RECENSIONI
Franco Bolelli
Cartesio non balla - Definitiva superiorità della cultura pop (quella più avanzata)
Garzanti, Pag. 166 Euro 12.50
Ci sono libri che si aprono (e spesso si richiudono subito. Leggi: ciarpame, di cui librerie e mondo sono pieni) e libri che ti aprono (e per carità risparmiatevi i doppi sensi).
Questo appartiene, per fortuna, alla seconda categoria.
Franco Bolelli è un vecchio lupo di mare: sfrontato quanto volete (si autodefinisce impaziente, intollerante, iperesigente, indisciplinato, indisponente, lunatico... e tralasciamo il resto e che ha il complesso d'inferiorità solo nei confronti di Michael Jordan), ma senza peli sulla lingua.
Qui, come sua abitudine, lancia strali ed emette giudizi "tranchant" alla sua maniera. Alcuni francamente liberatori, come quando afferma che i primi dischi di Dylan, prima della svolta elettrica, sono di una noia mortale (e vai Franco! Sei dei nostri!) che Imagine è il punto più basso di John Lennon (ti adoro Franco!), che la beat generation è una bolla di sapone (a me fa venire l'orticaria, e pure chi l'ha portata in Italia) e che sarebbe il caso di piantarla col luogo comune che il cinema per essere buono deve far pensare.
Principio dinamico del nostro? Sesso, basket e rock 'n roll. Distribuito in cotal guisa. Per il sex vale la norma che è una stronzata reagire al bisogno di rispettabilità con la pura trasgressione (ogni istante dedicato a cercare di essere trasgressivo e anticonformista è un istante malamente sprecato – pag.21) e che uno dei luoghi più sudici e malsani della nostra esistenza è dove convivono senso di colpa e tentazione, regola perebenista e morbosa devianza. Invece il sesso vitale è quello dove la conquista dell'assoluto avviene attraverso il proprio personale assoluto.
Per il basket vale Michael Jordan. Punto.
Per il rock 'n roll vale lo sconfinamento dei 2/3 minuti della preistoria con esplorazioni incondizionate dello spazio e della percezione (il linguaggio bolelliano definito da qualcuno lunare, assume invece toni "stellari") che solo qualche brano dei Beatles, l'inarrivabile Hendrix e Davis, i Red Hot Chili Peppers, i Pearl Jam e qualche altro rimasuglio riescono a realizzare e concepire.
Ma al di là di play-list(s-plurale) e canonizzazioni alla base del libro di Bolelli c'è la convinzione che la superiorità della cultura pop (quello più avanzata) derivi dalla creazione di nuovi valori che determinano una naturale vocazione al divertimento spettacolare in funzione evolutiva e paradigmatica.
Quindi basta con le sponde nazionalpopolari, col finto progressismo, sol terzomondismo noioso o con lo sperimentalismo per pochi adepti adoranti. Semmai l'estensione del senso a una rete infinitamente più vasta di materiali mentali, fisici, linguistici, comunicativi, esperienziali. Col corpo in prima linea, secondo il motto nietzscciano "Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza" che non assume però l'assioma pericoloso della sua nazistificazione.
Un saggio questo che se fosse letto dai nostri politici verrebbe tacciato di anti-tutto. Nichilista e anche odioso, saccente e spocchioso, assolutista e razzista.
Invece è un contributo di un uomo che ha scoperto il senso stesso della vita e di come questa stessa vada vissuta in modo vitale e "rivoluzionaria: Che poi – per quanto mi riguarda – io stesso – che sono una dichiarazione su due gambe di indipendenza e di autosufficienza – sia drogato di adrenalina e drogato di colazioni da Cucchi, per non parlare della mia assoluta, totale, davvero infinita dipendenza da mio figlio, questa è tutt'altra storia...
Commovente in modo stupefacente (e mi si passi la cacofonia ente/ente).
In questo asfittico anno letterario, tra le cose più belle e convincenti per davvero!
di Alfredo Ronci
Questo appartiene, per fortuna, alla seconda categoria.
Franco Bolelli è un vecchio lupo di mare: sfrontato quanto volete (si autodefinisce impaziente, intollerante, iperesigente, indisciplinato, indisponente, lunatico... e tralasciamo il resto e che ha il complesso d'inferiorità solo nei confronti di Michael Jordan), ma senza peli sulla lingua.
