RECENSIONI
Roberto Costantini
La moglie perfetta
Marsilio, Pag. 447 Euro 19,00
Di nuovo i fantasmi di Roberto Costantini.
Eh sì, perché i personaggi dello scrittore romano non hanno la consistenza della materia, ma quella di un ectoplasma destinato a tormentarci (anche se sono tormenti che non turbano, ma s’insinuano per poi scomparire).
I primi due volumi della trilogia erano stati un pugno allo stomaco, soprattutto per i lettori italiani, abituati ormai ad un noir poco credibile e assai familiare. Con Costantini il noir si è vestito di un’aurea transnazionale, che ce lo ha fatto amare e rispettare.
Il terzo libro è stata una chiusura ben stabilita, ma molto ripetitiva, della vicenda. E a tratti confusa e lacrimevole. No, il terzo libro, considerando quanto avevamo amato i primi due, ci ha lasciato l’amaro in bocca ed una strana sensazione di alchemica indifferenza.
La moglie perfetta, noir che non si ricollega alla trilogia ma che contiene passi e considerazioni che in qualche modo lasciano agganci, recupera un po’ di sostanza ma, alla fine, non riesce a togliersi di mezzo quella granitica sensazione di rivelazione tortuosa ed impacciata della storia.
Costantini risulta impacciato e tortuoso, come se volesse dare al noir una patina di ardita consapevolezza, ma difficile da digerire (nel senso di audace consapevolezza per lui, ma di difficile digeribilità per noi).
Fila via che è una meraviglia quando si tratta d’indagare sulla morte di Victor Bonocore, ma diventa una massa poco distinta quando la vicenda finisce nella matassa del vecchio omicidio di Donatella, una ragazza romana uccisa in un ambiente violento ed aggressivo.
Noi abbiamo grande stima di Costantini, e ci fa pure piacere che i suoi libri abbiano un grande successo all’estero, e ci piace pure come si presenta (anche se non abbiamo capito, vedendolo in tv, perché mai dovrebbe averla con Montalbano), ma ci sfugge quella sua personale resistenza a chiudere le sue vicende con un irrisolto nonsense.
Perché è proprio questo che noi avvertiamo.
di Alfredo Ronci
Eh sì, perché i personaggi dello scrittore romano non hanno la consistenza della materia, ma quella di un ectoplasma destinato a tormentarci (anche se sono tormenti che non turbano, ma s’insinuano per poi scomparire).
I primi due volumi della trilogia erano stati un pugno allo stomaco, soprattutto per i lettori italiani, abituati ormai ad un noir poco credibile e assai familiare. Con Costantini il noir si è vestito di un’aurea transnazionale, che ce lo ha fatto amare e rispettare.
Il terzo libro è stata una chiusura ben stabilita, ma molto ripetitiva, della vicenda. E a tratti confusa e lacrimevole. No, il terzo libro, considerando quanto avevamo amato i primi due, ci ha lasciato l’amaro in bocca ed una strana sensazione di alchemica indifferenza.
La moglie perfetta, noir che non si ricollega alla trilogia ma che contiene passi e considerazioni che in qualche modo lasciano agganci, recupera un po’ di sostanza ma, alla fine, non riesce a togliersi di mezzo quella granitica sensazione di rivelazione tortuosa ed impacciata della storia.
Costantini risulta impacciato e tortuoso, come se volesse dare al noir una patina di ardita consapevolezza, ma difficile da digerire (nel senso di audace consapevolezza per lui, ma di difficile digeribilità per noi).
Fila via che è una meraviglia quando si tratta d’indagare sulla morte di Victor Bonocore, ma diventa una massa poco distinta quando la vicenda finisce nella matassa del vecchio omicidio di Donatella, una ragazza romana uccisa in un ambiente violento ed aggressivo.
Noi abbiamo grande stima di Costantini, e ci fa pure piacere che i suoi libri abbiano un grande successo all’estero, e ci piace pure come si presenta (anche se non abbiamo capito, vedendolo in tv, perché mai dovrebbe averla con Montalbano), ma ci sfugge quella sua personale resistenza a chiudere le sue vicende con un irrisolto nonsense.
Perché è proprio questo che noi avvertiamo.
di Alfredo Ronci
Dello stesso autore
Roberto Costantini
Tu sei il male
Marsilio, Pag. 669 Euro 22,00Stavolta gli strilli son giusti. Siamo davvero di fronte al più bel noir da almeno una decina di anni a questa parte. Ma quando un libro prende così forma e delinea un rapporto ancor più concreto col lettore vuol dire che tra le due parti, lo scrittore e chi lo segue, s'instaura un rapporto di condivisione.
La letteratura funziona a questo modo, altrimenti è solo un'avventura di poco conto, una pausa conviviale: in Tu sei il male (che pare sia il primo di una trilogia... e a questo punto che ben venga)
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