I Classici

Una scrittrice forse incompresa: “Ieri” di Delia Benco.
Inizio questo lavoro con un dubbio (del tutto lecito in verità): ma le scrittrici della nostra letteratura, quando non erano del tutto accettate, lo erano invece per una sorta di “ritrosia” personale, chiamiamola così invece di una definizione più corposa e “soddisfacente”?

Esempio di narrativa anacronistica? “I fuochi del Basento” di Raffaele Nigro.
Scriveva Walter Pedullà sul nostro autore: … Nigro è impegnato a dimostrare che l’avvenire è già presente in chi crede tanto nei propri ideali libertari ed egalitari da sacrificare per essi la propria vita.

Secondo l’insegnamento di Platone: “Retablo” di Vincenzo Consolo.
Come già detto in una precedente segnalazione, la Sellerio, in occasione dei suoi quarant'anni, ripropone una serie di testi che in qualche modo hanno rappresentato il biglietto da visita della sua attività

La fantascienza italiana di oggi: “Il quinto principio” di Vittorio Catani.
Diceva Valerio Evangelisti, autore prematuramente scomparso: Il quinto principio è la pietra miliare della fantascienza italiana. L’opera più compiuta che la nostra SF abbia mai espresso.

La fantascienza italiana che sopravvive: “L’estro lebbroso” di Franco Enna.
Ci sono due domande che mi frullano per il cervello per dare l’avvio a questo breve intervento letterario: ma la fantascienza italiana...

Negli anni nulla è cambiato: “La volpe e le camelie” di Ignazio Silone.
Torna, in questa rubrica, Ignazio Silone. I motivi sono molteplici, ma mi piace spiegare lo scrittore abruzzese con un concetto che già abbiamo incontrato in altre circostanze e che, nel bene e nel male, abbiamo cercato, in tutti modi e maniere, di risolverlo.

La maturità letteraria de “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia.
Non è facile parlare di Leonardo Sciascia, nemmeno quando sono passati quasi quarant’anni dalla sua morte.

Il bello e il brutto della giovinezza: “Miramare” di Nico Orengo.
Leggendo questo libro alla fine ci si chiede: ma perché non piacque a Calvino e non lo pubblicò?

Un esordio potente e silente: “Non ora, non qui” di Erri De Luca.
Questo è il tempo in cui in televisione si fa casino. Uno sproloquiare di insulti e di maldicenze. Curioso che in questo bailamme ogni tanto c’è qualcuno che dica qualcosa di giusto e non fazioso senza prendersela con qualcuno o con qualcosa.

Lo “psicologo” altamente letterato: “Centuria” di Giorgio Manganelli.
Cos’è allora Centuria? Rifacendosi a passati letterari fondamentali, possiamo anche azzardare l’ipotesi che il Manganelli si sia ispirato, chissà, alle Centurie astrologiche di Michel de Notre-Dame (Nostradamus)
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