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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

il7 - Marco Settembre

Cronache dal “Progetto NO”

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il7 a un convegno nel Normal-Side, la Vostra dimensione, quella moscia.
“Buonasera; sono il7 e sono umilmente deputato a divulgare a spizzichi e bocconi le cronache del Progetto NO, un fantomatico protocollo di ricerca scientifica finalizzato a impastare ciò che resta dell'umanità e della società con un torvo armamentario di impicci schizoidi, non di rado con effetti ridicoli da pessimismo cosmicomico. Tutto ciò che ascolterete è accaduto veramente tra il 2003 e oggi, in un universo parallelo al Vostro, che il dr.Molese, fondatore del Progetto NO, sta proiettando vertiginosamente avanti, verso una catastrofe vergognosa e definitiva. Alcuni dei personaggi che verranno nominati sono cavie condannate in celle sotterranee a rivivere scene disgustose della loro vita precedente intersecate con ricordi altrui di bastardate buffe di vario livello, mentre la maggioranza, in superficie, ricerca il successo e le botte applicando le carognate a tutto ciò che respira. Non so se è possibile cogliere in tutto ciò riferimenti concreti alla dimensione in cui Voi vivete, ma io stesso ricopro questo ruolo all’interno del Progetto NO sotto la continua minaccia di occlusioni intestinali col fischio!”


Connessioni poco chiare tra una zattera e tre server
Desolato e con una capigliatura ispida a chiazze che non copriva le cicatrici verdi sul cranio, l’ex uomo intrepido Greg Default vogava lento con una rudimentale pagaia, standosene in piedi sulla sua zattera sconnessa da due metri quadri, lungo quello stretto canale che serpeggiava con la consistenza del petrolio cagliato, misto a liquami acidi, lungo un pianoro fetido, tra gli ultimi blocchi abitativi alla periferia di Philadelphia e la voragine lasciata dall’alieno bicefalo ucciso dalle Forze Speciali del Progetto NO giovedì. Greg Default non poteva avere la minima reazione ideologizzata allo status quo perché, oltre a non poter contravvenire ai veti del governo-ombra mondiale, era anche controllato telepaticamente dalla amministratrice delegata della Mocking Flames, Belinda Badargh, avvenente e isterica tigre dalla pelle di polifosfati e gomma, a 73 miglia di distanza da lui, e precisamente nel centro della City, al 54° piano ribassato della sede centrale.
Il cielo livido, sopra a tutti e tutto, si abbassava paurosamente, a tratti, per schiacciare la realtà sotto il peso di un futuro segnato, ma di certo quello di Philadelphia non era che uno tra gli scenari più limitati e parziali di un pianeta, la Terra, che era da tempo avviato lugubremente verso un collasso ontologico accuratamente pianificato dal fondatore del Progetto NO, quel dr.Molese che, nonostante le sue caratteristiche di stagionata cariatide grottesca e scombinata, era riuscito ad assoggettare tutta l’umanità ai suoi disegni di dominio, fondati proprio sulla complicità che gli avrebbero offerto gli esseri umani, tutti bastardi ed infami, nel loro intimo. Lui dichiarava spesso di non aver fatto che amplificare il marciume presente naturalmente nell’animo umano. E lo aveva potuto fare grazie alla sua creatura bio-cibernetica, il colossale e globalmente ramificato Sistema Neurale, versione incomparabilmente più complessa e balorda di qualunque mega-scaldabagno informatico postmoderno: centrifugava ed elaborava la cattiveria presente nei cervelli di centinaia di migliaia di cavie umane e sub-umane, irradiandola poi, con vari mezzi tecno-sgangherati ma funebri, anche a chi era libero di vivere gli ultimi anni del tran-tran, in quella fatale china decadente della razza umana.
Quando il senior account della Mocking Flames, un androide chiamato Fred Gastro, sul punto di essere disattivato da un collega maligno, entrò nella stanza riservata di Belinda Badargh all’improvviso sorprendendola alle spalle e tagliandola in due in diagonale dal femore destro all’orlo inferiore della cassa toracica sul lato sinistro, per trascinarla nel proprio mood psicotico da “fine dei giochi”, lei per una decina di secondi pensò a come salvare le proprie budella in vista di una reincarnazione artificiale successiva, ma, non riuscendovi, finì con la sua agonia col distrarsi ed… allentare la sua presa mentale su Greg Default. E costui, a 73 miglia di distanza fu allora finalmente libero di fare ciò che voleva, per esprimere il suo specifico malessere del tutto indipendentemente; e così ecco: si tolse di dosso il suo lordo cappottaccio nero, senza smettere di pagaiare sulla zattera, e se lo mise avvolto intorno alla testa, per non vedere più lo spettacolo disgustoso degli odiosi tronchi di esseri mutanti che emergevano dal canale oleoso lanciando quelle maledizioni che spiegavano la liquefazione dei gatti morti, fenomeno che, per il godimento del dr.Molese, si stava trascinando in tutta la contea da almeno quattro mesi. Ora, per Greg, era giunto il momento di dire basta, e però, pochi istanti dopo, non vedendo più nulla col cappotto sopra la testa, si incagliò all’improvviso da qualche parte con la sua minizattera, e per il contraccolpo cadde nel liquido vischioso, da dove non riemerse mai più. Un alligatore drogato, a pochi metri da lì, semi-immerso nel fluido, per la disperazione perse un occhio.
In serata fu diramata la notizia che frattanto, a Boston, la filiale locale della Mocking Flames era stata bombardata da tre server volanti che stridevano per la rabbia. Nessuno si preoccupò di impedire il propagarsi dell’incendio a tre grattacieli brunastri a pinza, che si trovavano nelle immediate vicinanze. Centosedici persone ne approfittarono per compiere delitti che covavano da settimane. Su TeleNO, i telegiornali sovrapposti della crudeltà parlarono, ironicamente, solo di un’ondata montante di maleducazione, e la colpa fu attribuita – dallo scrittore di regime Robert Morrell - ai soliti alieni buonisti, che erano assolutamente da trucidare ad ogni costo!


