RECENSIONI
Don Winslow
Città in fiamme
HarperCollins, Alfredo Colitto, pag. 399 22,00
“Le donne così belle di solito portano guai”. Una frase chiave per interpretare l’essenza della Città in fiamme, l’ultimo romanzo Di Don Winslow, il maestro del crime novel internazionale. Con grandi libri al suo attivo, dal Potere del cane al Cartello, per citare i più famosi, e con un passato d’investigatore privato esperto di terrorismo, Winslow ha scritto 22 romanzi di successo. Cantore dell’epopea criminale dei cartelli messicani ai confini del Rio Grande, di recente è passato a narrare le storie maledette della East Cost. Come dimenticare l’ottimo Corruzione, ambientato a Manhattan.
Con Città in fiamme siamo nel New England, a Rhode Island in particolare. Sceglie proprio Providence – “la grigia Providence” – per narrare un’altra tragica epopea criminale, quella delle cosche mafiose italiane e irlandesi. Prima unite da una stretta alleanza, poi, per un incredibile casus belli – una donna bellissima e seducente, una sorta di Elena di Troia del XX secolo – nemiche giurate, contrapposte in una guerra sanguinosa senza limiti, dove personaggi contraddittori e sfaccettati, lacerati da profondi conflitti personali, poco letterari e molto reali, si amano, si tradiscono, si uccidono senza pietà, in una spirale autodistruttiva. Una figura, tuttavia, emerge per saggezza e intelligenza, man mano che il tritacarne della violenza mafiosa miete le sue vittime. Si chiama Danny Ryan. È irlandese, ha un suo codice d’onore, ha svolto sempre un ruolo marginale nell’organizzazione criminale, ma sa usare il cervello e, nel crepuscolo, prende il comando di quel che resta. Sarà l’unico che forse la scamperà. Per ora è così, ma per saperlo dovremo leggere i prossimi due romanzi di questa nuova trilogia: Città di sogni e Città in cenere.
Insomma, Città in fiamme, è un romanzo, potente, avvincente, commovente, da non perdere. “Una storia epica a combustione lenta”, lo ha definito Publishers Weekly starred review. E proprio grazie a una scrittura, secca, cinica, caustica, modernissima, che, per Stephen King, Don Winslow è “uno dei più grandi narratori americani di sempre”.
di Aldo Musci
Con Città in fiamme siamo nel New England, a Rhode Island in particolare. Sceglie proprio Providence – “la grigia Providence” – per narrare un’altra tragica epopea criminale, quella delle cosche mafiose italiane e irlandesi. Prima unite da una stretta alleanza, poi, per un incredibile casus belli – una donna bellissima e seducente, una sorta di Elena di Troia del XX secolo – nemiche giurate, contrapposte in una guerra sanguinosa senza limiti, dove personaggi contraddittori e sfaccettati, lacerati da profondi conflitti personali, poco letterari e molto reali, si amano, si tradiscono, si uccidono senza pietà, in una spirale autodistruttiva. Una figura, tuttavia, emerge per saggezza e intelligenza, man mano che il tritacarne della violenza mafiosa miete le sue vittime. Si chiama Danny Ryan. È irlandese, ha un suo codice d’onore, ha svolto sempre un ruolo marginale nell’organizzazione criminale, ma sa usare il cervello e, nel crepuscolo, prende il comando di quel che resta. Sarà l’unico che forse la scamperà. Per ora è così, ma per saperlo dovremo leggere i prossimi due romanzi di questa nuova trilogia: Città di sogni e Città in cenere.
Insomma, Città in fiamme, è un romanzo, potente, avvincente, commovente, da non perdere. “Una storia epica a combustione lenta”, lo ha definito Publishers Weekly starred review. E proprio grazie a una scrittura, secca, cinica, caustica, modernissima, che, per Stephen King, Don Winslow è “uno dei più grandi narratori americani di sempre”.
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