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RECENSIONI

Fabio Delizzos

La cattedrale dell'Anticristo

Newton Compton, Pag. 285 Euro 9,90
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Seconda prova narrativa per Fabio Delizzos, autore Newton già recensito da noi con il suo libro La setta degli alchimisti. Qui siamo nella Torino del 1888, e il protagonista del romanzo è niente poco di meno che Friedrich Nietzsche, filosofo e scrittore tedesco, padre del nichilismo e di tanti controversi libri come Così Parlò Zarathustra. L'uomo è nella città piemontese perché sta scrivendo una delle sue opere più dirompenti: L'anticristo.

Delizzos lo descrive come un uomo mite, ingenuo, burbero e socievole quanto basta. L'unica amicizia che si è permesso di fare in quel primo periodo torinese è con un cameriere adolescente di nome Prospero che ha la mania di annotare sul taccuino delle ordinazioni i discorsi dei clienti. La seconda sarà con un colonnello dei Carabinieri (l'altro protagonista del libro); Puras. In città, da un po' di tempo, si susseguono strani fatti. Bambini appena nati spariscono. Un cardinale, di nome Martini, viene ritrovato ucciso. Un uomo, forse un mendicante, compare davanti casa di Prospero e della sua vicina Maria (che poi verrà ritrovata uccisa); ha delle foto in tasca e un oggetto che sembra un timbro con uno stampo a forma di serpente, ma ha anche un'altra caratteristica; il suo corpo luccica, un biancore luminescente come un neon.

Gli ingredienti per rendere avvincente il libro di Delizzos ci sono tutti. La scrittura sobria e semplice dell'autore danno al romanzo un'atmosfera a tratti fiabesca, altri in linea con certa letteratura del tempo (tardo ottocentesca). I temi trattati in questa Cattedrale dell'Anticristo sono per loro natura complessi e filosoficamente impegnati, qui c'è il tentativo di semplificarli per il lettore comune; c'è anche il tentativo di togliere a Nietzsche quella fama di ideologo del nazismo razzista pan germanico che in molti hanno tentato di affibbiargli. Il filosofo tedesco nella storia è in combutta con i volkisch, la setta di tedeschi che si rifanno a un certo gnosticismo e di cui fa parte anche sua sorella, Elisabetta. Essi lo vorrebbero coinvolgere, vorrebbero farlo aderire ai loro folli disegni che mirano ad abbattere il Cristianesimo della Chiesa di Roma (secondo loro discendente diretto dell'ebraismo monoteista) e ripristinare il vero Cristianesimo, quello dei testi gnostici che si basano sui Vangeli apocrifi (tipo quello di Tommaso) e che vorrebbero la razza ariana dei nordici superiore a quella impura degli ebrei che avrebbe contaminato le altre razze.

In realtà Delizzos fa spiegare molto bene a Nietzsche qual è il suo pensiero: lui non è affatto anti semita, lui contesta agli ebrei gli stessi difetti dei volkish, dei cristiani, di tutti coloro che si sentono portatori di una verità assoluta; loro si sentono il popolo eletto da Dio, dov'è la differenza con gli ariani che si sentono la razza superiore; non fa una piega.

A volte, proprio per la complessità dei temi, i dialoghi risultano troppo didascalici. In effetti è un lavoro enorme quello di far quadrare trama, azioni e coerenza filosofica. Non contento, Delizzos inserisce un ulteriore elemento al termine della storia; la presenza della Sacra Sindone, rubata dal Museo Egizio (perché scambiata con una mummia) e nascosta sotto la Mole Antonelliana che, ci fa sapere l'autore, in principio l'architetto Antonelli aveva costruito come sinagoga ma poi, essendo troppo alta, non aveva più incontrato il favore della comunità ebraica.

Per chi è amante del genere, il libro scorre via e vi trascina fino all'ultima pagina. Altri forse lo troveranno troppo ambizioso. Se c'è una critica che mi sento di fare è quella della troppa carne al fuoco. Con il rischio non tanto di confondere ma di non dare esaurenti spiegazioni a ogni tema trattato. Delizzos ci parla della guerra segreta fra cristiani e gnostici, fra ariani ed ebrei, fra un Nietzsche desideroso di veder annientato il Cristianesimo che non lasciava venir fuori l'uomo nuovo (forte e potente, il cosiddetto "superuomo" che potesse superare per sempre la condizioni di tragicità e impotenza che la religione cattolica sembra invece voglia mantenere intatta per poter meglio dominare le masse) e i padri fondatori del nazismo che verrà, che desideravano cooptarlo e portarlo a tutti i costi dalla loro parte. Di sicuro Delizzos riesce in una cosa; a convincerci che il filosofo tedesco non era né razzista, né antisemita: e non è poco.



di Adriano Angelini Sut


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