CLASSICI
Alfredo Ronci
Cosa offriva ancora il maestro? “Il buffo integrale” di Aldo Palazzeschi.
Buffi sono tutti coloro che per qualche caratteristica, naturale divergenza e di varia natura, si dibattono in un disagio fra la generale comunità umana; disagio che assume ad un tempio aspetti di accesa comicità e di cupa tristezza; ragione per cui questo libro forma una commedia tragicomica nella quale i “buffi” vengono portati alla sbarra.
Così scriveva Palazzeschi dopo l’uscita della raccolta di novelle Il palio dei buffi (in realtà era una presentazione che l’autore faceva al volume mondadoriano Tutte le novelle, apparso nel 1957). Ora, nel 1966 fa uscire quest’altra antologia di racconti: Il buffo integrale.
Cosa c’è di nuovo e cosa c’è di antico nel maestro, in quello che molti critici, contemporanei e non, ritengono uno dei massimi esponenti della letteratura italiana? Crediamo nulla. Ma facciamo un piccolo e breve passo indietro.
Palazzeschi è stato sempre definito un autore sperimentale, anche se con qualche specifica. Noi del Paradiso a proposito del suo romanzo :Riflessi (in realtà il romanzo, successivamente si chiamò Allegoria di Novembre) dicevamo: Palazzeschi lo ha definito liberty, qualcun altro, forse perché colpito dall’anno di uscita (1908) e considerando anche gli sviluppi del pensiero palazzeschiano ne ha visto degli sviluppi futuristi, altri, e personalmente lo vedo più attinente, lo ha esplicitato come decadente. Perché Valentino Kore è un personaggio tipicamente decadente, un aristocratico, un piccolo “superuomo” che vive per la religione della bellezza.
Ma in realtà, il vero romanzo “sperimentale” è Il codice di Perelà: quello che lo scrittore ricorda come la mia favola aerea, il punto più elevato della mia fantasia. E’ il testo che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, quello al quale sempre è restato fedele: - quattro riscritture in quarant’anni, quattro immagini diverse di una favola che al suo primo apparire – 1911 Edizioni Futuriste di Poesia – reca il titolo di “romanzo futurista”.
Per non parlare poi dei due romanzi, soprattutto che il primo che citiamo, che lo sistemarono economicamente, Le Sorelle Materassi e I fratelli Cuccoli. Veri e propri campioni di vendita e di rispettabilità
Il buffo integrale rientra nelle opere più comiche ed ironiche di Palazzeschi. Un’opera che sembra scritta molti anni indietro, ma che, per linguaggio e sintesi di costruzione, appartiene ad un cosmo particolare, ma soprattutto alla penna dell’autore.
E’ un antologia composta da diciotto racconti dove, ad eccezione di singole apparizioni di donne ben delineate (… la signora Nicoletta invece, era una donna alta e grossa, con certi seni così spropositatamente sviluppati da giudicarli atti all’alimentazione di una dozzina di creature tutte in una volta.) o esenti da colpe (Sono sempre le donne, in questi casi, a lasciarci le penne, gli uomini sono degli assassini dal primo all’ultimo, briganti da strada, delle belve, e le donne ne fanno le spese) il resto è costituito da uomini bassi, brutti e anche fisicamente (o tisicamente, permettetemi la battuta) poco adatti al vivere (Ragione per cui nella lunga esistenza era stato ben venticinque volte fidanzato senza giungere al matrimonio).
Però bisogna dire che Palazzeschi si è sempre guardato attorno, eccome se lo ha fatto, e tra un disgraziato buffo ed un altro, ci regala a volte un florilegio di considerazioni, che andrebbero bene anche ai nostri giorni… Per dovere di giustizia bisogna riconoscere che i neo-fascisti, così detti, sono molto più tranquilli e non così originali come i loro predecessori sportivi in modo eccessivo; con l’andare del tempo si è sovrapposta quell’aria un po’ sedentaria e scolastica che conferisce l’esercizio della politica in generale, e rende l’uno simile all’altro, non passano più gridando a perdifiato “Botte sempre botte!” e “Bombe a mano!”, anche perché ormai le bombe a mano sono diventate giocherelli da ragazzini rispetto a quelle venute dopo e non terrorizzano più nessuno (il tempo non risparmia nemmeno le bombe), e l’uomo che dal suo tavolo andava sventolando “L’Unità” non produsse su quelli il minimo effetto.
