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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Andre Dubus

Non abitiamo più qui

Mattioli 1885, Pag. 274 Euro 18,00
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"Sto bene. Presto ci riderò sopra. Sai? Sto lavorando alla filosofia del riso. Si basa sul credere che se stai precipitando nella merda, l'unica risposta è la leggerezza.".

Potrebbe, quest'ultima, essere anche quella calviniana, ma nei personaggi di Dubus la presunta levità è una sorta di ultima ancora, ed una bugia, per non precipitare definitivamente nel baratro.

Rendiamo merito a Mattioli 1885 e in particolar modo a Nicola Manuppelli, che ha curato l'introduzione al volume, per aver 'portato' in Italia Andre Dubus, considerato dai più (e non si scherza) uno dei maggiori scrittori americani del passato secolo. E sulla cui arte bisognerebbe un po' soffermarsi.

Diceva di sé: Poter scrivere in modo indipendente è ciò che mi permette di affrontare il mio lavoro ogni mattina. Se dalla scrittura dipendessero le mie condizioni di vita così come le aspettative di un grosso editore, dubito che riuscirei ad andare avanti.

Infatti non fu mai scrittore famoso, (anche se ebbe vari contatti anche col cinema per la realizzazione di film) e i suoi modi assai lontani dalla mitica allure dell'intellettuale fico (bello l'episodio raccontato dal figlio, pure lui scrittore, che andandolo a trovare in ospedale lo scovò nel bagno intento a scrivere perché c'era troppa gente che faceva su e giù per la stanza).

A Dubus interessava lo scorticamento dell'anima: se il dettaglio in genere è la chiave di lettura di un Carver qui sono le tesserine di un puzzle del cuore ad impazzire. Un cuore a volte straziato e diviso fino allo sfinimento.

Non esiste nella realtà un libro che si chiami Non abitiamo più qui. L'operazione fatta da Mattioli 1885 è stata quella di accorpare tre racconti, nella produzione dello scrittore, che composti in varie epoche, mantengono però gli stessi personaggi e formano una conchiusa rappresentazione dello stillicidio dei sentimenti.

Parlava della monogamia come di una soluzione innaturale. Il cuore è troppo grande per essere intrappolato in una cosa del genere, diceva. Anche il tuo lo è.

Ad una lettura superficiale il libro potrebbe essere visto anche come un 'lucido' trattato sul come mettere le corna. Nel primo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, Hank ed Edith e Jack e Terry sono due coppie, ma per una strana alchimia e per una necessità di sopravvivenza dei rapporti Hank se la fa con Terry e Edith finisce nelle braccia di Jack. Ma nulla cambia, nonostante la conoscenza dei fatti, tra i quattro amici. In Adulterio, il secondo racconto, Edith promette eterno amore a Joe, un uomo di cui si è perdutamente innamorata e che però è destinato a morire per una grave malattia, e confessa l'intenzione di divorziare da Hank. Nel terzo Cercarsi una ragazza in America, si raccontano le vicissitudini di quest'ultimo nel vano tentativo di saziare il suo desiderio per ragazze molto più giovani di lui.

Tranne qualche momento di stanca – il lettore avverte chiaramente la tensione investigativa dello scrittore di non lasciar nulla al caso, soprattutto quando sono le questioni di cuore a farla da padrone – il libro è un formidabile excursus nelle tragedie dell'uomo contemporaneo, incapace non di relazionarsi, ma di trovare un senso finale a questi rapporti.

Un grande libro, un evento, se questa parola non fosse abusata per piccoli accadimenti culturali leggeri come l'aria (e-vento?). Qui si fa veramente sul serio e a ragione si può ben dire che Andre Dubus è stato uno dei maggiori scrittori di short-stories del secolo passato.



di Alfredo Ronci


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Mattioli 1885, Pag. 135 Euro 17,90

Ho già scritto altrove a proposito del trittico di racconti Non abitiamo più qui che Andre Dubus non è stato certo uno scrittore spettacolare, che era lontanissimo dagli effetti speciali, e che era piuttosto uno scrittore sobrio, ma terribile.
Avevo anche scritto che le sue "sono storie normali e amare di rapporti coniugali fallimentari, di vie di fuga, di illusioni, di tradimenti, di gelosie e rimorsi più o meno convinti".

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