Racconti

In volo
Sono seduto da alcuni minuti vicino al finestrino pressurizzato del volo AZ-628 Roma-Chicago. Gli ultimi ritardatari si affannano a piazzare borse di pelle, notebook e ventiquattr'ore nelle cappelliere. Anche sotto i sedili si accumulano oggetti che il personale di volo cerca di sistemare in qualche modo. Si chiudono gli sportelli. Mi guardo attorno finché incrocio uno stewart. Faccio un cenno, si avvicina. Chiedo se posso cambiare di posto e sedermi dalla parte del corridoio.

Cammino lungo il marciapiede
Cammino lungo il marciapiede. Guardando per terra noto casualmente una carta da gioco: l'asso di cuori. La osservo un attimo, valutandola. C'è il disegno di due fenicotteri rosa con i colli intrecciati a formare la sagoma di un cuore. Riprendo a camminare lungo il marciapiede; di fianco a me, sulla mia sinistra, c'è una lunga fila di auto parcheggiate. Sento i lamenti di una donna.
Appoggiata a una Punto Abarth, c'è una coppia.

Ombre
Nell'ombra sul muro il mio profilo si è staccato dal mio corpo, lo guardo dal letto con un occhio chiuso per puntarne i movimenti, ogni piccolo cambiamento. Per convenzione sono io che manovro l'immagine, ma l'ombra sono certo che si muova, che si gonfi nel respiro; di me non posso dire lo stesso. Ora sta cercando di arrampicarsi sulla porta e ha poggiato un piede sul davanzale, forse vuole uscire. Mi ricordo che le lenzuola sono indurite e fresche perché ieri ho lasciato la finestra aperta.

Ritratto di coppia
Erano usciti di casa insieme, come spesso facevano la domenica mattina, una passeggiata a piedi nel quartiere, una breve sosta al caffè poco lontano, e una in edicola per il giornale, poi di nuovo verso casa, a prepararsi insieme e con cura il proprio pranzo. Camminavano stringendosi il braccio, come una coppia dei tempi passati, salutavano quasi all'unisono i conoscenti che a volte incontravano, e lasciavano alle spalle, nella mente di tutti, il pensiero che fossero una coppia bella e affiatata, distinta e impeccabile.

La pizza di Mario
Si spazientì perché il gancio era infilato male. Qualcuno l'aveva infilato dalla bocca, facendo uscire il lato appuntito dalla guancia. Il peso lo stava portando in giù, strappando quel lembo di carne. Sarebbe caduto a terra rotolando sulle olive in barattolo, rovesciando la salamoia su tutto il pavimento di piastrelle bianche. Allora lo staccò sollevandolo dalle gambe, se lo adagiò addosso. Poteva sentire il freddo di quelle carni contro il suo collo avvampato dalla rabbia. Con un braccio tratteneva l'enorme mole mentre con l'altro spingeva la testa dell'altro all'indietro.

Una banconota da cinque euro
Lo specchio si sporca del suo respiro.
Un alone che cresce e rimpicciolisce mano a mano che la sua testa si avvicina o si allontana da quella superficie piatta e mai come stasera così anonima.
Il fumetto sembra fatto apposta per nascondere la sua faccia.
Fisso quel piccolo condensato di anima mentre le sto dietro. E dentro.
Alessia, dice di chiamarsi così, sembra concentrarsi sui propri gemiti, cercando di tenerli dentro a forza mentre spingo più forte.

Il miracolo di Natale
E' la vigilia di Natale, e il periodo delle feste è sempre strano. La gente pare matta. E' vero che con questa frenesia degli acquisti, con la folla che c'è, se infili le mani in tasca a qualcuno nemmeno se ne accorge. Ma sono tempi strani. Intanto a me il Natale mi sta sul cazzo (...)

24 Dicembre
1.
Quando il signor A. Smith acquistò la fabbrica di Babbo Natale rimasero tutti a bocca spalancata. La notizia fece rapidamente il giro del mondo, occupando le prime pagine dei giornali e diventando l'argomento di punta di ogni notiziario e talk show.
La settimana successiva gli scaffali dei supermarket si riempirono di fantastici giocattoli. C'erano palloni, bambole che sorseggiavano tè e robot che facevano i compiti.

Il maestro innocente
Io non scuoto la testa disgustato se il compito è mal svolto. Non correggo a cuor leggero. Non mi piace dare cattivi voti. Sono convinto che tutto è vero e i bambini, gli adolescenti, hanno diritto a manifestare prima di saper fare. Apporre il segno di matita rossa senza capirli, non volendo intendere il loro discorrere, è ingiusto e terribile. I miei colleghi hanno carisma? Credo che terrorizzino i fanciulli; per questo mi dò da fare ad ascoltarli, a mettere i loro ragionamenti sullo stesso piano delle cose imprescindibili di un intero Paese che si rispetti e che non dovrebbe tralasciare i giudizi dei ragazzi, come se fossero di scarto.

Underdogs n.24
Appartengono a chi ha perduto ogni speranza d'amore, gli sguardi che s'appiccicano addosso.
Sono occhi che osservano dalle feritoie in maniera furtiva e penetrante. Non è bello, non è facile sopportarli. Sono sguardi di morte, di un'insistenza simile alla concretezza che si fa addirittura udibile, ma non riguarda più l'amicizia, l'amore, le relazioni. Luci spente mentre spiano, vorrebbero succhiare segreti. Attimi roventi di un patire: vedere gli altri come esseri fortunati perché si spostano, perché sanno fuggire. Ecco Pee Dee con un manto di stelle sulle note di "Charleston nite".
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