a chiave in bagno.

Le tre età della donna
Non si riconosceva nell’immagine che dava di lei il quadro che aveva di fronte, quindi cercava se stessa attraverso i ricordi. Che cos’era diventata? Come aveva fatto a mutare pelle nel rimpianto di un’essenza che non sarebbe più tornata?

La Prima Sigaretta
Il suo primo giorno inspirava troppo poco ed espirava troppo a lungo. Sembrava un gas di scarico malfunzionante. Aveva scelto un pacchetto a caso, del quale apprezzava i disegni esotici di una palma nel deserto e l’idea di evasione che quest’ultima gli rimandava. La commessa aveva subito capito, considerato il suo tentennare per due minuti buoni, che Baptiste non era mai entrato in una tabaccheria in vita sua.

Balbet-t-are
Alle scuole medie gli altri mi chiamavano “Fi-filippa”, perché mi capitava di balbettare, non tanto spesso, per loro era abbastanza. In un momento qualsiasi qualcuno dal fondo dell'aula gridava: “Fi-filippa,” e tutti all'unisono aggiungevano: “Fa-facci 'na pippa”. Passai tutti quegli anni cercando di togliere quel nome da me.

St. Louis Blues
Andavamo in giro per gli Stati. Erano viaggi infiniti e infinite storie. E voci dalle inflessioni cangianti, cullanti talvolta. Fino a quando qualcuno s’alzava dal letargo profondo dentro cui la povertà l’aveva cacciato e iniziava a bestemmiare, blaterando che dovevamo andarcene lontano da lui e dalla sua miseria, ché non aveva tempo da perdere mentre era in attesa della morte. Perché quello starnazzare che rimproverava a noi, a suo dire, allontanava la vecchia signora, e lui non poteva permetterselo, l’attendeva, da tempo immemore.

Piccoli cambiamenti
«Se tuo padre non fosse occupato con quella giovane ballerina cubana, l’avrebbe accoppato a mani nude!», dice la donna dalla voce a filo, mentre stringe al petto la testa dell’amata figliola. Lei si libera con delicatezza dalla presa materna per stendersi sopra il divano. Chiude gli occhi e tira un sospiro profondo. Posato al pavimento, il telefono vibra. Vibra e ancora vibra. Le lacrime che scendono a comando sul volto inespressivo. Scorre i messaggi.

Disperazione
Ci sono ricordi che non attingono solo alla memoria per essere rinnovati; si installano, prepotentemente, in un'area intermedia dell'essere: una specie di limbo tra la coscienza e quell'oblio che, forse, alla fine, meriteremmo. Un giogo, insomma, dal quale non c'è da sperare libertà. Baahir, ad esempio, quella faccia l'avrebbe riconosciuta tra milioni.

L'aiutino
Solita solfa. Siamo in crisi da un paio d’anni, non capisco nemmeno il perché. Sta di fatto che, complice l’ennesimo e futile diverbio del weekend, stabiliamo di concederci un ultimo tentativo. Non è certo il periodo indicato per scialacquare. Da quando non le hanno rinnovato il contratto, fatichiamo a starci dentro con le spese. Però che fai? Butti nel cesso sette anni perché sei un po’ tirato coi soldi? Certo, prima di buttarci a capofitto riflettiamo a lungo. Siamo di quelli che non lasciano nulla al caso.
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