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Il Paradiso degli Orchi
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DE FALSU CREDITU

Sipio Slatevich

Frocissimo

Melonia edizioni, Pag. 167 Euro 14,00
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L'editoria gay batte grancassa. Dopo i successi di Alessandro Cecchi Paone Elementi di critica omoerotica (edizioni Ciulo d'Alcamo), chiaro riferimento agli Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli, ma "sfrondati" dall'ossessione tutta frivola di veder froci dappertutto, invece qui imparentati con la frequentazione "mista", la commedia brillante di Daniele Capezzone Il bisessuale non è casuale(radical chic press) e il saggio, delle edizioni Paolinie, di Pecoraro Scanio La bisessualità come arma a doppio taglio (per la verità osteggiato pubblicamente dal libello, circolato per molto tempo solo nelle librerie Feltrinelli, ma ora diventato quasi un caso nazionale, E che nel culo lo prendo solo io? di Ando Lometto – che si sospetta sia opera del caro Busi perché il Celestino Lometto fu personaggio di prima grandezza nel suo indimenticato Vita standard di un venditore provvisorio di collant) ora arriva, già annunciato da una tamburellante campagna pubblicitaria (artefici di questa, tra gli altri, gli stilisti Fessi&Gabbati con cartelloni raffiguranti un uomo in latex circondato da cinque valchirie palestrate che lo inchiodano ad un marciapiede) il romanzo evento di Sipio Slatevich Frocissimo (mi raccomando la dizione esatta: la doppia esse è sibilata, come quando si pronuncia Ièsi – la "è" è quella di caffè).

Già alla sua decima edizione (si parla di un milione di copie vendute e la possibilità di un film diretto da Ferzan Ozpetek e interpretato, tra gli altri, da Massimo Ciavarro nella parte del prostituto attempato ed esperto di sadomaso, da Colin Firth nel ruolo del malefico "rosciomalpelo" e da Gabriel Garko nel ruolo del protagonista) il libro è un'inquietante discesa negli inferi del marchettismo più sfrenato.

Si legge a metà del capitolo primo,dopo un "intro" decisamente soft e all'acqua di rose: Ferdy ciondolava nervosamente nella dark room odorosa di piscio. I quattro membri posti, rispettivamente, all'altezza della bocca, nel didietro, uno nella mano sinistra e uno nella mano destra, svettavano come vessilli durante la festa dell'Arma dei carabinieri. Pag.23.

A riguardo si è espresso il critico Arnoldo Colapoeti sulle pagine di Republica: nell'era delle giuste rivendicazioni e delle battaglie per le convivenze, il libro di Slatevich apre la porta alla dinamica del confronto, ma non del compromesso. Le figure laide e perverse del suo Frocissimo (quanta aurea pasoliniana nel personaggio del prostituto attempato che, preso dalla nostalgia dei tempi andati, si lascia sconvolgere dal ritratto domenicale di un laghetto a ridosso della capitale che gli suggerisce il ricordo delle marane pre-industriali) appartengono non solo al nostro immaginario, ma al nostro vivere politico.

Come non essere d'accordo col critico letterario e televisivo: Roberto poi, il personaggio principale, sempre vivido nelle guittezze a volte surreali e a volte teatrali del suo incedere, è emblema di un riscatto generazionale. Nella caleidoscopica imago che lo rappresenta vediamo la storia del costume, e perché no, anche del velatismo oscurantista del nostro paese chiuso nella cinta di un cattolicesimo reazionario: eccolo dunque assurgere ai fasti rivistaioli delle serate sabatine della nostra Tv, tra una imitazione di una Carrà che amoreggia da Trieste in già, di una Mina che, con timbri chiaroscurali, confessa che l'importante è finire, di un Renato Zero che, splendente come una madonna apparsa a contadinelli spauriti, rammenta i migliori anni della sua vita.

Frocissimo è un atto di coraggio. In un paese che, giustamente, decreta il successo di un libro come Gomorra, le dieci edizioni di questo romanzo testimoniano la crescita di un paese che finalmente ha lasciato alle spalle il bigottismo medievale delle gerarchie ecclesiali e non solo.







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