RECENSIONI
Sergio Luzzatto
Padre Pio
Einaudi, Pag. 419 Euro 24.00
Diciamocelo sin dall'inizio, forte e chiaro: qui, non si tratta di stabilire una volta per tutte se le piaghe sul corpo di Padre Pio siano state vere stigmate, né se le opere da lui compiute siano stati veri miracoli. Chi cercasse in questo libro la risposta – affermativa o negativa – a domande di tal genere, farà bene a chiuderlo subito (pag. 9).
La puntualizzazione, a ben vedere, arriva praticamente subito, dopo qualche rigo di "suggestione" storica. Ma allora a 'sto punto mi chiedo: perché Luzzatto si è prestato (per fortuna una volta sola in tutto l'ambaradam mediatico esploso dopo l'uscita del saggio) ad apparire in tv, con tanto di libro in mano, sapientemente segnato da post-it, e a discettare sulle presunte stimmate se le stesse, e lo confermiamo anche noi che abbiamo letto con attenzione questo straordinario resoconto, non erano l'elemento chiave della ricerca storica? Sapendo benissimo poi che in una tv come la nostra, tranne rarissime eccezioni (vedi La Grande Storia di Rai Tre o qualche puntatella del subdolo Augias) il resto è spesso filtrato dall'opportunismo politico?
Misteri della fede, ci verrebbe da dire. Ma se lasciamo stare per un secondo la fede ci rimane il disappunto di aver visto uno storico coi fiocchi, autore tra l'altro de Il corpo del duce (Einaudi) e de La crisi dell'antifascismo (libretto, sempre Einaudi, che per la verità non è stato molto considerato, nonostante dicesse verità sacrosante sul perché essere antifascisti di questi tempi... e forse la spiegazione al disinteresse può essere visto in questa chiave) che, avvezzo a ben altre discussioni e problematiche, è dovuto scendere nell'agone baruffesco imposto dai media "orbi di tanto spiro".
Pazienza. Per fortuna lo abbiamo visto una sola volta. Almeno, noi lo abbiamo visto una sola volta, poi non sappiamo...
Torniamo al libro. Indagine straordinaria, puntigliosa e storicamente ineccepibile e che dà l'esatta misura del personaggio Padre Pio. E azzarderemmo una definizione netta e concisa, che Luzzatto non arrischia in fin dei conti, crediamo comunque per una sorta di eleganza accademica – ma che noi ci sentiamo di dare appunto per essenzialità: un frate clerico-fascista. (Lo storico quando parla di clerico-fascismo indica ciò come categoria).
Va fatta una precisazione: l'espressione non carica la figura di Padre Pio di una istanza ideologico-politica che certamente non possedeva. Intendiamo clerico-fascista come momento, questo sì, di opportunismo politico, dove le decisioni dell'uomo religioso appaiono univoche, unidirezionali e se ci si passa il termine, ahimé scontate.
Luzzatto ne segna le vicende fin dall'apparizione delle stimmate che coincidono, pressappoco, anche con le prime scelte di parte: pensiamo all'episodio (anzi alla vera e propria strage) del 14 ottobre 1920 a San Giovanni Rotondo: Il mattino del 14, l'eccidio annunciato: un corteo socialista, un contro-corteo antisocialista, un pugnale sguainato, due esplosioni, la truppa che spara, undici contadini morti sul selciato (tutti appartenenti al campo dei «rossi». Pag.97). Una strage, organizzata da quei reparti di reduci protofascisti, che Padre Pio non esitò a benedire in piazza l'estate precedente sugellando così una dinamica di interesse nazionale e di portata epocale, la lotta senza quartiere fra reducismo e socialismo.
Non intendiamo qui ripercorrere le tappe pregnanti, per certi versi anche emotive, del saggio. C'è davvero tutto: la quintessenza dell'opportunismo littorio nel cavalcare la fama del frate con le stimmate, l'ammirazione di Padre Pio per Benito Mussolini (Egli lavora per i posteri... non voglia Iddio che Egli abbia a mancare e proprio in questo momento – Pag.218), l'affarismo più che decennale di un personaggio ambiguo come Emanuele Brunatto artefice tra l'altro dei primi, ingenti versamenti (frutto della sua attività di mercato nero dell'acool per foraggiare le truppe naziste di stanza in Italia), per quello che poi sarà uno degli ospedali più all'avanguardia di tutta Europa: La Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo.
Insomma, c'è molta materia non miracolista per rivedere la figura di questo "beato" adorato da milioni di persone in tutto il mondo. Di una cosa sono certo: rinforzerà i detrattori dell'idolatria spiccia, ma non sposterà di un millimetro la fede aprioristica di chi crede nelle provvidenziali stimmate.
Ma il lavoro di Luzzatto va ben oltre. E di questi tempi esageratamente confessionali, un'indispensabile boccata di ossigeno.
di Alfredo Ronci
La puntualizzazione, a ben vedere, arriva praticamente subito, dopo qualche rigo di "suggestione" storica. Ma allora a 'sto punto mi chiedo: perché Luzzatto si è prestato (per fortuna una volta sola in tutto l'ambaradam mediatico esploso dopo l'uscita del saggio) ad apparire in tv, con tanto di libro in mano, sapientemente segnato da post-it, e a discettare sulle presunte stimmate se le stesse, e lo confermiamo anche noi che abbiamo letto con attenzione questo straordinario resoconto, non erano l'elemento chiave della ricerca storica? Sapendo benissimo poi che in una tv come la nostra, tranne rarissime eccezioni (vedi La Grande Storia di Rai Tre o qualche puntatella del subdolo Augias) il resto è spesso filtrato dall'opportunismo politico?