Robert Morrell e il terribile fake della cavia – parte I
Robert Morrell, lo scrittore di regime del Progetto NO, ci ha raccontato una sua nuova, insolita esperienza. Afferma di aver soggiornato per due giorni su Fropell'ÈEa, un asteroide con due lune di traverso, e che, durante una specie di aurora boreale, ha vissuto tre mesi terrestri condensati in un pomeriggio (perché la mattina s'era svegliato tardi). In questo tempo dice di essere stato a contatto con un'aliena particolarmente perfida. Questa, essendo venuta a sapere, chissà come, delle condizioni della vita sulla Terra in questi anni dominati dal Progetto NO, aveva deciso di imitare, alternativamente, una delle cavie donna rinchiuse nei sotterranei della Sierra Nevada e una infermiera lebbrosa e dispettosa che teneva quella in osservazione; l'aliena faceva questo per disorientare Morrell e ridurlo magari all'impotenza sessuale nonché convincerlo, chissà, a denunciare i casi di antropofagia verificatisi sulle scale degli istituti scolastici in pendenza, nel Wyoming e anche nel centro di Catanzaro. Questa cavia si chiama Peilr Perdagna e l'infermiera, invece, Ciura LorrensonZ; e l'imitazione che ha fatto di entrambe l'aliena di Fropell'ÈEa non ha comportato per Morrell le conseguenze che lei voleva, ma è stata tanto fedele ai modelli da indurre Morrell, almeno, a comportamenti anomali che si giustificano solo con la sua impressione di trovarsi a contatto con non una, ma due menti malate senza peraltro poterle scaricare sul 730.
E ora ascoltiamo il resoconto registrato dallo stesso Robert Morrell quando ancora non sapeva di essere di fronte a una moltiplicazione proiettiva telepatica dell'aliena:
Peilr Perdagna, una vita non moltiplicabile
Robert Morrell: "Sì, è destabilizzante quello che può capitare nello spazio profondo. Adesso vi racconto quello che sento dalle 27 della mattina.
"Lavorare con la reclusa Peilr, matricola T55929683_lordura-J", ha detto Ciura LorrensonZ, "è stato come riempire una cassapanca di scarafaggi dopo averla cosparsa d’olio di semi avendo la testa infilata in un tubo senza che le due appendici a gomito si tocchino, anche per meno di un secondo. Un’esperienza ovale, un unico doppio ringhio udito per errore nel risvolto del cappotto, quello buono, per giunta".
La sua espressione facciale indubbiamente rifletteva tutto ciò, sia pur senza sollevare un sopracciglio. Questo non mi faceva star bene.
E ha proseguito così:
"Le estati passavano senza lasciar traccia delle loro bave argentee sui cassoni del nostro enorme e squassato rettile di legno adagiato sulle spighe. Era uno scenario onirico consolidato, allestito per dare a Peirl l'impressione di un caldo soffocante. Le macchie solari sembravano sul punto di arrivare fin sul campo di grano finto dove eravamo, e lei infatti era indaffarata con la brace: arrotava, friggeva e tossiva tentando di levigare, e solo una divinità poteva sapere come, quella minuscole impurità, tipo girandole irregolari, tra le crepe del ciclope monco che era sulla griglia del barbecue".
Ma... i ricordi di Ciura si fanno ora accecanti e non riesce a proseguire senza singhiozzare (fa parte della terapia):
"Tra le sue dita adunche, le dita di Peilr la strana, a un tratto scorsi la presenza di un portafortuna a forma di carretto siciliano in fiamme di fronte a un corpulento sommozzatore con la testa di biglia rotta che legge un proclama scolpito nell’incavo di una grotta di cartapesta. A volte non riuscivo a starle dietro, perché, oltre ai troppi stimoli come questi, che Peilr offriva, lanciava gli oggetti con una tale violenza che i muri della casa sembrava dovessero venir giù".
 Ciura si scopre a questo punto una cicatrice a rosone sulla spalla sinistra, come se volesse dire che anche le ferite hanno una loro geometria che Peilr forse comprendeva e che certi alieni cercano di imitare per poi insinuarle nelle menti dei terrestri che invece non hanno ancora cognizione del dolore. E Ciura continua, proprio adesso:
