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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Marino Bosinelli

Controbuio

Mobydick, Pag. 97 Euro 10,00
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Niente più che un divertissement,sia pure condotto con il garbo di un linguaggio raffinato, di una prosa che si sottrae al tempo nella sua classicità. Si compone di due racconti. Il primo, 'Salutarsi è un po' stancante', è il più originale e in certo modo provocatorio. Una professoressa di filosofia, seguendo il filo dei suoi ragionamenti, arriva a concludere che l'abitudine di rivolgersi formule di saluto sia inutile, stupida, e in fin dei conti decisamente da abolire.

...quale significato può attribuirsi ad un gesto che in nulla potrebbe e dovrebbe modificare sostanzialmente i rapporti fra due persone. E ancora: quale utilità pratica può derivare dal conservarne l'uso, quando ciò comporti la perdita di una quantità di tempo, sommando tutti i saluti che si scambiano nei diversi continenti anche in soli cinque minuti, tale a assommare migliaia o forse decine di migliaia di ore, perse dietro ad un'abitudine che, presente o assente che sia, non va a tangere in modo sostanziale i apporti fra persone?

Così argomenta la prof sfoggiando le sue doti dialettiche. Non limitandosi però alla sfera teorica, e volendo anzi pertinacemente mettere in pratica la sua idea, con tutti e in ogni circostanza, va incontro a un imprevedibile vespaio che le rende la vita terribilmente complicata. Contestazioni, polemiche, complicazioni familiari, e immani fatiche nel gestire la gran mole di posta. Nella descrizione umoristica delle sue disavventure trova posto anche qualche amore clandestino che ne stempera i rigori iconoclasti.

Diversa l'ambientazione del secondo racconto, 'Controbuio', dove una compagnia di nobiluomini e nobildonne si sfidano in audaci ma sempre cavallereschi giochi d'azzardo. Vi si parla di poker e di roulette, di cibi e vini pregiati, di nobili famiglie più o meno decadute.

I quattro giocatori ordinarono una bottiglia di Sassicaia, (alla faccia, quello è uno dei vini più costosi del mondo!) con polenta e formaggio (per la signora), due notevoli fiorentine, (per Luca e Antonio Pellegrini), mentre i conte preferì un capriolo ai funghi porcini e salsa piccante.

Atmosfere d'altri tempi, o meglio d'altri mondi, scandiscono i ritmi di vite ovattate, dove anche l'amore e la morte sembrano condizionati dalle regole del bon ton. Intanto continua pressante la riflessione sul gioco, con le sue regole esplicite e implicite, le sue logiche, le leggi matematiche, le statistiche, e l'intramontabile diatriba filosofica sul rapporto tra caso e necessità. Questi temi assumono per i giocatori il rango dei dilemmi esistenziali, mescolandosi inestricabilmente al tessuto della loro vita.

...parecchie discussioni con Argo, che si svolgevano usualmente sulla barca del miliardario, concernevano in buona parte i tre maggiori assilli in cui il Conte si smarriva: l'amicizia, la memoria della roulette e l'omofilia.

Tirando le somme, questo è un libro che offre qualche spunto d'interesse, ma lascia insoddisfatti. C'è molta ironia, ma c'è anche qualcosa che non convince. Ho faticato a metterlo a fuoco, ma credo che si possa sintetizzare nel seguente modo. Sia nell'uno che nell'altro racconto è impossibile capire quanto, al di là dello scherzo e della bonaria presa in giro, l'Autore sia effettivamente coinvolto nelle storie dei suoi personaggi. E quando uno scrittore non prova un sufficiente grado di coinvolgimento, se non di empatia, con i suoi personaggi (anche i più stupidi o ridicoli, o magari cattivi), o quando magari lo prova e non riesce a comunicarlo, la sua scrittura lascia freddi. E in questo caso anche un po' spiazzati.



di Giovanna Repetto


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