RECENSIONI
Ezio Sinigaglia
Fifty-Fifty. Sant'Aram nel Regno di Marte.
Terrarossa Edizioni, Pag. 254 Euro 15,50
Ho pensato parecchio su come recensire questo lavoro. Addirittura avevo immaginato di rinverdire una vecchia tradizione sul dividere l’opera in due, dove l’una parte era esattamente il contrario dell’altra. Della serie: il prodotto non mi è piaciuto, ma come è ganza la storia!
Ci ho rinunciato e adesso in breve dico il perché. I casi della vita: ultimamente mi è capitato di assistere a due film di sostanza gay. Il primo è l’ultima fatica di quel gran paraculone di Ferzan Ozpetek, La dea fortuna, con Edoardo Leo e Stefano Accorsi. Un filmetto che spara direttamente al cuore e dove si alternano situazioni imbarazzanti ad altre invece centrate alla perfezione e recitate degnamente anche se Leo, nei film drammatici, ha il talento di una zucca parlante. L’altro film è Il filo invisibile di Marco Puccioni, con Filippo Timi e Francesco Scianna, dove l’adozione di un bambino a distanza, da parte di una coppia gay, si risolve in una specie di dramma, con appoggi a volte volutamente comici. Imbarazzante pure questo.
Ora dove aver visto questi due film, che in qualche modo rincorrono il presente, mi è venuto in mente il libro di Sinigaglia, scrittore ultrasettantenne che, non me ne voglia l’autore stesso, è rimasto ai tempi del si stava meglio quando si stava peggio. Per carità, intendiamoci, ognuno è libero di scrivere ciò che vuole (e poi i gay si esprimono così bene!), ognuno ritiene che quel che ha vissuto comunque fa parte di una esperienza navigante, ma davvero quel che strozza non ingrassa, ma lascia di stucco.
In questa storia c’è di tutto eppure quasi niente. C’è un passato di servizio militare, c’è il rapporto tra un superiore (lo scrittore) ed un inferiore (quello che viene chiamato Sciofi), c’è un ritrovo dopo tanti anni, c’è una dichiarazione d’amore e c’è pure Fifi (che dio solo lo sa perché ad un certo punto, come si dice a Roma, schioda) e c’è pure una serie di personaggi che non deviano di un solo centimetro l’atmosfera ed il tocco politico della storia.
Lo ripeto, ognuno ha il diritto di viversi le situazione come vuole. Quasi sicuramente lo scrittore ci ha raccontato una storia veramente accaduta e che mostra tutte le sue povertà, ma di questi tempi episodi del genere fanno male.
Non me ne voglia Sinigaglia ma Fifty-fifty non fa per me. Per nulla.
di Alfredo Ronci
Ci ho rinunciato e adesso in breve dico il perché. I casi della vita: ultimamente mi è capitato di assistere a due film di sostanza gay. Il primo è l’ultima fatica di quel gran paraculone di Ferzan Ozpetek, La dea fortuna, con Edoardo Leo e Stefano Accorsi. Un filmetto che spara direttamente al cuore e dove si alternano situazioni imbarazzanti ad altre invece centrate alla perfezione e recitate degnamente anche se Leo, nei film drammatici, ha il talento di una zucca parlante. L’altro film è Il filo invisibile di Marco Puccioni, con Filippo Timi e Francesco Scianna, dove l’adozione di un bambino a distanza, da parte di una coppia gay, si risolve in una specie di dramma, con appoggi a volte volutamente comici. Imbarazzante pure questo.
Ora dove aver visto questi due film, che in qualche modo rincorrono il presente, mi è venuto in mente il libro di Sinigaglia, scrittore ultrasettantenne che, non me ne voglia l’autore stesso, è rimasto ai tempi del si stava meglio quando si stava peggio. Per carità, intendiamoci, ognuno è libero di scrivere ciò che vuole (e poi i gay si esprimono così bene!), ognuno ritiene che quel che ha vissuto comunque fa parte di una esperienza navigante, ma davvero quel che strozza non ingrassa, ma lascia di stucco.
In questa storia c’è di tutto eppure quasi niente. C’è un passato di servizio militare, c’è il rapporto tra un superiore (lo scrittore) ed un inferiore (quello che viene chiamato Sciofi), c’è un ritrovo dopo tanti anni, c’è una dichiarazione d’amore e c’è pure Fifi (che dio solo lo sa perché ad un certo punto, come si dice a Roma, schioda) e c’è pure una serie di personaggi che non deviano di un solo centimetro l’atmosfera ed il tocco politico della storia.
Lo ripeto, ognuno ha il diritto di viversi le situazione come vuole. Quasi sicuramente lo scrittore ci ha raccontato una storia veramente accaduta e che mostra tutte le sue povertà, ma di questi tempi episodi del genere fanno male.
Non me ne voglia Sinigaglia ma Fifty-fifty non fa per me. Per nulla.
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