RECENSIONI
Craig Davidson
Ruggine e ossa
Einaudi Stile libero, Pag. 271 Euro 11,50![immagine](uploads/tx_orchidata/recensioni_371_fotoprincipale.jpg)
La ruggine sulle ossa degli esseri umani si forma quando il sangue non scorre più sopra le bianche spiagge degli arti.
Il sangue sulla nostra lingua ha il sapore ferroso della ruggine.
Le ossa quando sferragliano per un colpo hanno il suono di un cancello divorato dalla ruggine.
Ruggine e ossa hanno molto in comune.
Ruggine e ossa di Craig Davidson è una raccolta di racconti che ha questi gusti, questi "presupposti": il dolce, l'acre, il vischioso, l'acqueo, il rosso e il nero di tutte le vite degli uomini che calcano pagine di questo esordio letterario.
Il silenzio della solitudine qui è un canto fatto di voci lontane, di speranze perdute, di ricordi passati nel tritatutto dell'impermeabilità dell'animo ferito, il silenzio degli uomini non è mai assenso, semmai assenzio. Assenzio lascivo che fa dormire languidamente la speranza di vivere un "giorno migliore", nelle storie che si avvicendano.
La scrittura di Davidson è di una lucidità agghiacciante nel descrivere i giorni passati dei suoi personaggi letterari, colmi di peccati, "fatti" di rimpianti, spietatamente inquadrati da un sistema sociale e anafettivo che potrebbero far rifiutare loro ogni attimo di esistenza, per un semplice susseguirsi di appagata e rassegnata inedia quotidiana, e che vengono invece combattuti con antica pietas, con un sentimento inconsapevole che alberga in ogni storia, in ogni gesto, in ogni flashback di queste pagine scritte con un'umanità ardentemente viva nel bene e nel male.
Maniaci sessuali, giocatori d'azzardo, pugili, alcolisti, corpi distrutti dall'abbandono, da incidenti mutilatori,... nel giro di vite che ci mostra l'autore ci troviamo difronte ad una varietà di animi doloranti incredibile. Ci troviamo faccia a faccia con lo stupore che il dolore, fisico e psichico, può causare, uno stupore tangibile nei volti che si disegnano nella mente del lettore, volti decisi, duri, talmente scorticati dalla vita da essere di una struggente dolcezza, di un'impagabile tenerezza. I volti di Davidson si arrampicano al cuore, quando non si aggrappano da subito, per non lasciare scampo ai suoi battiti, per rinforzarli fino a farli diventare un sussulto incontrollato.
Storie inventate? Forse, forse inventate dalla penna spietata di quella vita di cui il giovane autore è scrivano attento, critico caustico, arcigno portavoce. Storie che confinano l'una con l'altra, nel rincorrersi dei personaggi per tutte le 271 pagine, che si lasciano ammaestrare per qualche secondo prima di ricominciare a fendere l'aria con zampate possenti.
Una raccolta che morde come i pitbull di Un misero servizio, che colpisce come in Ruggine e ossa, che lascia dilaniati come in Rocket Ride;, una raccolta fatta di qualcosa che va oltre lo scritto che contiene, che coglie un'essenza quasi estatica dell'Uomo per riversarla sull'uomo.
Durante e dopo la lettura non si può far a meno di portare lo sguardo fuori, di allontanarlo dal cruente e grottesco grand guignol di cui ci neghiamo l'esistenza mentre circonda le nostre stanze, le nostre strade e che fatichiamo a chiamare vita. Allontaniamo lo sguardo per far riposare l'Essere da un'immersione nell'Io al quale, forse non eravamo pronti, o forse, anelavamo in segreto.
Ruggine e ossa è una frattura nell'iter tranquillo delle nostre speranze, un monito fatale (non fatalista) che ci ricorda che "tutto può accadere quando meno te lo aspetti", che "non si può sapere che sorte ci toccherà e quando ci toccherà", senza però far vivere con angoscia damoclea la lettura dei racconti, semplicemente come un memento mori che giunge nel momento del trionfo della banalità umana fatta di uffici, famiglia, casa, macchina e che sosteniamo essere il sogno realizzato.