Misteri della fede, ci verrebbe da dire. Ma se lasciamo stare per un secondo la fede ci rimane il disappunto di aver visto uno storico coi fiocchi, autore tra l'altro de Il corpo del duce (Einaudi) e de La crisi dell'antifascismo (libretto, sempre Einaudi, che per la verità non è stato molto considerato, nonostante dicesse verità sacrosante sul perché essere antifascisti di questi tempi... e forse la spiegazione al disinteresse può essere visto in questa chiave) che, avvezzo a ben altre discussioni e problematiche, è dovuto scendere nell'agone baruffesco imposto dai media "orbi di tanto spiro".
Pazienza. Per fortuna lo abbiamo visto una sola volta. Almeno, noi lo abbiamo visto una sola volta, poi non sappiamo...
Torniamo al libro. Indagine straordinaria, puntigliosa e storicamente ineccepibile e che dà l'esatta misura del personaggio Padre Pio. E azzarderemmo una definizione netta e concisa, che Luzzatto non arrischia in fin dei conti, crediamo comunque per una sorta di eleganza accademica – ma che noi ci sentiamo di dare appunto per essenzialità: un frate clerico-fascista. (Lo storico quando parla di clerico-fascismo indica ciò come categoria).
Va fatta una precisazione: l'espressione non carica la figura di Padre Pio di una istanza ideologico-politica che certamente non possedeva. Intendiamo clerico-fascista come momento, questo sì, di opportunismo politico, dove le decisioni dell'uomo religioso appaiono univoche, unidirezionali e se ci si passa il termine, ahimé scontate.
Luzzatto ne segna le vicende fin dall'apparizione delle stimmate che coincidono, pressappoco, anche con le prime scelte di parte: pensiamo all'episodio (anzi alla vera e propria strage) del 14 ottobre 1920 a San Giovanni Rotondo: Il mattino del 14, l'eccidio annunciato: un corteo socialista, un contro-corteo antisocialista, un pugnale sguainato, due esplosioni, la truppa che spara, undici contadini morti sul selciato (tutti appartenenti al campo dei «rossi». Pag.97). Una strage, organizzata da quei reparti di reduci protofascisti, che Padre Pio non esitò a benedire in piazza l'estate precedente sugellando così una dinamica di interesse nazionale e di portata epocale, la lotta senza quartiere fra reducismo e socialismo.
Non intendiamo qui ripercorrere le tappe pregnanti, per certi versi anche emotive, del saggio. C'è davvero tutto: la quintessenza dell'opportunismo littorio nel cavalcare la fama del frate con le stimmate, l'ammirazione di Padre Pio per Benito Mussolini (Egli lavora per i posteri... non voglia Iddio che Egli abbia a mancare e proprio in questo momento – Pag.218), l'affarismo più che decennale di un personaggio ambiguo come Emanuele Brunatto artefice tra l'altro dei primi, ingenti versamenti (frutto della sua attività di mercato nero dell'acool per foraggiare le truppe naziste di stanza in Italia), per quello che poi sarà uno degli ospedali più all'avanguardia di tutta Europa: La Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo.
Insomma, c'è molta materia non miracolista per rivedere la figura di questo "beato" adorato da milioni di persone in tutto il mondo. Di una cosa sono certo: rinforzerà i detrattori dell'idolatria spiccia, ma non sposterà di un millimetro la fede aprioristica di chi crede nelle provvidenziali stimmate.
Ma il lavoro di Luzzatto va ben oltre. E di questi tempi esageratamente confessionali, un'indispensabile boccata di ossigeno.
di Alfredo Ronci
CERCA
NEWS
-
9.06.2025
Sellerio
Roberto Alajmo -
9.06.2025
La nave di Teseo
Maria Corti -
9.06.2025
Adelphi
Vladimir Nabokov
RECENSIONI
-
Domenico Conoscenti
Manomissione
-
Han Kang
L'ora di greco
-
Milena Michiko Flasar
Single con criceto.
ATTUALITA'
-
Stefano Torossi
Charles Ives 1874 - 1954
-
Stefano Torossi
Arcangelo Corelli (!653-1713)
-
Stefano Torossi
FRANCIS POULENC 1899 – 1963
CLASSICI
-
Alfredo Ronci
Poco classico? “L’impazienza di Rigo” di Giancarlo Buzzi.
-
Alfredo Ronci
Un maniaco dello stile: “Mania” di Daniele Del Giudice.
-
Alfredo Ronci
Un “piccolo” capolavoro: “Zebio Còtal” di Giulio Cavani.
CINEMA E MUSICA
-
marco minicangeli
La fossa delle Marianne
-
marco minicangeli
The Shrouds
-
marco minicangeli
Una barca in giardino
RACCONTI
-
Luigi Rocca
La città cancellata.
-
Ermes Ronzani
Qui riposa il Toro.
-
Joseph Santella
La mosca