"Progetti mai portati a termine, fonti di guadagno essiccate ancor prima di nascere, debiti con tutti, torce elettriche da deglutire, un ginocchio di terracotta posato su di una rotaia, vetri in frantumi nel cuscino durante la notte, un corpo senza arti che si agita nell’armadio e il giardino coperto di ferri da stiro tutti uguali; avevo paura". È evidente che Ciura ritiene, a torto o a ragione, che l'accumulo di questi malesseri contenga un qualche germe estetico ipnotico.
"Un momento prima che Peilr mi notasse", racconta ancora Ciura asciugandosi le lacrime, "vendevo fogli di alluminio da incollare sui mappamondi; "SGUALDRINA!" mi urlò all’improvviso nell’orecchio sferzandomi con una spatola asimmetrica che sicuramente aveva preso di nascosto in infermeria nel corso dell'ultima visita di controllo. Aveva un cappello come inchiodato sulla testa e l’abito più sporco che si potesse immaginare in un Agosto incandescente, mentre a Febbraio uno di solito immagina altre cose. Mi rincorse per quattro isolati brandendo i suoi denti aguzzi nel palmo della mano prima di scivolare su quello che sarebbe diventato il suo giaciglio per quattro lunghissimi mesi".
Ciura trema, adesso, non è più in grado di continuare il suo racconto e io non ero neanche stamattina in grado di aiutarla, non in quello stato che già era prevedibile avrebbe raggiunto, così presi le mie cose, raccolsi le molliche dalla vasca da bagno, mi assicurai che il canarino fosse morto e, lasciando la porta semiaperta, scomparii nel buio di quel sottoscala abusivo affogato nel terrapieno umido dal quale, a fatica, ero emerso scavando per un intero ciclo di rotazione di Fropell' ÈEa e anche delle sue due lune del cazzo, dannazione!"
Robert Morrell e il terribile fake della cavia – parte II
In realtà Morrell, alla fine di quell'incubo, emerse non DA un terrapieno umido, ma NEL boccaporto ovest della sua astronave, balzò nella camera di decompressione come spinto da un mantice idraulico manovrato da un palmipede, si rese conto che anche questa percezione era piuttosto distonica e si mise a sobbalzare tre-quattro volte per vedere se riuscisse così a deglutire e togliersi il residuo groppo in gola e la difficoltà di ragionare. E infatti qualcosa cadde sul pavimento della sala, pur restando ancora per un terzo aggrappato alla sua tuta da astronauta: era un altro alieno, che forse aveva dei sospetti sull'aliena che aveva imitato Ciurla e Peilr e perciò l'aveva seguita; costui era lungo e con una dozzina di zampe lunghe e sfilacciate in rami che sembravano lingue tagliuzzate. Questo essere, apparso indebolito da quella pur breve sosta nella stanza di decompressione, crollò a terra dopo qualche altro scrollone dicendo, telepaticamente, quello che già da qualche minuto voleva dire a Morrell - per la questione delle molliche e del terrapieno - e cioè la frase: "Figo, sei quasi paranoico quanto me! "
Morrell lo sterilizzò piantandogli di scatto un arpione tra gli occhi a spina di pesce, lo scalciò fuori dalla stanza, e poi entrò, ancora piuttosto scosso, nel corpo maggiore dell'astronave, mormorando "Bisogna "pisciarla" subito, certa gente, piantarla in asso senza neanche stare a sentire quello che dice!"
 Tuttavia, anche se la censura internazionale lo impedirebbe, si può aggiungere, per completezza, che in certi ambienti anarcoidi e carbonari segnati dal cosiddetto GiCSAG, Giusto e Corrosivo Scetticismo Anti-Governativo, le avventure raccontate da Morrell si prendono con le pinze, sia perché si vocifera che lui voglia sistematicamente mettere in cattiva luce gli alieni, anche quelli più pacifisti e coccoloni, sia perché si ritiene, dopo averlo debitamente squadrato da capo a piedi, che questo maligno scrittore di regime del Progetto NO non abbia il physique du rôle per fare il tipo intrepido e che anzi, con le sue guance allentate e le ginocchia valghe, sia più probabilmente il classico vigliacco perfido raccontaballe, che manderebbe in galera anche suo padre pur di avere in cambio una canottiera a bulloni Continental. Ma le persone sofferenti che hanno ancora un animo semplice e che non pensano all’omicidio dei propri congiunti si illudono che Morrell potrebbe accontentarsi anche solo di un chilo di pomodori di una volta, privi di quegli intarsi al titanio che da circa sessant'anni li rendono duri e acidi come grossi grumi di colla marron-viola.



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