Ruggine e ossa è il canto dell'uomo e del suo scorrere in questo fiume di vite.
di Alex Pietrogiacomi
Il sangue sulla nostra lingua ha il sapore ferroso della ruggine.
Le ossa quando sferragliano per un colpo hanno il suono di un cancello divorato dalla ruggine.
Ruggine e ossa hanno molto in comune.
Ruggine e ossa di Craig Davidson è una raccolta di racconti che ha questi gusti, questi "presupposti": il dolce, l'acre, il vischioso, l'acqueo, il rosso e il nero di tutte le vite degli uomini che calcano pagine di questo esordio letterario.
Il silenzio della solitudine qui è un canto fatto di voci lontane, di speranze perdute, di ricordi passati nel tritatutto dell'impermeabilità dell'animo ferito, il silenzio degli uomini non è mai assenso, semmai assenzio. Assenzio lascivo che fa dormire languidamente la speranza di vivere un "giorno migliore", nelle storie che si avvicendano.
La scrittura di Davidson è di una lucidità agghiacciante nel descrivere i giorni passati dei suoi personaggi letterari, colmi di peccati, "fatti" di rimpianti, spietatamente inquadrati da un sistema sociale e anafettivo che potrebbero far rifiutare loro ogni attimo di esistenza, per un semplice susseguirsi di appagata e rassegnata inedia quotidiana, e che vengono invece combattuti con antica pietas, con un sentimento inconsapevole che alberga in ogni storia, in ogni gesto, in ogni flashback di queste pagine scritte con un'umanità ardentemente viva nel bene e nel male.
Maniaci sessuali, giocatori d'azzardo, pugili, alcolisti, corpi distrutti dall'abbandono, da incidenti mutilatori,... nel giro di vite che ci mostra l'autore ci troviamo difronte ad una varietà di animi doloranti incredibile. Ci troviamo faccia a faccia con lo stupore che il dolore, fisico e psichico, può causare, uno stupore tangibile nei volti che si disegnano nella mente del lettore, volti decisi, duri, talmente scorticati dalla vita da essere di una struggente dolcezza, di un'impagabile tenerezza. I volti di Davidson si arrampicano al cuore, quando non si aggrappano da subito, per non lasciare scampo ai suoi battiti, per rinforzarli fino a farli diventare un sussulto incontrollato.
Storie inventate? Forse, forse inventate dalla penna spietata di quella vita di cui il giovane autore è scrivano attento, critico caustico, arcigno portavoce. Storie che confinano l'una con l'altra, nel rincorrersi dei personaggi per tutte le 271 pagine, che si lasciano ammaestrare per qualche secondo prima di ricominciare a fendere l'aria con zampate possenti.
Una raccolta che morde come i pitbull di Un misero servizio, che colpisce come in Ruggine e ossa, che lascia dilaniati come in Rocket Ride;, una raccolta fatta di qualcosa che va oltre lo scritto che contiene, che coglie un'essenza quasi estatica dell'Uomo per riversarla sull'uomo.
Durante e dopo la lettura non si può far a meno di portare lo sguardo fuori, di allontanarlo dal cruente e grottesco grand guignol di cui ci neghiamo l'esistenza mentre circonda le nostre stanze, le nostre strade e che fatichiamo a chiamare vita. Allontaniamo lo sguardo per far riposare l'Essere da un'immersione nell'Io al quale, forse non eravamo pronti, o forse, anelavamo in segreto.
Ruggine e ossa è una frattura nell'iter tranquillo delle nostre speranze, un monito fatale (non fatalista) che ci ricorda che "tutto può accadere quando meno te lo aspetti", che "non si può sapere che sorte ci toccherà e quando ci toccherà", senza però far vivere con angoscia damoclea la lettura dei racconti, semplicemente come un memento mori che giunge nel momento del trionfo della banalità umana fatta di uffici, famiglia, casa, macchina e che sosteniamo essere il sogno realizzato.
Ruggine e ossa è il canto dell'uomo e del suo scorrere in questo fiume di vite.
di Alex Pietrogiacomi
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