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Il Paradiso degli Orchi
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Stefano Torossi

Nuovi e vecchi tromboni.

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Occhio (!) al pateticissimo video FB di Bocelli che imbraccia la chitarra a Times Square (New York) e ci regala un’imbarazzante versione di “Mamma”. Interpretazione caricata di tutta la pesantezza tipica del tenore d’opera, preciso nel piazzare gli accenti sui punti obbligati, ma purtroppo altrettanto portato a ignorare quelle finezze di anticipi, ritardi, esitazioni e toni intimi che si chiamano swing. Una cosa che dovrebbe essere presente anche quando canti una romanza. Ah, Sinatra!
Nessuna leggerezza, sottigliezza, ironia. Tutto sempre gridato, enfatico, stentoreo. E naturalmente con l’acutone finale (neanche tanto ben riuscito).
 Pare che abbia raccolto cinquecento dollari per i senzatetto. Che sarebbero stati meglio spesi per pagarsi qualche lezione onde migliorare gli accordi bulgari con cui si accompagnava. Proprio un posteggiatore da quattro soldi che non vede dove mette le dita.


Abbiamo poi il guru de noantri, sempre su FB: Povia, che, con la ciocca che gli scende vezzosa sulla gota, tiene saccenti lezioncine su economia, socialità, immigrazione, schiavitù ai danni dei poveri, su “sesso dappertutto” e su insicurezza. Un Savonarola.
E tutto è provocato dalle due più grandi piaghe del potere: razzismo e antirazzismo (dichiara testuale, ancorché insensato). Poi canta il suo rappetto qualunquista e conclude suggerendo, furbetto, di comprare e diffondere il suo ultimo brano “Chi comanda il mondo”.
A noi sembrava meglio quando “I bambini facevano oh”.


E che dire dello stupore dell’ambiente alto (che sia invidia?) per gli incassi strabilianti di “Quo vado?” Se la gente va e i soldi vengono, vorrà dire che piace e funziona. Ne scandalo ne miracolo. E’ il mercato, ragazzi.
Il successo di un’opera d’arte, moralismi a parte, si misura anche con il denaro. Perfino il ribelle Caravaggio, man mano che la sua fama aumentava chiedeva sempre più scudi per le sue madonne popolane e i santi profani.
E glieli davano.
Il film non lo abbiamo visto, ma abbiamo ancora in mente, e ogni tanto ce la andiamo a riguardare, e ridiamo, e la consigliamo a tutti, la geniale imitazione di Allevi, fatta da Zalone qualche anno fa. Anche questa su FB. Merita.


A proposito di Allevi, quello vero, sappiamo che ha diretto, domenica 10, all’Auditorium della Conciliazione (1.763 posti, sold out, naturalmente), con il Coro dell’Opera di Parma e l’Orchestra Sinfonica Italiana, un intero concerto di composizioni di Bach, Haendel, Orff. E di Allevi.
Un vero tromboncino; prima al pianoforte, adesso pure sul podio.
Di lui Bahrami, un pianista considerato la massima autorità su Bach, dice: “Bach insegna l’umiltà. Non ha nulla di superfluo. Una lezione che il signor Allevi, che si spaccia per un profeta della musica, dimostra di non aver imparato. Ma anche i ciarlatani hanno il diritto di vivere, in democrazia”.
E Vacchi, un critico del quale non si può dire che non sia competente, aggiunge: “…non riesco neppure ad avere opinioni su di lui”.
Magari un tantino snob, ma se i suoi concerti sono pieni come le multisale di Zalone, se vende centinaia di migliaia di CD, come Zalone i suoi DVD, se scrive perfino libri, come Zalone, beh, l’unica cosa che ci viene da dire è che evidentemente anche lui ha azzeccato il bersaglio.


Venerdì 8, guardiamo su RaiDue “Unici”, una raccolta di filmati di Pavarotti in concerto. Anche qui naturalmente viene fuori il tenore, con una voce mille volte meglio di Bocelli, d’accordo, ma con la stessa stentorea pesantezza di accentuazione, la stessa miserevole mancanza di swing.
Certo questo succede quando incautamente lascia il palcoscenico dell’opera dove sa stare benissimo e, troppo spesso, sale su quello pop e si avventura in duetti con colleghi che di sicuro hanno meno voce di lui, ma molta più leggerezza, sottotono e pratica nel ramo.
Bella la sfilza di interviste da cui emerge la sua personalità gioviale, bonaria, amichevole e grassa. Lo sapevamo. E lo conferma lui stesso raccontando leggende di cucina, confessando passioni per parmigiano e salami, e dedicando inni al lambrusco.
E con un’osservazione sincera sulla propria stazza: “Molti dicono che io sono così per una disfunzione. Niente affatto, io sono grasso perché mangio. Tanto”.

Adesso dobbiamo tornare un momento alla scenetta di cui parlavamo prima, dove, dopo una risatina garrula, una mossetta adolescenziale e un isterico colpo ai ricci, l’imitatore si è messo alla tastiera per continuare la presa in giro del Maestro. Ed è a questo punto che si è manifestato un fatto clamoroso.
Zalone suona il pianoforte meglio di Allevi!



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