Qui, come sua abitudine, lancia strali ed emette giudizi "tranchant" alla sua maniera. Alcuni francamente liberatori, come quando afferma che i primi dischi di Dylan, prima della svolta elettrica, sono di una noia mortale (e vai Franco! Sei dei nostri!) che Imagine è il punto più basso di John Lennon (ti adoro Franco!), che la beat generation è una bolla di sapone (a me fa venire l'orticaria, e pure chi l'ha portata in Italia) e che sarebbe il caso di piantarla col luogo comune che il cinema per essere buono deve far pensare.
Principio dinamico del nostro? Sesso, basket e rock 'n roll. Distribuito in cotal guisa. Per il sex vale la norma che è una stronzata reagire al bisogno di rispettabilità con la pura trasgressione (ogni istante dedicato a cercare di essere trasgressivo e anticonformista è un istante malamente sprecato – pag.21) e che uno dei luoghi più sudici e malsani della nostra esistenza è dove convivono senso di colpa e tentazione, regola perebenista e morbosa devianza. Invece il sesso vitale è quello dove la conquista dell'assoluto avviene attraverso il proprio personale assoluto.
Per il basket vale Michael Jordan. Punto.
Per il rock 'n roll vale lo sconfinamento dei 2/3 minuti della preistoria con esplorazioni incondizionate dello spazio e della percezione (il linguaggio bolelliano definito da qualcuno lunare, assume invece toni "stellari") che solo qualche brano dei Beatles, l'inarrivabile Hendrix e Davis, i Red Hot Chili Peppers, i Pearl Jam e qualche altro rimasuglio riescono a realizzare e concepire.
Ma al di là di play-list(s-plurale) e canonizzazioni alla base del libro di Bolelli c'è la convinzione che la superiorità della cultura pop (quello più avanzata) derivi dalla creazione di nuovi valori che determinano una naturale vocazione al divertimento spettacolare in funzione evolutiva e paradigmatica.
Quindi basta con le sponde nazionalpopolari, col finto progressismo, sol terzomondismo noioso o con lo sperimentalismo per pochi adepti adoranti. Semmai l'estensione del senso a una rete infinitamente più vasta di materiali mentali, fisici, linguistici, comunicativi, esperienziali. Col corpo in prima linea, secondo il motto nietzscciano "Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza" che non assume però l'assioma pericoloso della sua nazistificazione.
Un saggio questo che se fosse letto dai nostri politici verrebbe tacciato di anti-tutto. Nichilista e anche odioso, saccente e spocchioso, assolutista e razzista.
Invece è un contributo di un uomo che ha scoperto il senso stesso della vita e di come questa stessa vada vissuta in modo vitale e "rivoluzionaria: Che poi – per quanto mi riguarda – io stesso – che sono una dichiarazione su due gambe di indipendenza e di autosufficienza – sia drogato di adrenalina e drogato di colazioni da Cucchi, per non parlare della mia assoluta, totale, davvero infinita dipendenza da mio figlio, questa è tutt'altra storia...
Commovente in modo stupefacente (e mi si passi la cacofonia ente/ente).
In questo asfittico anno letterario, tra le cose più belle e convincenti per davvero!
di Alfredo Ronci
CERCA
NEWS
-
6.12.2024
Giovanni Mariotti
La Biblioteca della Sfinge. -
12.11.2024
La nave di Teseo.
Settembre nero. -
12.11.2024
Tommaso Pincio
Panorama.
RECENSIONI
-
Roberto Saporito
Figlio, fratello, marito, amico
-
Ivo Scanner
Monga - L'isola del dottor Viskorski
-
Han Kang
La vegetariana
ATTUALITA'
-
Ettore Maggi
La grammatica della Geopolitica.
-
marco minicangeli
CAOS COSMICO
-
La redazione
Trofeo Rill. I risultati.
CLASSICI
CINEMA E MUSICA
-
Marco Minicangeli
La gita scolastica
-
Marco Minicangeli
Juniper - Un bicchiere di gin
-
Lorenzo Lombardi
IL NERD, IL CINEFILO E IL MEGADIRETTORE GENERALE
RACCONTI
-
Fiorella Malchiodi Albedi
Ad essere infelici sono buoni tutti.
-
Roberto Saporito
30 Ottobre
-
Marco Beretti
Tonino l'ubriacone