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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Maurizio Cometto

La classifica corretta

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Prima Italia, seconda Francia, terza Polonia, quarta Germania.

Questo scrive papà sulla classifica finale nell'album delle figurine.

Io non ci credo. L'Italia è forte, ma il Brasile è più forte. Papà dice che se l'Italia gioca come contro l'Argentina, vince.

Davide mi chiama da sotto. Sta tirando calci al pallone contro il muretto. Scendo e giochiamo uno contro uno.

Dopodomani devo andare in ospedale.



Italia-Brasile. Guardiamo la partita in cucina. C'è papà, c'è mio fratello.

Davide guarda la partita a casa sua.

Segna subito Rossi. Pareggia Socrates, con un tiro dalla linea di fondo campo. Colpa di Zoff, dicono.

Segna di nuovo Rossi. Finisce il primo tempo. Due a uno per l'Italia.

Mamma mi prepara un panino con la Nutella. Esco sul balcone e vedo Davide dall'altra parte del cortile, sul balcone di camera sua. Anche lui sta mangiando un panino.

Lui non sa che devo andare in ospedale. Non l'ho detto a nessuno.



Vince l'Italia tre a due. Una partita incredibile. Decidiamo di rivederla, danno la replica su Telemontecarlo.

Fuori il sole sta scendendo. C'è una luce calda, arancione. Avrei voglia di uscire a giocare con Davide, a far finta di essere Paolo Rossi.

Ma sto in cucina a rivedere la partita, con papà e mio fratello.



A Davide mancano solo tre figurine per completare l'album. Un giocatore polacco, Zmuda, uno dal nome impronunciabile del Kuwait, e uno neozelandese.

A me ne mancano venti, tra cui proprio Paolo Rossi.

Lui non ha compilato il tabellone con i risultati delle partite. Io invece sì. Fino alla classifica finale, con la previsione di papà.

Prima Italia, seconda Francia, terza Polonia, quarta Germania.

Non finirò l'album. Domani devo andare in ospedale. Di sera fatico a addormentarmi.



Il pomeriggio tardi vado ancora con Davide da Alberto. Nel grande prato di fronte a casa sua giochiamo a crossare. Alberto sta in porta, io crosso, Davide colpisce di testa.

C'è odore di fieno. La polvere si alza dal cortile percorso dalle galline. Ricky, il cane del papà di Alberto, abbaia legato alla catena.

Neanche Alberto sa che devo andare in ospedale.

Prima di cena ci sediamo sul muretto e guardiamo le figurine. Alberto ne ha comprate di nuove. Me le fa vedere; c'è anche Paolo Rossi.

Ce l'ha doppio.

A lui ne mancano solo più sette.

Potrebbe regalarmelo, ma non mi oso chiederglielo.



Quando vado a dormire papà viene a sedersi un momento sul letto. Mi guarda e sorride. Mi chiede se ricordo la sua classifica finale.

Sì, me la ricordo.

Hai visto che avevo ragione? L'Italia ha battuto il Brasile.

Papà, tu hai sempre ragione.

E allora ti dico che non devi avere paura. Starai in ospedale solo tre giorni. Mi prometti che non avrai paura?

Neanche durante l'operazione?, chiedo.

Durante l'operazione non sentirai nulla perché sarai addormentato.

Va bene, non avrò paura, gli dico.

Bravo. Quando torni a casa guarderemo insieme la semifinale.

Sì. Potrò giocare con Davide e Alberto?

Certo che potrai.

Poi esce dalla stanza e si chiude piano la porta alle spalle. Non è ancora buio. Una luce tenue viene da fuori attraverso le fessure della tapparella.

Chiudo gli occhi ma non riesco a addormentarmi.



Nella stanza all'ospedale ci sono altri due bambini. Hanno un anno più di me. Sono già stati operati, e domani torneranno a casa.

Parliamo dell'Italia. Uno di loro gioca nelle giovanili del Cuneo. L'altro porta gli occhiali e non gli piace il calcio.

Prima di visitarmi i dottori mi fanno sempre ridere. Mentre mi visitano parlano tra loro delle partite. Alla fine mi dicono che è tutto a posto, che domani mattina mi operano.

Non sentirai niente, mi dicono.

Quando l'Italia giocherà la semifinale sarai già a casa a guardarla con papà.



Le luci all'ospedale sono diverse che a casa. Sia quella da fuori, sia quella sul soffitto. Anche i rumori sono diversi.

Non si sentono cani che abbaiano, fuori. Solo sirene, e gente che cammina in corridoio. E i due miei vicini che parlano tra loro.

Anche il mangiare è diverso. Non mi piace tanto. Sembra il mangiare che ci davano all'asilo, dalle suore.

Quello che gioca nel Cuneo fa la raccolta delle figurine. Ha detto che ha Paolo Rossi triplo. Domani mattina suo padre viene a prenderlo per portarlo a casa.

Papà mi porterà la figurina che ti manca, mi dice. Te la lasceremo sul tuo tavolino. Così quando torni dalla sala operatoria e ti svegli, la troverai lì ad aspettarti.

Paolo Rossi che mi aspetta...

Le infermiere dicono che mi è venuta la febbre. Se domani avrò la febbre non potranno operarmi. Io sento caldo.



Una luce improvvisa. Apro gli occhi: un lampo forte, accecante. Sono in ospedale, mi viene in mente.

E' un infermiere con la torcia elettrica. Passa da me, poi gli altri due letti. La stanza è buia, ma la porta è aperta, e il corridoio è ben illuminato.

L'infermiere si avvicina e mi accarezza la testa; io tengo gli occhi chiusi. Dormi, sussurra. Io faccio finta di essere addormentato.

