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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Alessandro Cusimano

Fuoco vieni con me

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Da Los Angeles a Tijuana, dalla California al Messico. 72 ore nella vita di un singolare personaggio, Vincent Muscaino, scrittore moderno in un mondo veloce. Istanti, fotogrammi, la fuga di un uomo in perenne conflitto con se stesso. Stati confusionali di una mente strordinariamente lucida. Trasgressione e riflessioni, indignazione e tentazioni. Incapace di arginare la portata devastante del proprio fallimento, la sua vita è segnata dalla depressione, dall'uso di alcol e di droghe. Apatico ed egoista, promiscuo e perseguitato dalla ricerca della celebrità, Vincent ha raggiunto il suo punto di rottura, mentre una misteriosa stazione radio rivela, dall'interno della sua auto, enormi verità.





Capitolo 1 - Garage



.... 00:47 AM ...devo avere delle pillole, ne prendo 2. Bevo un B52 da 5$. Sono rimasto sull'autostrada per il Messico, con una gomma a terra. Arriverò tardi..... perchè non ho la ruota di scorta. La commessa della stazione di servizio ha i capelli verdi e indossa zatteroni bianchi: mai visto niente del genere. 02:23 AM... beviamo un altro B52... dopo tutto non è così male.... 04:16 AM... le pillole me le sono perse nelle mutande. Se sono caduto così in basso allora vuol dire che stò già sul pavimento del bagno..... delle donne... lei si stà slacciando i pantaloni... ha delle pillole.. ne prendo 3





Capitolo 2 - La Radio





..... alla voglia di tagliare le scene di violenza estrema va posto un freno. Il cafone reazionario è ripugnante, ma questa è la vocazione di ogni essere umano, secondo lo speaker della TV al plasma, comprata al supermarket in un raid-kamikaze, durante la pausa pubblicitaria. Le strade sono nere, popolate di case, nere anch'esse, stratificate le une sulle altre e circondate da canali di scarico che provocano evidenti smagliature allo sguardo. Le pupille si allenano al bianchissimo cinismo di un monitoraggio di enorme bellezza. La più bionda del reame lancia i dadi in un modo che ti strozza e rimani in bambola. In prima serata, il pasticcio di cronaca nera è una miscela molto nutriente, nera anch'essa e forzata da una ricorrente kermesse di rosso con venature di giallo e sottotitoli plumbei. Il linguaggio della fiaba adesca e sputa l'illusione schiumosa di un'apertura infinita. Il prato fiorito è una trappola per l'occhio, la tracotanza di possedere una luce propria dispone un equilibrio instabile e deliberatamente non lo risolve. La fiaba ci racconta sadici metodi di punizione, l'assillo prende la mano, entra nella coscienza, visualizza il sogno, molesta l'incubo...







Capitolo 3 - Tijuana



.... uomini che cambiano faccia hanno ucciso il loro compagno di bottiglia; portano un veleno che si respira, per se e per gli altri. Femmine mal lavate vanno alla ricerca d'una sgridata, arrangiando tacchi a spillo e coltelli. L'aria viva è maleodorante. Un ragazzo dalla mimica vivace e dalla candida villaneria cammina dritto. Delle donne corte lo ammirano, perchè imita quelli che promettono di migliorarsi la vita. Due sorelle, diversamente moleste, si muovono in parallelo, con l'ironia del temperamento, motteggiando fra alleanza e confronto. Le incursioni femminili si fanno smanceria, con il vezzo di dire delle cose ed altre tacere, la vergogna a volte si nomina, sfumando poi, senza traccia, quando il silenzio asciuga il rumore di un'occasionale debolezza. Un felino mira agli uccellini in gabbia, provocando un tintinnio stridente di corde metalliche. Il difetto di saccheggiare disegna le sue voglie interrotte e ne comincia a raschiare la scorza, ogni crepuscolo è fatto per le creature dalla lama facile che addentano un fatterello ben cotto ma già gustato al sangue altrove..





Capitolo 4 - Cuccagna



.... un improvviso impeto di simpatia.... pura.... ad effetto... cipria, pulviscolo ricercato, avorio senza pudore. Arabesco di un vagabondaggio nervoso... di notte.. un disordine fulminante, quando le storie sono inquiete......luce dura... intonazione veloce..... cavo elettrico aderente, interni segnati in superficie di cui non è dato conoscere l'affanno.... avere in mano carte buonissime, vera arteria pronta a risucchiare bocche, fessure, ad invischiare lo sguardo... il respiro..... ansiosa di ricominciare







Capitolo 5 - La Gobba



.... va bene, tutto bene... a meraviglia.- Me ne stavo per i fatti miei, parlando del più e del meno, in un gabinetto senza finestre, dove mi faccio bello con le donne per via della gobba e dove ricordo di aver bevuto un paio di intrugli, offerti dalla casa. Il padrone è quel nano elegante, gente di classe, fintanto che nel confessionale guasto di un cinema porno facevo il cascamorto al telefono con una puttana muta che si dimenava con l'idea fissa del malocchio. Proprio qui dietro, in fondo al vicolo...







