Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina

Il Paradiso degli Orchi
Home » Cinema e Musica » Chicche su chicche e super chicche per un maturo leone: LIFE JOURNEY di Leon Russell.

Pagina dei contenuti


CINEMA E MUSICA

Pina D'Aria

Chicche su chicche e super chicche per un maturo leone: LIFE JOURNEY di Leon Russell.

immagine
Non ci sono poche sorprese nel cd di Claude Russell Bridges detto Leon Russell. Ora si potrebbe pensare a testi  escogitati di fresco e new groove, invece, troviamo delle vecchie canzoni rifatte magistralmente con quel tocco di sapiente e matura disinvoltura di un vecchio, sempre ruggente, leone di gran classe. A me Russell piace da sempre, dagli anni ’70, quando ho cominciato ad apprezzarlo e mi va, anche se c’entra poco con la recensione, di ricordare un altro outsider che viveva a Positano, ma come Russell era capace d’inventare un rock poetico e diverso dallo scream, dalla west coast, dal canteen etc… Sto parlando del red hippy Shawn Phillips; credo che Phillips e Russell siano stati unici di uno stile rock impalpabile e irripetibile e molto personale, vuoi per la ricerca musicale, vuoi per le voci: sognante, ma penetrante e ultrasonica quella di Shawn, ruvida e potente quella di Leon. Mi fermo con la digressione e tornando in quel di Lawton città natale di Leon Russell nel 1942, ma passando per OklaomaCity e in particolare per Tulsa dove nacque il Tulsa sound che ha caratterizzato molti artisti, ricordo che J.J. Cale e tanti altri si sono accompagnati al Nostro, avvantaggiandosi di una strepitosa e originale collaborazione, basti peraltro evocare Joe Cocker, Elton Jhon, Bob Dylan, J.Lennon e via discorrendo. E’ così ricca la carriera di Leon Russell che vengono in mente diversi momenti degli ultimi 60 anni di musica e allora prendiamo di petto  questo splendido album e cominciamo ad ascoltare Come on my kitchen, un pezzo seventies’ che mantiene intatto il suo mood; il ragtime diventa più raw & pure, la slide guitar si trascina sotto un pianoforte che invita appassionatamente a entrare in cucina…  E poi si balla con Big lips, un brano twist che piroetta sul blues e si scianca nel boogie: che bella invenzione quando si sa far musica in tutte le lingue e in tutte le salse! Il classicone irrompe intenso con gli accordi di Georgia on my mind : versione nasale senza il do di petto, ma naturalmente l’interpretazione è a dir poco gloriosa e stupefacente, con l’aggiunta di un’orchestrina jazz che sembra uscita all’improvviso dal buio di un pianobar per rendere magico, divertente e ancora ballabile, l’insieme. That lucky old sun è bellissima, romantica da indossare nel cuore: un blues della notte esistenziale che saluta il sole a mano a mano che la cura musicale si fa ascendente e corale e qui le voci sottendono magnificamente. Ricordate Fever cantata dalla mitica Peggy Lee? Leon Russell rende più ritmico il lato hipster del brano e imprime qua e là valenze hippy un po’ flash che si camuffano immediatamente e si mescolano con intenzioni più orchestrali; wow!, l’interpretazione è semplicemente geniale. Riuscite con la macchina del tempo a far un altro balzo indietro? Avete presente la voce melodiosissima in falsetto della dolcissima Sara Brightman nel musical The Phantom Of The Opera mentre articolava Think of me?  Il tono di Leon Russell è più malinconico: il rimpianto per chi non c’è più è un grosso nodo in gola in quanto l’oggetto dell’amore è perduto, ma il lascito amoroso e sentimentale è immenso. Anche Ella Fitzgerald e Frank Sinatra cantavano I got it bad and that ain’t good ; il tocco del leone però, rende più graffiante il simply jazz e gli slow steps rappresentano la marcia da affrontare se le cose vanno nel verso sbagliato: allright, allright! I’m afraid the masquerade is over come un film sdolcinato che s’insinua e cattura perchè a suo modo emozionante e curioso, è un brano tipicamente easy listening: credetemi non guasta in queste combinazioni e se poi la nostalgia, i suoni da colonna sonora, notturna, sofferta eppure leggera, proseguono, significa che stiamo già ascoltando I really miss you – l’ultimo lento in pista - .A questo punto il nutrito ensemble messo su da Leon Russell con NY state of mind, rappresenta l’amalgama giusto per il narratore/poeta che non può fare a meno di New York e del blues. Thank you thank you!! Poi il tono più roco si fa dimesso ed è la volta di Fool’s paradise. Per il gran finale non poteva mancare Down in Dixieland cioè l’amore per la Louisiana e lo street’s jazz. C’est tout !!

Leon Russell

Life Journey


IMS Caroline 2014



CERCA

NEWS

RECENSIONI

ATTUALITA'

CINEMA E MUSICA

RACCONTI

SEGUICI SU

facebookyoutube