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Il Paradiso degli Orchi
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ATTUALITA'

Stefano Torossi

Antipatici e simpatici

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Tutta colpa di Berio
E’ stato piuttosto buffo, mercoledì 18 alla Dante Alighieri, seguire le variazioni di tono dei relatori: all’inizio di rispettosa circospezione, poi (pur esprimendo stima per l’artista) un po’ più esplicito, e alla fine francamente critico. Insomma, come musicista sarà stato grande, ma come Sovrintendente dell’Accademia di Santa Cecilia, ha proprio toppato. Stiamo parlando di Luciano Berio, il quale risulta reo confesso del fatto che la “Santa Cecilia” del Parco della Musica, con i suoi 2.800 posti, sia l’unica grande sala del mondo senza un organo da concerto.
L’occasione di questa condanna è stata il convegno “Un organo per Roma” organizzato da Giorgio Carnini. Il maestro Carnini, battagliero organista, lavora da tempo perché anche Roma abbia un vero grande organo laico. Ce ne sono, organi, nelle tante chiese della città, ma in disuso, perché, a quanto pare, al dignitoso, austero, mistico organo i parroci preferiscono le suorine con le chitarrine (integrandole nelle occasioni importanti con formazioni di chierichetti con i bonghetti).
Insomma, il grande organo monumentale a Roma manca, come abbiamo visto, proprio dove dovrebbe esserci. E’ successo nel 2002, quando era tutto pronto: Renzo Piano nel suo progetto aveva previsto lo spazio, critici e musici erano in trepida attesa, e pare che ci fossero perfino i contanti. Berio, fresco di nomina, mise il veto, anzi, un arrogante veto (parola di Paolo Isotta). Perché? Nessuno lo sa. Fra le feroci critiche dell’epoca, e forse in loro risposta, spunta una lettera che lui scrisse a Italia Nostra. Sembra la giustificazione di un alunno di prima media.
“Cara Italia Nostra, sì, avrei dovuto spiegare meglio le ragioni che mi hanno portato a sospendere il progetto organo…bla bla…decisione assai sofferta…bla bla…la tragica indifferenza del Vaticano alla musica in genere e all’esecuzione del grande repertorio organistico nelle chiese (vuol dire che era proprio il momento giusto per realizzare un organo laico – nota del Cav. Serp.)…bla bla…l’Accademia sarebbe felice di contribuire alla diffusione del grande repertorio organistico in condizioni più intime di quelle offerte da una spettacolare sala di 2.800 posti concepita per altri usi (in poche parole, secondo Berio la sala è troppo bella e grande per l’organo – altra nota del Cav. Serp.)…bla bla…”. Per chi non lo sapesse l’imputato era l’ultimo di una stirpe di organisti.
Naturalmente affrontare il problema adesso, anche lavorando in agosto quando il Parco della Musica è chiuso, o di notte, è non solo molto più costoso ma anche burocraticamente complicato.
Philip Kleis, rappresentante di un’antica ditta di organari, che era presente, ci ha mostrato una serie di progetti uno più fantastico dell’altro. Funzionali e anche decorativamente bellissimi.
In chiusura abbiamo saputo, con un certo brivido, che un organo nuovo costa sui tre milioni…
A questo punto, visto che era il momento di sdrammatizzare, Carnini, confessando la sua appartenenza alla tifoseria giallorossa, ha invitato Totti perché, dopo l’inaugurazione del nuovo stadio della Roma, passi dalle parti dell’Auditorium per dare la sua benedizione anche al nuovo organo.


                                           
Ciao Gianni
Venerdì 20 al Teatro Studio, una serata di amici per ricordare Gianni Borgna, morto un anno fa. Elenco foltissimo di invitati. La serata, bisogna dirlo, si è trascinata; un po’ per la mosciaggine del presentatore Barlozzetti, un po’ per la discutibile idea di affidare ad attori, anche se bravi, lunghe, troppo lunghe letture di poesie e pagine di libri, alcuni dei quali decisamente sul funereo. Basti dire che per ultimo è stato scelto un brano del “Pasticciaccio”. Già Gadda in generale è pesante, immaginarsi la dettagliata ricognizione, a inizio romanzo, del commissario Ingravallo sul cadavere della vittima.
Ci sfugge proprio ogni possibile nesso con Borgna e il suo sorriso.
Per fortuna ci ha consolato qualche buon intervento musicale; soprattutto la voce di Miranda Martino, che, anche se ha un’età veneranda che non vi sveliamo, mantiene tutta l’intonazione, il calore, il colore e soprattutto la potenza di una volta.
Ma la curiosità di tutti, fortemente venata di malignità, era di vedere con che faccia si sarebbe presentato il Presidente della SIAE, Gino Paoli, atteso come ospite d’onore per cantare in duo con Danilo Rea. C’era chi sosteneva che mostrandosi avrebbe testimoniato la propria estraneità ai fatti che sappiamo. E chi invece che non farsi vivo era un segno di estrema cautela, se non di vera e propria coda di paglia.
In ogni caso il Maestro non si è fatto né vivo né morto, e Rea ha suonato, peraltro benissimo come il suo solito, ma da solo. Crediamo che nei prossimi giorni ne vedremo delle belle. O delle brutte.


Un fenomeno
Classe 1938. Una voce più precisa di un bisturi. Interpretazione e ironia che sfidano il mezzo secolo, e oltre. Un repertorio di canzoni che avevano già in partenza tutte le doti per diventare quei successi che sappiamo: temi orecchiabili, astuti riferimenti a stagioni e piccoli fatti personali che non perdono mai di attualità. Infatti a ogni estate torna “Abbronzatissima”, a ogni inverno “Sul cocuzzolo”, e dovunque ci sia una festa, “I Watussi”.
Lunedì 23 eravamo al suo concerto al Teatro Roma. Sul palco, anche la ex moglie, ex compagna di successi, ora ritornata a cantare con lui: Wilma Goich, più un bel gruppo di solisti. Due ore intense che ci hanno lasciato senza fiato e pieni di ammirazione.
Il nome? Scommettiamo che non serve.




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