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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Adriano Angelini

Le giornate bianche

Azimut, Pag.205 Euro 12,00
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Era una di quelle giornate che Sasà chiamava bianche perché il sole, quando era già forte come in quei casi e nelle ore centrali quando stava a picco, emenava una luminosità talmente intensa che riflettendosi sul bianco dei muri rendeva le cose di una vastità candida e accecante.

Ma non basta un paesaggio luminoso per rendere 'luminosa' una storia. Per esempio: il film di Salvatores Io non ho paura, tratto dal romanzo di Ammanniti era smagliante di luce (chi non ricorda la corsa del protagonista nel campo di grano tra frinir di cicale?), ma per nulla sfolgorante.

In questo sorprendente, e sottolineo sorprendente, romanzo di Angelini, che vi consiglio di cercare anche se costerà un po' di fatica e pazienza, a brillare è la capacità dello scrittore di ricostruire un'ambientazione che i più attenti e sensibili scrittori non faticheranno un attimo ad accostare alle migliori avventure d'infanzia della letteratura: da I ragazzi della via Pal di Molnar a Stand by me (libro di King e film di Reiner) a Il giovane Holden.

Credetemi non si esagera: il bello della narrativa non è quello di creare mitologie (anche se il mito è racconto per definizione) e ancor peggio tomi da relegare in una polverosa scaffalatura solo perché è necessario che si abbiano. Il fascino (ancor di più della bellezza) e la sua fascinazione stanno nel riannodare i fili del discorso di una capacità espressiva che soddisfa la vista, il palato e anche l'udito.

Le giornate bianche ha la facoltà di attizzare i nostri sensi, di restituirci un mondo che, per sottigliezza psicologica, abilità di scrittura, sensibilità, misura, gestione del pathos, annulla l'altro, quello che quotidianamente viviamo.

Il libro di Angelini ha una prodigiosa potenzialità di astrazione: quando ci immergiamo nella lettura di questa vicenda umanissima e dolorosa di un ragazzo che ha poteri particolari, ma che viene sottoposto ad analisi invasive (fino all'elettroshock), perché creduto 'diverso', alieno, beh i contorni del nostro abituale setting sfumano, si dissolvono. Entriamo direttamente a Lennizzi, un'immaginaria località marittima della Sicilia: qui un gruppo di ragazzi (ed uno svaporato gruppo di adulti) ci racconta una storia di vita (espressione banale quanto si vuole, ma indicativa) e di profonda amicizia.

La copertina del libro ci suggerisce anche altro. Dice: romanzo ispirato ai fatti di Canneto di Caronia, la località che un po' di tempo fa fu al centro dell'attenzione pubblica e del mondo scientifico per anomali fenomeni (autocombustioni spontanee) che si verificavano sul territorio e nelle abitazioni dei locali.

Sì, sarà pure vero, ma è un'indicazione fittizia. L'ho detto: il fascino del libro sta nella sensibilità della scrittura, che nella sua regolarissima scansione (à propos, l'autore più volte usa il verbo 'lapidare', non nel senso di scagliare pietre, ma in quello meno 'abusato' di criticare con asprezza: Vediamo, lapida Sasà. Mariano pure si diverte e pure Ossicino e Mezzanotte. Ci sembra un vezzo, più che un regionalismo o un lemma curioso. Ma è davvero l'unico appunto che si può fare ad Angelini e ad un libro perfetto) regala, è proprio il caso di dirlo, al lettore una vicenda trattata magistralmente.

Sarei tentato di dare un 'succulento' giudizio orchesco. Opto però per un 'gustoso' perché non vorrei poi che si pensasse come dicono i napoletani: passa l'angelo e dice Amen.

No, il consiglio qui è di scoprire gli altarini, non di metterci una pietra sopra. Chi vuole intendere, intenda.



P.S. Da anni c'è un signore in Italia, e precisamente Gianfranco De Turris, che va blaterando sulla via italiano al fantastico. Ecco, leggesse questo libro. Chissà che non trovi pace. Perché Le giornate bianche è un esempio calzante di come si possa scrivere una storia 'fantastica' ai giorni nostri.

di Alfredo Ronci


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Gustoso


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