Capitolo 6 - Autotreno



.... una leggenda dei combattimenti, il Mike Tyson di inizio millennio, Big Shot non si limitava, li sbranava se li mangiava vivi. Ma ora è tutto finito Big Shot è andato è arrivato Autotreno. Pittbull da combattimento, rolex d'oro stessa cosa, scommesse pezzi di mala messicana. Un cane viene azzannato alla gola, come niente lo mettono in un sacco e lo buttano in un cassonetto. Prima di morire la bestia scodinzolava al padrone. Delle vere adunate, anche 5000 $ per una giocata. Un mucchio di soldi e di coca "sono nati per combattere è inutile farli diventare buoni" "li facciamo soffrire, gli diamo gatti appena sgozzati, più gusto per il sangue", "li chiudiamo in sacchetti di plastica li stringiamo con una corda,"quanto basta e, in tutto questo questo bordello, ragazze in longuettes aderentissime perizomi a vista belle e brutte, spocchiose o ridanciane trasparenti e ammiccanti, la storia della trasgressione che si taglia col coltello. Il modello della bionda dell'Europa orientale va un sacco. Bellissime, occhi celesti, bianchissime, fredde e scatenate marziali e austere, regine di un naziporno di periferia e maledette dalle "buone madri di famiglia" è Tijuana: un supplì al cioccolato. Maschietti in jeans, camicia, canottiera, petti depilati. Gli sforzi di un anno in palestra o alla molazza del cantiere. Non-storie accadono a non-personaggi e i colori accesi ci mettono lo sfondo giallo limone o bluette: "Tijuana non è la pattumiera di Ciudad Juarez ", ma sono luoghi da passarci i pomeriggi, luoghi del sapere ascoltare le voci di quella profondità, ghetto comodo per ammirare la scomodità, una lingua di terra stuprata, sabbie frasche canneti qui Tijuana è due città. Fiume, mare, terra, senza confine. Pescatori che non pescano, il rumore dell'acqua, un'orgia di legname affastellato in forma di alloggi. Un bambino qui non può subire alcun giudizio e i bambini qui giocano alla guerra contro la solitudine, Un omino secco e lungo piegato sulla sedia guarda la tv. il fetore fermenta con l'umidità, frantuma i muri e sguscia fuori con i topi e gli scarafaggi. In fondo allo stradone d'ingresso, tre roulottes di zingari si lasciano alle spalle distributori di siringhe impiccati sui reticolati sbrecciati. Giovani nella loro naturale crudeltà, prostitute allegre, la massa inconsapevole, sogni premonitori e drammi condivisi all'osteria, quando la gente comunica. Il melodramma rivive con la lacrima facile, ma è una tragedia asciutta che indugia in concessioni ruffiane a ruffiani paesaggio, in primi piani forti, sulle violenze. Racconti orali nella loro parlata vivente. Un'affabulazione visionaria, bambine con il rossetto, volti di Cristo che sbucano dalle magliette, telefonini, tatuaggi, gente sudata sporca che si vive addosso, che non capisce, che aspetta che succeda qualcosa. Poi ognuno torna alle proprie storie, dopo un intervallo onirico-balneare, nello spazio instabile che è alcova, trattoria, ufficio, vuoto, pieno, grembo materno, contro il prossimo, la sensazione di soffocamento da sovraffollamento, di vuoto svuotato. Al coprifuoco gli spacciatori salutano i macchinoni: camicie hawaiane, sigarette stop, catename d'oro, detenuti nell'ora d'aria. La prigionia è il sigillo ad un cosmo quasi equilibrato, la segregazione forzata dà una vita più aderente agli inganni quotidiani. Queste voci ignorano e annientano...







Capitolo 7 - Il Distributore



.... trascinadosi contro luce, i mendicanti continuano a guardare la che li ha traditi, che non gli ha dato niente, che non può prenndere loro niente. Chiodi dalle facce arrossate in fila indiana, muovono strane forme amputate, ramificate, sul marciapiede. Ed il ricordo, ben dipinto sui loro volti, ha il suono di un coro di voci e le voci muoiono nelle note più bestiali della loro umanità. A migliaia continuano a combattere per una verità alla volta, per una vita.... come un distributore automantico...







