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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Giampaolo G. Rugo

Acari

Neo Edizioni, Pag. 192 Euro 15,00
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Confesso di aver cominciato a leggere, se non svogliatamente, almeno con un po’ di perplessità. Mi parevano racconti slegati fra loro, tesi più a fissare una foto d’epoca (a partire dall’adolescenza dei protagonisti negli anni Ottanta) che a raccontare davvero delle storie. Poi ho scoperto che il libro è una scatola di sorprese. Non solo per certi personaggi che zitti zitti, nella loro semplicità, ti afferrano al cuore regalandoti pagine struggenti. E non solo perché strada facendo ti accorgi che le storie singole finiscono per collegarsi fra loro, così che l’apparente antologia diventa un romanzo. Quello che sorprende è la particolare tessitura, avanti e indietro, come il lavoro al telaio che fa emergere per miracolo il disegno. Va avanti e indietro nel tempo, Rugo, in modo da collegare le storie cucendole con pazienza, finché non le ritrovi unite inestricabilmente. Storie piccole di piccoli personaggi, praticamente invisibili come sono invisibili gli acari nascosti in un materasso, quelli che Claudia insegna a stanare facendo la rappresentante di aspirapolveri. Personaggio chiave, Claudia, per il suo intersecarsi con le storie degli altri fino a rappresentare essa stessa un filo di sutura, ma soprattutto figura emblematica di quel processo a cui vanno incontro le persone reali, che cominciano essendo qualcosa e poi diventano altro e poi altro ancora, perché il tempo è come il proverbiale marinaio che non mantiene le promesse. Anzi, onda su onda, si finisce per approdare in porti sconosciuti. Ho parlato di tessitura, ma la metafora non rispecchia completamente il modo in cui l’autore ricompone le diverse storie. Lo fa con un procedimento paziente, è vero, ma molto più disordinato e geniale: ricorda piuttosto quella tecnica giapponese che riunisce i frammenti di un vaso rotto saldandoli con un filo d’oro, procedimento che anziché nascondere i segni della frattura li esalta e li trasforma in un elemento prezioso. È quello che succede qui: i tempi saltano, le storie si spezzano, le persone si perdono e si ritrovano cambiate oppure ridefinite dal punto di vista di qualcun altro. C’è però un moto di addensamento, come in una serie di cerchi concentrici considerati dalla periferia al centro, dove in circonferenze sempre più strette si trovano sempre più vicini punti che avevamo visto distanti fra loro. Una cosa mi piace particolarmente: le storie non viaggiano su misteriosi percorsi del destino, bensì sul ritmo di quella che io chiamo “l’eleganza della casualità”. C’è poesia nel caso, e a saperla vedere c’è anche tanta ironia, spesso amara. E se un ipotetico destino obbliga a trovare un senso, al contrario il caso ci lascia liberi di immaginare tutti i sensi possibili.
   Ancora una volta devo ammettere che la Neo non sbaglia un colpo. Questa casa editrice ha il potere di scovare ogni volta testi molto originali che, quando non trattano temi insoliti, trattano in modo insolito temi quotidiani. In ogni caso letture che non deludono mai. E l’immagine di copertina, che il lettore scoprirà essere azzeccatissima, merita un applauso.

di Giovanna Repetto


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