CLASSICI
Alfredo Ronci
Quel peccato veniale diventato storia: “Quelle signore” di Umberto Notari.

La sorte di questo romanzo fu davvero incredibile. Pubblicato nel 1904, in poche centinaia di copie, dopo appena dieci giorni il libro venne ritirato dalla circolazione avendo riportato una denuncia per oltraggio al pudore a mezzo stampa.
Due anni dopo, nel 1906, venne celebrato il processo che si concluse con l’assoluzione del Notari dall’accusa di oscenità. A quel punto, l’autore, si affrettò alla ri-pubblicazione del volume, aggiungendo alla fine gli atti del processo che lo avevano coinvolto.
Apriti cielo, si scatenò il finimondo. Fioccò una seconda denuncia, perché il processo era stato celebrato a porte chiuse e gli atti non potevano essere resi pubblici. A questo punto scoppiò il vero caso Notari. Un gruppo di progressisti vide in questa nuova denuncia un malcelato tentativo di limitare la libertà di stampa in Italia e si preparò, schierando dalla loro ben cinque affermati avvocati, ad affrontare il nuovo processo. Processo che si concluse con il pagamento da parte del Notari di una multa di lieve entità, ma il libro divenne, dopo un vero scontro politico nazionale, un successo editoriale dalle dimensioni vistose (raggiunse l’incredibile cifra di più di mezzo milione di copie).
Cosa aveva dunque di tanto interessante il romanzo, a parte il discorso del processo e della relativa denuncia per oltraggio al pudore? Al di là dei tempi che corrono (tempi relativi perché poi la denuncia fu unica ed il vero contendere divenne quello avvocatizio) Quelle signore è un gradevole resoconto della vita di un gruppo di affermate signore in una casa di tolleranza a Milano.
Notari fa descrivere quello che succede, all’interno della casa, da una piacevole ragazza di nome Marchetta, nome che è tutto un programma, che ci descrive, con ironia e partecipazione, e soprattutto familiarità, di orari, obblighi, tariffe, prestazioni e presentando anche i clienti più interessanti e particolari.
Ma questi clienti sono uomini e hanno tutti lo stesso atteggiamento: … “Ebbene, gli uomini, che nella grande maggioranza sono dei primitivi, amano quest’atmosfera pesante e carica di toni esotici e di esalazioni eterogenee, dove respiri la strada e l’alcova, il conforto e la miseria, la carne sudicia e la carne risciacquata, il tabacco e l’alcool, la donna e la bestia…”.
Per carità, sono toni d’accusa quasi accattivanti (non si sa se i modi ironici di tutto il romanzo, a parte il finale d’appendice, siano dovuti al fatto che oltre non si sarebbe mai potuto andare o se invece è l’arma preferita di uno scrittore che poi, nel corso della sua vita editoriale, avrebbe insistito su questo punto), ma il Notari mostra una certa partecipazione all’evento.
Si dice ancora nel romanzo: “Dal posto di madame Claudia, per mezzo di specchi sapientemente disposti, si dominava interamente il salone di aspetto e il piccolo andito d’accesso alle scale per le quali salivano i “pazienti”, con degli atteggiamenti che allo sguardo di chi li osservava, volevan sembrare disinvolti e sicuri ed erano impacciati e grotteschi. Parevano coscritti quando per la visita medica militare passavano ignudi dinanzi alla commissione medica”.
In realtà, a parte certe descrizioni simil-canagliesche, e certi ritratti di uomini politicamente forti (notevole l’uomo che cammina a quattro zampe e che vuole essere deriso), il resto devìa verso un finale che è tutto un programma e che è stato voluto dal Notari, forse, per stemperare gli accaduti precedenti (Marchetta ha una figlia che muore in circostanze poco chiare).
Quelli erano anni un po’ particolari e che spesso e volentieri vedevano i trascorsi degli uomini attraverso vicende letterarie non di poco conto: pensiamo a Emilia Ferretti Viola che con Una fra tante racconta la storia di una ragazza traviata dalla città e dai suoi ingannevoli splendori. O a Le adolescenti di Mario Mariani, sempre pronto nelle sue analisi di mercato, o addirittura (e noi lo abbiamo verificato tempo fa in un ritratto dell’autore) alle maliziose storie di sessualità di Virgilio Scattolini.
Diciamo questo: i critici hanno avuto spesso la mano pesante sul Notari, affermando che la sua critica a certi comportamenti non era altro che un tentativo personale per attirare l’attenzione del pubblico, ma è anche certo che alcune visioni d’insieme del fenomeno ci restituisce un uomo attento alle sofferenze (in questo caso femminili) e alle problematiche di un mondo non ancora (lo sarà mai) assestato.
