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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

James Ellroy

Il sangue è randagio

Mondadori, Pag. 859 Euro 24.00
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Stavolta non ce l'ho fatta ad arrivare alla fine del libro. A pagina 588 mi sono fermato. Tanto è uguale. Perché stavolta il più grande scrittore al mondo (lui si definisce così e personalmente sono quasi d'accordo) l'ha un po' fatta fuori dal vaso, per esprimerci in modo colorito. 859 pagine, dico 859, per dirci cose che avrebbe potuto sintetizzare in meno della metà. Per carità, solita, strabiliante capacità di stupire, fraseologia dirompente (grandissimo il traduttore Giuseppe Costigliola), invenzioni lessicali. Un trama a strattoni; inizia, si ferma, zompa da un punto all'altro, riprende, torna indietro. Ma, ripeto, con meno della metà delle pagine avrebbe dato degno seguito al suo ultimo capolavoro Sei pezzi da mille; chiudendo la maestosa trilogia sull'Amerika col K in bellezza. Stavolta gli anni sono quelli dal 1968 al 1972. Un quadriennio in cui la checca a capo dell'FBI Edgar Hoover e i suoi scagnozzi segreti, gli assassini dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King, le provano tutte per infiltrare i movimenti di rivendicazione afro-americana, i negri, come direbbe Ellroy; da quelli delle Pantere Nere a quelli del Fronte di liberazione Mau-Mau. E ci riescono. Vogliono screditarli facendogli fare la guerra fra di loro; spianano loro la strada per farli spacciare e auto finanziare con la roba. Nel mucchio dei personaggi, stavolta assurgono a protagonisti il negro infiltrato ex poliziotto e omosessuale Marshall E Bowen; la lesbica ed enigmatica pasionaria rossa Joan; il novizio Crutch che si ritrova a fare lo spione (e il voyeur, visto che gli piaceva tanto) per il francese Meplede e Dwight Holly e l'Amerika di Nixon l'imbroglione, di Kissinger che di lì a poco escogiterà l'Operazione Condor per distruggere alla radice i militanti guerriglieri sinistrorsi del sud America e dare via libera ai massacri Videliani argentini e pinochetiani cileni.

C'è la mafia che vota Dick Nixon l'imbroglione e tenta di farsi spianare la strada in centro America, ad Haiti, per tirar su Casinò e avere via libera con l'ero. C'è il vudù; galline sgozzate, amuleti, erbe allucinogene, zombi che camminano sotto effetto di sostanze sconosciute. C'è il solito spaccato in cui ogni singolo essere umano è nello stesso tempo un fottuto merdoso e un potenziale angelo, una carogna e un salvatore; un eroe e un derelitto. C'è una storia di un furto di smeraldi con cui si apre il libro, che sparpaglia durante tutto lo svolgimento e che non sapremo come finisce; primo perché non l'ho finito, secondo perché anche se lo avessi letto non ve l'avrei detto. Ci sono i soliti razzisti bianchi e riccastri di Hollywood che foraggiano le formazioni di estrema destra in un'epoca in cui la filosofia della supremazia yankee sancita per legge era da poco stata abolita. Però. Però c'è troppa carne al fuoco, ci sono troppe iperbole, ci sono sconfinamenti e ripetizioni: troppi dialoghi registrati fra la checca razzista che schecca e il suo poliziotto preferito, troppa introspezione lì dove bastava un po' d'azione in più, troppa azione lì dove bastava un momento di riflessione aggiuntivo.

Peccato. Il re della letteratura statunitense poteva chiudere in bellezza il suo mega progetto di ripercorre gli anni più bui della storia dell'umanità (quelli dall'assassinio di Kennedy al definitivo sfracelo dei movimenti di liberazione afro-americana: 1962 – 1972). Anni dopo i quali il Medio Evo della razza si è riaffacciato prepotente e, oggi, la conseguenza è ben presente davanti ai nostri occhi: Joseph Ratzinger, Silvio Berlusconi, Vladimir Putin, Tony Blair/Gordon Brown/Cameron – un'unica persona, la BP petroli, la Monsanto, la Kraft, le varie multinazionali farmaceutiche, i governi israeliani, tutti i governi integralisti islamici di ogni latitudine; Hamas, i Talebani, i comunisti cinesi che non se ne vanno dalla storia, Nicolas Sarkozy, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario, le mafie in doppiopetto, il Venezuela di Chavez e, naturalmente, Obama con le sue famiglie di inquietanti finanziatori alle spalle. Peccato.

Fatemi un favore. Chi riesce ad arrivare in fondo può mandarmi una mail qui e dirmi come finisce, se non gli arreco troppo disturbo. Grazie.









di Adriano Angelini


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Stile libero - Einaudi, Pag. 886 Euro 22,00

Eccoci di nuovo a parlare di Ellroy. A dire la verità era da parecchio tempo che non affrontavamo “l’arte” dello scrittore statunitense. Un po’ per pigrizia (è vero, mettiamoci anche questo), un po’ per distrazione e un po’ perché capita anche che ci si possa confondere e scambiare una cosa per un altra.

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