Capitolo 8 - Pranzo



mi sono svegliato sul sedile posteriore della mia auto. Dall'altro lato della strada, faccio un giro in un bagno pubblico e mi tuffo nel frullato della casermopoli sommersa (p)regnante capitale della Bassa California, (pre)figurando quarti di culo in primissima fila (pre)gustando cosce minorenni. Io non l'avevo mai vista una così incazzata col suo uomo perchè: "mi obbliga a farmi le seghe" e dargli del finocchio adesso che "lui se la fa con una di 15 anni" una chica riottosa, prolo-star, stella proletaria che ha regalato il figlio alla nonna, vestita di stracci succinti di periferia, dove posso vivere senza far lavorare il cervello, perchè è una cosa per la quale non vale la pena vivere. Resto sulla spiaggia a parlare con quel vecchio con la sigaretta, sulla carrozzina, e poi..... quel culo disteso al Sole







Capitolo 9 - La Radio



l'uomo di medicina ha una visione e sparisce in un penitenziario dell'Impero Produttore di Films, animale metallico corroso dalla ruggine. E lo chiamano assassino.... quando degli assassini accusano un assassino. Fuori, una notte, lume eletto luna, quando le finestre sono aperte. L'uomo disumano, un essere oblungo e fuori scala, un sergente, finisce il pranzo portato da casa e uccide. Qualcuno che ha il potere di far questo la gente che guarda lo fa senza pudore. La vita dell'attore, osceni riflessi di lucidità, piani obliqui che attraggono verso il basso, il Cantico della Patria e le smorfie deformano il volto e lo rendono brutto. Vetri sfondati, interni di bocche spalancate...





Capitolo 10 - Appunti



.... la passione crea il tormento che scardina il dfesiderio, vìola l'inganno delle banalità e strangola il vuoto. Provoca l'affanno che spalanca una bellezza terribile, dispone lo sguardo di un momento, commuove la melodia e regala un finale imbattibile. Ma adesso, la luce, i colori, posano senza alcuna compassione, senza conquistare il resto della mia vita. Mi avventuro senza meta, avvicinado le persone per il gusto di scoprire i miei difetti. Amici, conoscenti, gli sconosciuti. Innumerevoli occhi, dispersi, fermi nella luce, nascosti. Il bagliore di una vita, una visione senza profondità, una falsa aurora. Come se il tempo si fosse fermato, in un ghiacciao di emozioni, gettato in un pozzo senza fondo. al cospetto di un rimoso ritratto dal gelido calore del mio pallido sorriso. Ciò che luminoso è in me si tramuta in un pianto fatto di lacrime asciutte ed urta la chiara opinione che mi giunge: dissociazione, idea impraticabile, passione irreale. La mia natura assume un risvolto tragico in un etrerno ritorno alla mia degradante diversità, sino all'implacabile comnflitto che mi si chiede di consumare in modo anormale. Eppure avevo una volontà di ferro; nei miei appunto ho abbozzato l'abisso, il letamaio della mia disuguaglianza. Tuttavia la mia personalita di dissolve, strofinando l'impalpabile, superando la mia resistenza, con insistenza. Ragione ed Incoscienza, la mia devozione a queste due lugubri sorelle. Se solo avessi trovato il modo di venirne a capo, senza voltare le spalle a me stesso, all'amico irragionevole, all'eccellente mentecatto, rinchiuso, sovrastante. Ed invece ho mortificato il mio re e tutti i miei uomini, li divorati una volta di più, ancora vivi. Di fronte ad un panorama nero, il petrolio è fuoriuscito dall'asfalto ed ha invaso le starde. Poi ho senrtito un odore di fuoco liquefatto che mi ha preso alla gola e colpito in pieno petto; un proietile di pura ambra, perchè ricordo di essere caduto lentamente. E non c'era niente, salvo un ore di melassa. Era buio bruciato. Presi l'intera botiglia e ne bevvi sino a scoppiare, sino a prendere fuoco e bruciare, ma il mio destino è stato anche peggiore.





Alessandro Cusimano



Nasce a Palermo nel 1967. Il Romanticismo inglese, la tradizione francese, il neorealismo italiano, la scuola americana contemporanea, sono tra le fonti di maggiore ispirazione, unitamente ad un'attenzione particolare alle arti visive, dalla pittura al cinema, vissute con profonda introspezione. Oggi, complice uno stile di vita regolare, grazie ai progressi conseguiti sul piano del proprio complessivo stato di salute, conduce una vita, pressoché normale, a poche centinaia di metri da quel mare e da quelle spiagge alle quali Pier Paolo Pasolini regalò un'inaspettata dignità spirituale, spendendovi l'ultimo giorno della sua vita.









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