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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Francesco Scardone

Una pizza fuori

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Cristina prende il tovagliolo e si pulisce le labbra. Lo ritrova tutto sporco di rossetto; nello stampo purpureo, briciole dorate della frittura che ha appena finito di mangiare restano incastrate tra i pori invisibili della stoffa.
Ha ordinato una capricciosa con patatine fritte; è la sua pizza preferita, quando la chiede a domicilio alla pizzeria sotto casa, la sorella si ficca due dita in gola fingendo di vomitare.
Luigi ha preso una margherita, ha detto al cameriere di non esagerare con la mozzarella, che la volta scorsa è stato male con la pancia per due giorni-anche se, quest'ultima parte, l'ha tenuta per sé.
Le mani di entrambi sono sul tavolo. Il polso esile di Luigi è stretto dalle dita smaltate di Cristina-ogni falange forma una morbida cunetta di carne pastosa, a prima vista del tutto indipendente dal resto del dito; il pollice di lei sta tambureggiando sulla pelle diafana di lui-vene pallide e scoppiate si snodano lungo il braccio come tatuaggi palpitanti.
Stanno insieme da quasi un anno.
Fidanzati ufficialmente, visto che le famiglie si conoscono e una volta, a Pasqua, sono stati anche tutti insieme a pranzo fuori.
Luigi guarda l'orologio, uno Swatch di discreto livello che gli ha regalato Cristina per i suoi diciotto anni.
-Fa caldo-, dice. -Veramente caldo-, si passa una mano sulla fronte.
Cristina annuisce; si gira, controlla se nei piatti che il cameriere sta portando ci siano le loro pizze.
La sala è quasi vuota; oltre Cristina e Luigi, c'è solo un'altra coppia di quarantenni con bambini al seguito all'altro capo della stanza.
La vibrazione di un cellulare fa tremare tutto il tavolo, si precipitano entrambi a verificare se sia il proprio. E' quello di Cristina.
Ha una notifica su Facebook, l'icona della posta privata lampeggia contro il blu della barra delle applicazioni. La sorella le scrive di dire alla madre che staserà farà tardi, di non aspettarla alzata.
Cristina blocca la tastiera senza rispondere, poggia di nuovo il cellulare sulla tovaglia.
-Tutto ok?-, le fa Luigi.
-Mia sorella-, dice lei.
-Ma qui si muore proprio dal caldo!-, fa lui dopo qualche secondo di silenzio.
Il mento di Cristina è poggiato nella mano aperta, i suoi occhi fissano il quadro della Vergine Maria nella grotta a Betlemme, sulla parete alle spalle del forno. Luigi guarda fuori, in strada, è da un po' che comincia a pensare che la sua miopia debba essere avanzata: quando si fa scuro, deve sempre stringere un po' le palpebre per mettere a fuoco completamente. Ha otto gradi-il peso degli occhiali lascia quasi delle ferite sulla sua carnagione bianchissima-ha provato a mettere le lentine un paio di volte, ma dopo aver rischiato di sfregiarsi l'intera orbita oculare con le unghie, ci ha rinunciato.
Lo stomaco di Cristina brontola. I loro sguardi si incrociano per un secondo, un mezzo sorriso contrae rapidamente le loro bocche.
-L'altra volta non ci hanno messo tutto questo tempo-, sbuffa Luigi.
-Che stanno facendo? Non c'è nemmeno gente!-
Cristina si guarda intorno.
-Infatti, quasi nessuno-, concorda con il fidanzato.
Poi tornano in silenzio.
Luigi si mette a giocare con le posate, Cristina controlla di nuovo il cellulare.
Ok, risponde alla sorella su Facebook. Sfoglia la home.
Luigi comprime un colpo di tosse dentro il pugno chiuso.
-Ho questa cazzo di tosse da più di una settimana. Dovrei proprio andare dal medico-, dice.
-Sì...-, dice Cristina alzando gli occhi dal telefonino-...ti devi proprio far controllare-
Poi ritorna a sfogliare la home.
Pensa che forse si dovrebbe mettere a dieta-la figlia di un'amica di sua madre aveva perso quattordici chili in due mesi-forse, allora, quel top rosa con l'ombelico da fuori potrebbe indossarlo non più solo davanti allo specchio.
Sì, dovrebbe proprio dimagrire, lunedì prossimo comincerà-dopotutto ha già la dieta che le ha scritto la dietologa sei mesi fa, durante l'ultima visita; il foglietto sta ancora attaccato con una calamita allo sportello del frigo, anche se non l'ha mai seguita, se non per un paio di sere.
