Racconti

Sottofondo
Il signor Ettore Prosperi si trovava a metà strada dal cimitero del Santo Spirito. Grattandosi distrattamente la testa liscia e canuta si accorse - per l'ennesima volta nella sua lunga vita - di essersi dimenticato la cravatta. Era una cosa che accadeva spesso. Nonostante il volto contrito, l'abito scuro e la voglia di essere triste, più triste che mai, il fatto dell'assenza della cravatta destava sempre un certo sbigottimento tra gli altri invitati nei vari funerali a cui aveva preso parte. Come se di sole forme si vivesse, e di sole forme si continuasse a vivere anche dopo che un altro avvenimento - più grande e misterioso - entrava nelle nostre vite.

Underdogs n.25
"... questi erano i vantaggi di essere desiderata da un vecchio...partire per un tour guidato della propria morfologia e farsene spiegare l'utilità da una persona per la quale era semplicemente la materia prima..." citazione da Le correzioni di J. Franzen, libro in cui peraltro è delineata la figura di una comparsa, una certa MelissaP.; a volte le combinazioni, talaltra le occasioni, hai visto mai che alcuni sperano di apparire originali contando sull'ignoranza altrui?

La fumatrice
Quella ragazzina vestita di verde, seduta sullo sgabello più alto, le gambe dondolanti che non toccano neanche il poggia piedi, ha i capelli veramente biondi e accende una sigaretta dietro l'altra; con grande naturalezza e con una certa distrazione, usa la brace della sigaretta morente per accenderne una intatta; sta bevendo una spremuta d'arancia sotto la luce obliqua del tardo pomeriggio di luglio, che filtra nella sala attraverso i vetri all'inglese,

Addosso a me
Ieri.
Un martedì inutile, tiepido e senza vento. Un giorno fottuto di aspettative che sempre piovono come grandine sui mandorli in fiore. La mia mente lontana dal raccogliere i danni che poi avrei bruciato al vento. Ero ancora lì a credere che c'è un tempo per tutto. Niente di più falso. Il tempo non esiste. Poi arriva mercoledì.
Oggi.
Giornata infame. Di quelle si dice ispirino gli artisti. Cosa c'è da ispirare poi.

In volo
Sono seduto da alcuni minuti vicino al finestrino pressurizzato del volo AZ-628 Roma-Chicago. Gli ultimi ritardatari si affannano a piazzare borse di pelle, notebook e ventiquattr'ore nelle cappelliere. Anche sotto i sedili si accumulano oggetti che il personale di volo cerca di sistemare in qualche modo. Si chiudono gli sportelli. Mi guardo attorno finché incrocio uno stewart. Faccio un cenno, si avvicina. Chiedo se posso cambiare di posto e sedermi dalla parte del corridoio.

Cammino lungo il marciapiede
Cammino lungo il marciapiede. Guardando per terra noto casualmente una carta da gioco: l'asso di cuori. La osservo un attimo, valutandola. C'è il disegno di due fenicotteri rosa con i colli intrecciati a formare la sagoma di un cuore. Riprendo a camminare lungo il marciapiede; di fianco a me, sulla mia sinistra, c'è una lunga fila di auto parcheggiate. Sento i lamenti di una donna.
Appoggiata a una Punto Abarth, c'è una coppia.

Ombre
Nell'ombra sul muro il mio profilo si è staccato dal mio corpo, lo guardo dal letto con un occhio chiuso per puntarne i movimenti, ogni piccolo cambiamento. Per convenzione sono io che manovro l'immagine, ma l'ombra sono certo che si muova, che si gonfi nel respiro; di me non posso dire lo stesso. Ora sta cercando di arrampicarsi sulla porta e ha poggiato un piede sul davanzale, forse vuole uscire. Mi ricordo che le lenzuola sono indurite e fresche perché ieri ho lasciato la finestra aperta.

Ritratto di coppia
Erano usciti di casa insieme, come spesso facevano la domenica mattina, una passeggiata a piedi nel quartiere, una breve sosta al caffè poco lontano, e una in edicola per il giornale, poi di nuovo verso casa, a prepararsi insieme e con cura il proprio pranzo. Camminavano stringendosi il braccio, come una coppia dei tempi passati, salutavano quasi all'unisono i conoscenti che a volte incontravano, e lasciavano alle spalle, nella mente di tutti, il pensiero che fossero una coppia bella e affiatata, distinta e impeccabile.

La pizza di Mario
Si spazientì perché il gancio era infilato male. Qualcuno l'aveva infilato dalla bocca, facendo uscire il lato appuntito dalla guancia. Il peso lo stava portando in giù, strappando quel lembo di carne. Sarebbe caduto a terra rotolando sulle olive in barattolo, rovesciando la salamoia su tutto il pavimento di piastrelle bianche. Allora lo staccò sollevandolo dalle gambe, se lo adagiò addosso. Poteva sentire il freddo di quelle carni contro il suo collo avvampato dalla rabbia. Con un braccio tratteneva l'enorme mole mentre con l'altro spingeva la testa dell'altro all'indietro.

Una banconota da cinque euro
Lo specchio si sporca del suo respiro.
Un alone che cresce e rimpicciolisce mano a mano che la sua testa si avvicina o si allontana da quella superficie piatta e mai come stasera così anonima.
Il fumetto sembra fatto apposta per nascondere la sua faccia.
Fisso quel piccolo condensato di anima mentre le sto dietro. E dentro.
Alessia, dice di chiamarsi così, sembra concentrarsi sui propri gemiti, cercando di tenerli dentro a forza mentre spingo più forte.
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