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CLASSICI

Alfredo Ronci

Un emerito “buffone”: “Fantozzi” di Paolo Villaggio.

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Scriveva, introducendo l’ultimo capitolo del suo personaggio, su Fantozzi totale, l’ormai “senescente” Paolo Villaggio: Sono il ragionier Ugo Fantozzi, che i miei superiori hanno sempre chiamato con disprezzo “Fantocci”, alle volte “Pupazzi” e i miei perfidi colleghi “Scagnozzi” e a Natale “Scagazzi”. Sono qui con la mia signora Pina, che poi è mia moglie. Non bella, ma fedele. Una volta sola ella stessa medesima m’ha confessato d’essersi innamorata di Checco il garzone del fornaio sotto casa. Egli medesimo era un botolo con un culo molto basso infilato in un paio di jeans, due ascelle violacee, perché non si lavava mai e che c’aveva un alito tipo fogna di Calcutta. Alla fine di questa storia io alla mia signora, che poi come avete intuito è anche mia moglie, c’ho domandato: - Ma tu Pina a me mi ami? – lei fecette una pausa e poi mi dì. – Io Ugo… ti stimo moltissimo!...
Basterebbero queste poche righe a concludere la faccenda, ma ovviamente in senso positivo, del ragioniere Fantozzi. Sì perché nel caso di Villaggio, lo scopritore, si è sempre portata avanti la tesi che in fondo la sua letteratura era uno strascico di quella più declarata. Al contrario, alcuni critici più raziocinanti hanno posto l’attenzione sulle dinamiche più strettamente impiegatizie e anche su un uso magistrale e poetico, però falciato dalla pochezza esistenziale del personaggio Fantozzi, dello stile letterario.
Intanto facciamo chiarezza: il libro che stiamo passando e che giustamente lo inseriamo nel nostro percorso dei classici è il primo, quello che uscì per Rizzoli nel 1971 e che, concedeteci i termini, fece man bassa nel panorama editoriale italiano. Si dimentica persino quante edizioni furono stampate, escludendo naturalmente i tascabili.
Ed il primo, però, è un pochino diverso da quello che gli italiani hanno ormai imparato e che è figlio diretto dell’immenso pubblico cinematografico. Per esempio l’alter ego del ragioniere, nelle prime avventure, non è, come si può pensare, l’organizzatore ferale di ogni attività, e cioè l’immaginifico Filini, ma l’altra figura del mondo villaggiano: Fracchia. E poi altre piccole cose che però non spostano di un centimetro l’effettivo risultato editoriale del testo.
Ho detto in precedenza che Fantozzi è stato, nel tempo, riabilitato anche da un punto di vista letterario. E sono partiti anche dei confronti, anche se lo stesso Villaggio diceva del sui libro che… è scritto in italiano “impiegatizio” retaggio della mia lunga esperienza presso un burocratico complesso industriale: di sicuro potremmo citare il Demetrio Pianelli di Emilio De Marchi se non addirittura l’immaginifico Misteri dei Ministeri di Augusto Frassineti.
Per esempio, in un passo decisamente sessantottino dice: In attesa di essere interrogato, fu messo in uno stanzone pieno di contestatori con barba. Parlavano con sguardi ispirati della “tattica della guerriglia nella giunga boliviana”. Fantozzi ascoltava senza capire. Concluse, per suo conto, che a lui sarebbe stata più utile l’arte della guerriglia nei corridoi della ditta con i suoi direttori.
E’ chiaro come attraverso un linguaggio semplice e davvero impiegatizio, si sciorini un contesto totalmente diverso. Riletto oggi offre spunti a non finire (ma le pagine culturali dei quotidiani, anche se le situazioni sono del tutto cambiate rispetto agli anni in cui il testo uscì, sono spesso troppo impegnate nei giri di valzer dei premi letterari), confermando inoltre, intatta, la vis comica che attraverso l’uso dell’iperbole e dell’esagerazione, ha attecchito presto nell’immaginario collettivo, planando poi nel parlato corrente.
Nel fantozzismo sessantottino ritroviamo la Storia del decennio, di più: attraverso la schermatura ironica rileggiamo stralci nel nostro passato che hanno la forza della preveggenza. Come per esempio nel passaggio “politico” in cui… Cominciò poi una discussione tra giovani sulla contestazione studentesca e l’intervento in Vietnam. Fantozzi credeva di essere nel covo della reazione: ma con suo grande stupore si accorse che più quei gran signori erano bardati con orologi Cartier e brillanti (con uno solo dei quali avrebbe vissuto senza patemi d’animo il resto dei suoi giorni) più erano su posizioni maoiste. Ci sembra, in questo caso, che il tutto fa il doppio coi ‘figli di papà’ pasoliniani che combattevano contro gli agenti di polizia.
Si diceva di Villaggio nelle note informative della prima edizione di Fantozzi: Fisicamente assomiglia al cantante Mal dei Primitives e questo spiega la sua fortuna alla Tv italiana. E’ molto snob. E’ figlio di padre ricchissimo ed è per questo che è “a sinistra del partito comunista cinese”. A Roma ha fondato con un gruppo di nobili una frangia di estrema sinistra molto “in” che si chiama POTERE OPEVAIO …
Adatto davvero per un premio Nobel. Ma ormai…




L’edizione da noi considerata è:

Paolo Villaggio
Fantozzi
Rizzoli



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