Vorrebbe piacere ai ragazzi, ecco cosa. Vorrebbe che qualcuno si girasse, nei corridoi, a scuola, e ammiccasse indicando il suo culo con un cenno della testa, scambiando occhiolini con il compagno.
Proprio come fanno con la sorella.
Vorrebbe piacere ai ragazzi, sì.
Vorrebbe mettere quel top rosa. Vorrebbe frequentare le amiche giuste, quelle ok, essere una di loro, una di quelle per cui i ragazzi sbavano.
Il cameriere porta le loro pizze.
-Era ora!-, dice Luigi quando il ragazzo non può più sentirlo.
Cristina taglia la sua in quattro grandi spicchi, li raccoglie uno ad uno e li mangia fino al cornicione, lasciando qualche pezzetto di quest'ultimo solo se troppo bruciato.
Luigi sminuzza la margherita in triangolini microscopici; si aiuta con la forchetta per liberare la polpa dalla mozzarella, se stima essercene troppa; sventra quella pasta gommosa e morbida in mille modi diversi, praticando incisioni in ogni punto possibile.
Hanno provato a fare l'amore l'altro giorno, ma non ci sono riusciti. A dire il vero, è da un po' che ci provano.
O è lei ad essere troppo asciutta, o è lui a non essere a sufficienza duro. Il risultato non cambia.
Alla fine si ritrovano entrambi sulle lenzuola, con le luci spente, a fissare il soffitto.
Le mani di Luigi, allora, si spingono fino al cespuglio disordinato di Cristina, cercano lo spiraglio tra le labbra gonfie e già un po' cascanti e ci ficcano dentro un dito. Non appena il dito entra, di solito è l'indice, Cristina fa un piccolo sobbalzo, scatta in avanti con la testa, come se si fosse fatta male, poi il dito va avanti e indietro e lei si lascia cadere sul cuscino, a volte chiude gli occhi, Luigi si chiede se non stia dormendo.
Dopo un po' che è lì, dentro di lei, con quell'unico dito a scavare nelle pareti asciutte-cavernose, gli viene sempre da pensare-della sua vagina, si tira fuori e si mette con le spalle alla parete. Cristina apre un occhio, se li teneva socchiusi, e spia nell'oscurità ormai non più tanto impenetrabile per la loro vista. Mentre lui si masturba, gli passa il palmo della mano sull'inguine, richiude l'occhio.
Luigi ci mette un po' a farselo venire duro, alla fine schizza mille spruzzi nervosi e stizziti che vanno a schiantarsi in mille direzioni diverse. Qualche volta, la sega gliela finisce Cristina, quando viene, lei va in bagno, ancora tutta nuda, per lavare via il seme dalla mano.
Di solito lo fanno-o meglio provano a farlo, visto che, tecnicamente, almeno stando alle Posta del Cuore che Cristina legge ogni settimana sul Cioè, ancora non hanno avuto quello che si può definire un rapporto completo-a casa di lei. Poi, quando Luigi si ritira, si piazza davanti allo schermo del pc e si masturba con violenza, fino a notte fonda, più volte, anche quando il pisello tutto stropicciato comincia a fargli male nella mano, sfogliando le foto dell'ultima gita, cercando tutte quelle in cui compare Simona, la ragazza che in classe sta seduta davanti a lui, e ripensando a quella volta che, fingendo gli fosse finita una matita sullo zaino di lei, le aveva sfiorato i capelli biondi e riccissimi con la punta delle dita.
Cristina mangia la sua capricciosa con patatine fritte in poco meno di cinque minuti; dopo dieci minuti, invece, Luigi si arrende alla sua margherita che giace sventrate e dissezionata, per metà ancora nel piatto.
-Fa caldo-, dice Luigi.
-Fa caldo-, concorda Cristina.
Chiedono il conto e Luigi paga; mentre aspettano che il cameriere porti il resto, Cristina controlla di nuovo Facebook, nessua notifica.
Poi se ne vanno.
Si salutano sul marciapiede di fronte alla pizzeria; Luigi abita lì vicino, tra poco il padre di Cristina passerà a prenderla.
Si scambiano un bacio sulla bocca, a stampo, forse uno dei due ci mette un po' di lingua, perché, quando si scollano, entrambi si sentono le labbra umide.
-Ti amo-, dice Luigi.
-Ti amo-, dice Cristina.







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