Esce, e dopo qualche istante sento che parlotta con qualcuno. Della partita Germania-Austria, finita uno a zero. Uno scandalo, dice.

Partita combinata.

Cosa vuol dire? Partita combinata... Mi ritorna in mente la classifica di papà.

Italia prima, Francia seconda, Polonia terza, Germania quarta.

Mi riaddormento.



Mi sveglio e ci sono i dottori. Stanno trafficando con il mio lettino. Un infermiere mi misura la febbre.

Non ho più la febbre. Possono operarmi.

Mentre mi trasportano verso la sala operatoria parlano ancora di Italia-Brasile. Della parata di Zoff sulla linea. Di Paolo Rossi che si è svegliato.

La figurina di Paolo Rossi che troverò sul tavolino dopo l'operazione.

Di fianco al lettino cammina Giulio. Giulio è un parente di mamma, e fa l'infermiere in un altro reparto. E' venuto a salutarmi.

Mamma e papà stanno dietro il lettino.

Non riesco a smettere di tremare leggermente. Penso a quando potrò di nuovo a giocare a crossare, con Davide e Alberto. Alla semifinale dell'Italia che vedrò a casa, con papà.

Dopodomani.



Ci sono quelle luci che mi accecano. I dottori hanno una mascherina verde sulla bocca, e delle cuffiette sulla testa. Parlottano tra loro.

Le semifinali saranno Italia-Polonia e Germania-Francia. Uno dice che la Francia andrà in finale. Un altro che la Germania è sempre la Germania.

Prima Italia seconda Francia terza Polonia quarta Germania.

Sento pungere su un braccio. Degli aghi. Un dottore mi guarda come per parlarmi, ma sorride solo, e non dice nulla.

La luce diventa insopportabile. Gli occhi mi si chiudono. Prima Italia seconda Francia terza Polonia quarta Francia.

Non lasciarti andare. E' pericoloso. Eppure sprofondo.

Prima Italia seconda Francia terza Pol...



Come puoi essere dove sei adesso?

Come puoi vedere le semifinali prima ancora che le giochino?

L'Italia ha vinto i Mondiali. Come ha scritto papà nell'ultima pagina dell'album delle figurine. Papà sa sempre tutto.

Nel prato davanti a casa di Alberto. Ricky abbaia legato alla catena. Tu crossi, Davide di testa, Alberto si tuffa e para sulla linea.

Come Zoff contro il Brasile. Parata sulla linea. L'Italia è in semifinale.

La figurina di Paolo Rossi è ancora sul tavolino. L'hai dimenticata lì. Non sei riuscito a completare l'album delle figurine.

In cucina a guardare la semifinale contro la Polonia. Poi la finale, contro la... Contro la...

La finale terzo-quarto tra Polonia e... Tra Polonia e...

Paolo Rossi capocannoniere. Questo è sicuro. Paolo Rossi capocannoniere.

Come puoi essere dove sei adesso?

Come puoi vedere le semifinali prima ancora che le giochino?

Come puoi conoscere la classifica finale dei Mondiali dieci giorni in anticipo?

Papà ha ragione.




Quando riapro gli occhi sento subito bruciare, proprio lì. Però rimango fermo. Non ho il coraggio di guardare.

La mamma e papà mi sorridono, ma sono ancora tesi.

Giro piano la testa. I due letti accanto al mio sono vuoti. Fuori splende il sole.

Ho un ago piantato nel braccio sinistro.

Dal corridoio si sentono le voci degli infermieri che scherzano tra loro.

Più tardi arrivano i dottori. Mi visitano e poi annuiscono. Domani torni a casa, mi dicono.

Uno mi dice: guarda chi c'è qua. Tiene in mano una figurina. Me la mostra: Paolo Rossi.

Posso tenermela?, scherza.

Scuoto la testa. E' mia, penso. Me l'ha regalata il mio amico che gioca nel Cuneo.

Non riesco a dire nulla.

Il dottore me la porge, io tiro fuori il braccio dal lenzuolo, allungo la mano e la prendo.

E' mia, penso.



Il Mondiale non finisce esattamente come ha scritto papà nell'ultima pagina dell'album delle figurine.

Vince l'Italia, terza la Polonia.

Ma seconda arriva la Germania, non la Francia.

E quarta la Francia, non la Germania.

Paolo Rossi è diventato capocannoniere.

Sono sul balcone della cucina, sul pomeriggio tardi, quando lo faccio.

C'è una luce arancione sui tetti e sui prati, l'aria è tiepida, in lontananza sento Ricky abbaiare.

Apro l'album delle figurine alla pagina dell'Italia.

Tiro fuori la figurina di Paolo Rossi. La guardo ancora un attimo. Stacco la pellicola col numero sopra, attacco la figurina nel suo riquadro.

Paolo Rossi capocannoniere, penso ancora, ammirandolo.

Poi apro l'album all'ultima pagina. Impugno il lapis rosso.

Francia seconda. Tiro una riga sopra Francia, e di fianco scrivo: Germania.

Germania quarta. Tiro una riga sopra Germania, e di fianco scrivo: Francia.

In quel momento Davide esce dal portone di sotto, e calcia il pallone con violenza contro il muretto.

Getto l'album delle figurine in uno scatolone, e mi butto a capofitto giù per le scale.





Maurizio Cometto



E'nato a Cuneo il 29.09.1971. Nel marzo 2006 è uscito il romanzo Il costruttore di biciclette Nel settembre 2008 la raccolta di racconti L'incrinarsi di una persistenza e altri racconti fantastici...

Nel maggio del 2011 il romanzo per istantanee Cambio di stagione. Collabora con le edizioni 'Il Foglio', per cui ha pubblicato tutti i suoi libri.

Laureato in Ingegneria Meccanica, vive a Collegno.







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