L’edizione da noi considerata è:
Umberto Notari
Quelle signore
Otto/Novecento
Due anni dopo, nel 1906, venne celebrato il processo che si concluse con l’assoluzione del Notari dall’accusa di oscenità. A quel punto, l’autore, si affrettò alla ri-pubblicazione del volume, aggiungendo alla fine gli atti del processo che lo avevano coinvolto.
Apriti cielo, si scatenò il finimondo. Fioccò una seconda denuncia, perché il processo era stato celebrato a porte chiuse e gli atti non potevano essere resi pubblici. A questo punto scoppiò il vero caso Notari. Un gruppo di progressisti vide in questa nuova denuncia un malcelato tentativo di limitare la libertà di stampa in Italia e si preparò, schierando dalla loro ben cinque affermati avvocati, ad affrontare il nuovo processo. Processo che si concluse con il pagamento da parte del Notari di una multa di lieve entità, ma il libro divenne, dopo un vero scontro politico nazionale, un successo editoriale dalle dimensioni vistose (raggiunse l’incredibile cifra di più di mezzo milione di copie).
Cosa aveva dunque di tanto interessante il romanzo, a parte il discorso del processo e della relativa denuncia per oltraggio al pudore? Al di là dei tempi che corrono (tempi relativi perché poi la denuncia fu unica ed il vero contendere divenne quello avvocatizio) Quelle signore è un gradevole resoconto della vita di un gruppo di affermate signore in una casa di tolleranza a Milano.
Notari fa descrivere quello che succede, all’interno della casa, da una piacevole ragazza di nome Marchetta, nome che è tutto un programma, che ci descrive, con ironia e partecipazione, e soprattutto familiarità, di orari, obblighi, tariffe, prestazioni e presentando anche i clienti più interessanti e particolari.
Ma questi clienti sono uomini e hanno tutti lo stesso atteggiamento: … “Ebbene, gli uomini, che nella grande maggioranza sono dei primitivi, amano quest’atmosfera pesante e carica di toni esotici e di esalazioni eterogenee, dove respiri la strada e l’alcova, il conforto e la miseria, la carne sudicia e la carne risciacquata, il tabacco e l’alcool, la donna e la bestia…”.
Per carità, sono toni d’accusa quasi accattivanti (non si sa se i modi ironici di tutto il romanzo, a parte il finale d’appendice, siano dovuti al fatto che oltre non si sarebbe mai potuto andare o se invece è l’arma preferita di uno scrittore che poi, nel corso della sua vita editoriale, avrebbe insistito su questo punto), ma il Notari mostra una certa partecipazione all’evento.
Si dice ancora nel romanzo: “Dal posto di madame Claudia, per mezzo di specchi sapientemente disposti, si dominava interamente il salone di aspetto e il piccolo andito d’accesso alle scale per le quali salivano i “pazienti”, con degli atteggiamenti che allo sguardo di chi li osservava, volevan sembrare disinvolti e sicuri ed erano impacciati e grotteschi. Parevano coscritti quando per la visita medica militare passavano ignudi dinanzi alla commissione medica”.
In realtà, a parte certe descrizioni simil-canagliesche, e certi ritratti di uomini politicamente forti (notevole l’uomo che cammina a quattro zampe e che vuole essere deriso), il resto devìa verso un finale che è tutto un programma e che è stato voluto dal Notari, forse, per stemperare gli accaduti precedenti (Marchetta ha una figlia che muore in circostanze poco chiare).
Quelli erano anni un po’ particolari e che spesso e volentieri vedevano i trascorsi degli uomini attraverso vicende letterarie non di poco conto: pensiamo a Emilia Ferretti Viola che con Una fra tante racconta la storia di una ragazza traviata dalla città e dai suoi ingannevoli splendori. O a Le adolescenti di Mario Mariani, sempre pronto nelle sue analisi di mercato, o addirittura (e noi lo abbiamo verificato tempo fa in un ritratto dell’autore) alle maliziose storie di sessualità di Virgilio Scattolini.
Diciamo questo: i critici hanno avuto spesso la mano pesante sul Notari, affermando che la sua critica a certi comportamenti non era altro che un tentativo personale per attirare l’attenzione del pubblico, ma è anche certo che alcune visioni d’insieme del fenomeno ci restituisce un uomo attento alle sofferenze (in questo caso femminili) e alle problematiche di un mondo non ancora (lo sarà mai) assestato.
L’edizione da noi considerata è:
Umberto Notari
Quelle signore
Otto/Novecento
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