Dunque un libro su cui si può tranquillamente sorridere (a volte ridere, ma con moderazione) con intelligenza. Ma l’evocatore di un tempo non c’è più.
L’edizione da noi considerata è:
Aldo Palazzeschi
Il buffo integrale
Mondadori
Così scriveva Palazzeschi dopo l’uscita della raccolta di novelle Il palio dei buffi (in realtà era una presentazione che l’autore faceva al volume mondadoriano Tutte le novelle, apparso nel 1957). Ora, nel 1966 fa uscire quest’altra antologia di racconti: Il buffo integrale.
Cosa c’è di nuovo e cosa c’è di antico nel maestro, in quello che molti critici, contemporanei e non, ritengono uno dei massimi esponenti della letteratura italiana? Crediamo nulla. Ma facciamo un piccolo e breve passo indietro.
Palazzeschi è stato sempre definito un autore sperimentale, anche se con qualche specifica. Noi del Paradiso a proposito del suo romanzo :Riflessi (in realtà il romanzo, successivamente si chiamò Allegoria di Novembre) dicevamo: Palazzeschi lo ha definito liberty, qualcun altro, forse perché colpito dall’anno di uscita (1908) e considerando anche gli sviluppi del pensiero palazzeschiano ne ha visto degli sviluppi futuristi, altri, e personalmente lo vedo più attinente, lo ha esplicitato come decadente. Perché Valentino Kore è un personaggio tipicamente decadente, un aristocratico, un piccolo “superuomo” che vive per la religione della bellezza.
Ma in realtà, il vero romanzo “sperimentale” è Il codice di Perelà: quello che lo scrittore ricorda come la mia favola aerea, il punto più elevato della mia fantasia. E’ il testo che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, quello al quale sempre è restato fedele: - quattro riscritture in quarant’anni, quattro immagini diverse di una favola che al suo primo apparire – 1911 Edizioni Futuriste di Poesia – reca il titolo di “romanzo futurista”.
Per non parlare poi dei due romanzi, soprattutto che il primo che citiamo, che lo sistemarono economicamente, Le Sorelle Materassi e I fratelli Cuccoli. Veri e propri campioni di vendita e di rispettabilità
Il buffo integrale rientra nelle opere più comiche ed ironiche di Palazzeschi. Un’opera che sembra scritta molti anni indietro, ma che, per linguaggio e sintesi di costruzione, appartiene ad un cosmo particolare, ma soprattutto alla penna dell’autore.
E’ un antologia composta da diciotto racconti dove, ad eccezione di singole apparizioni di donne ben delineate (… la signora Nicoletta invece, era una donna alta e grossa, con certi seni così spropositatamente sviluppati da giudicarli atti all’alimentazione di una dozzina di creature tutte in una volta.) o esenti da colpe (Sono sempre le donne, in questi casi, a lasciarci le penne, gli uomini sono degli assassini dal primo all’ultimo, briganti da strada, delle belve, e le donne ne fanno le spese) il resto è costituito da uomini bassi, brutti e anche fisicamente (o tisicamente, permettetemi la battuta) poco adatti al vivere (Ragione per cui nella lunga esistenza era stato ben venticinque volte fidanzato senza giungere al matrimonio).
Però bisogna dire che Palazzeschi si è sempre guardato attorno, eccome se lo ha fatto, e tra un disgraziato buffo ed un altro, ci regala a volte un florilegio di considerazioni, che andrebbero bene anche ai nostri giorni… Per dovere di giustizia bisogna riconoscere che i neo-fascisti, così detti, sono molto più tranquilli e non così originali come i loro predecessori sportivi in modo eccessivo; con l’andare del tempo si è sovrapposta quell’aria un po’ sedentaria e scolastica che conferisce l’esercizio della politica in generale, e rende l’uno simile all’altro, non passano più gridando a perdifiato “Botte sempre botte!” e “Bombe a mano!”, anche perché ormai le bombe a mano sono diventate giocherelli da ragazzini rispetto a quelle venute dopo e non terrorizzano più nessuno (il tempo non risparmia nemmeno le bombe), e l’uomo che dal suo tavolo andava sventolando “L’Unità” non produsse su quelli il minimo effetto.
Dunque un libro su cui si può tranquillamente sorridere (a volte ridere, ma con moderazione) con intelligenza. Ma l’evocatore di un tempo non c’è più.
L’edizione da noi considerata è:
Aldo Palazzeschi
Il buffo integrale
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