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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Mimmo Franzinelli

Autopsia di un falso. I Diari di Mussolini e la manipolazione della storia.

Bollati Boringhieri, Pag. 272 Euro 16,00
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Dice Elisabetta Sgarbi, Bompiani, sui 'Diari': Ci sono dei falsi molto interessanti benché sia certificato si tratti di un falso. Basta che non si dica che il falso sia vero e viceversa, e non è il nostro caso.

Mi chiedo dove sia l'interesse per una cosa del genere: non sarebbe preferibile, a quel punto, sottrarre tempo alla Storia (con la S maiuscola) e reclamar passione letteraria senza scomodare Duci, nazismi, fascismi e dittatori più o meno sanguinari? Perché alla fine di finzione si tratterebbe, non di autobiografie e quindi non un connubio che sarebbe come metter d'accordo il gatto con il topo.

'Sta storia dei 'Diari' di Mussolini va avanti da più di cinquant'anni (come è diversa la Germania! Quando si capì che i 'Diari' di Hitler erano un'enorme patacca, tutto s'acquietò, perché in fondo si ha sempre rispetto della parola, e dei lettori): questo è il paese della cuccagna e del credulismo, del milione di posti di lavoro e dell'abbassamento delle tasse, dell'infuria la polemica, ma tanto non succede mai un cazzo. Ora anche delle 'finte' (accertate tali) verità.

Non vorrei essere presuntuoso, ma da quel che si evince dagli ampi stralci del falso mussoliniano riportato da Franzinelli, non bisogna essere De Felice per capire che si tratti di bufala (quest'ultimo poi, negli anni precedenti la scomparsa, azzardò l'ipotesi di un Duce che riscriveva se stesso!): errori grammaticali dei più vistosi, date sbagliate, nomi di uomini politici e di ambasciatori inesatti. Insomma un festival, nemmeno tanto divertente, del pressapochismo e della pacchianeria.

Ma si vuole insistere: il senator Dell'Utri, che sembra aver mani ovunque (senza malizia per carità!) non contento di sbandierare il possesso di un capitolo del Petrolio pasoliniano, ora sventola i 'Diari' del Duce con la sicumera dell'accanito bibliofilo e dichiarando la sorpresa per uno statista (il più grande statista italiano, parole di Berlusconi) buono, sensibile, meno razzista di quanto la vulgata comunista insinui, e financo poco filonazista (chissà se a Dell'Utri sia venuto in mente di negare la pederastia del Pier Paolo nazionale. Perché nella casa delle libertà oltre che più liberi tutti son sempre più buoni!).

Franzinelli ricostruisce col solito piglio la storia di questi falsi. Ma la domanda è lì, nell'aria: cui prodest? Basta accontentare un manipolo di nostalgici (e quelli nuovi: che soddisfazione vedere la bell'Italia giovanile di Casa Pound pendere dalle labbra del senator bibliografo!), Alessandra Mussolini (che si è affrettata a dichiarare l'autenticità del pensiero del nonno, ma crediamo solo per spirito di solidarietà col berlusconismo) e qualche altro sciagurato per rendere credibile una puttanata del genere? O non è forse vero che l'avvento del Cavaliere, il fascino per le dittature, la glorificazione di corpi (quello del duce e quello del santo di Petralcina, in fondo c'est la même chose!) nascondono il vizio tutto italico di credere ancora nei miracoli e nella forza dei più forti e furbi?

Val bene una pacata riflessione (non una messa... siamo troppo agnostici!).





di Alfredo Ronci


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