CLASSICI
Alfredo Ronci
Il falso neorealismo di uno spirito inquieto: 'Un gatto attraversa la strada' di Giovanni Comisso.
Mi sono sempre chiesto il perché del premio Strega del 1955 ad un libro come questo: una sorta di scommessa con la vita, ma lontano dalle urgenze autobiografiche tipiche della prosa di Comisso.
Perché se da un lato vi è una visione, come detto nel titolo, falsamente neorealista (e spiegheremo perché) dall'altro c'è anche un distacco più che evidente dai lacci della propria esperienza.
C'è una bellissima definizione di Piovene di questo libro e dell'arte di Comisso di trattare i personaggi: Il suo modo di avvicinarli è totalmente anarchico e il suo senso dell'umanità è stradale.
Straordinario quell'aggettivo: stradale. E crediamo lo intendesse come una capacità tutta comissiana di fare i conti con un'umanità presa dalla strada a cui voler bene perché è essenzialmente alla vita e ai suoi protagonisti che si dà amore.
Dunque, e riprendo, mi riesce difficile capire un premio come lo Strega: perché anche se gli attori di questi racconti sono presi nei loro anche infimi dettagli ed in un contesto che è tipicamente neorealista, di quella corrente non c'è traccia in Comisso, perché la 'realizzazione' degli stessi avviene nonostante l'ambiente e le consuetudini.
Vorrei dir con questo che il libro è forse altro da come fu interpretato e lanciato: credo che nelle intenzioni di Comisso non ci fosse la rappresentazione di una stagione, ma la rappresentazione e basta di un'umanità, attraverso uno stile non manierato, non ideologico, non problematico, ma lineare nella sua intima naturalezza. Semmai, come disse ancora Piovene, a volte si ha l'impressione che le storie di Comisso siano un po' al margine di tutto, come se facessero fatica ad emergere dal loro 'minimalismo' esistenziale.
In fondo Un gatto attraversa la strada è fatto di poco, di aria leggera, ma non inquinata: ecco Pietro che viene derubato dei suoi animali, sospetta di un compaesano che ha lavorato in casa sua e poi deve ricredersi ('Il sospetto'); ecco un'ostessa che sparla di una contadinella e continua a farlo nonostante la morte di questa per poi pagare questa sua malignità con un ictus ('L'ostessa maligna'); ecco Basilio, uomo dalla forza straordinaria, che sogna di fare la guardia carceraria, finché riuscendoci un giorno non uccide con le proprie mani un carcerato e da qui la rinuncia al lavoro ed il ritorno a lavorare la campagna ('La forza che condanna'); ecco il lamento straziante di un vitello che nasce deforme ma che vuole nonostante tutto vivere ('Una notte di luna'); poi c'è Elvira che si toglie la fede perché il marito l'ha abbandonata, ma sua figlia gliela ricompra ('Ritorno di Elvira'); c'è l'uomo che si sente vecchio e non desiderato, ma poi bastano poche parole di apprezzamento di una ragazza su un treno per rifiorire ('Al mare'); c'è il piccolo Toni che è geloso della cuginetta che è contornata dai coetanei ('Il piccolo Toni'); c'è un uomo che ha paura del gatto nero che gli ha attraversato la strada, cominciano le cose ad andargli storto, ma poi riflette che è solo un caso ('Un gatto attraversa la strada').
Senza elencare tutte le storie, già da questo piccolo elenco si intuisce la struttura del libro: una pacata riflessione sugli infortuni e sulle delizie della vita, attraverso uno stile speculare e piano.
Su quest'ultimo aspetto alcuni critici hanno discusso, si sono chiesti cioè se l'apparente sliricizzazione della forma (e quindi in qualche modo della tecnica) impoverisse l'operazione. Se questa tenzone antiletteraria e antiartistica determinasse uno scivolamento dell'arte comissiana verso un limbo indistinto. O addirittura la domanda essenziale: si può sfuggire alla letteratura a tutto vantaggio della mediazione con la vita?
Ritorna in me il dubbio iniziale: che il premio Strega a Comisso sia stato profondamente frainteso, che la giuria abbia scambiato la rappresentazione di umili vite in rappresentazione storica delle stesse, togliendo così a queste l'afflato personale dell'unicità.
Aveva ragione ancora Piovene quando dello scrittore diceva: Nemmeno rappresenta in maniera precisa una speciale situazione storica e sociale.
Dunque un po' fuori da tutto: e quando mai l'essere fuori ha premiato qualcuno?
L'edizione da noi considerata è:
Giovanni Comisso
Un gatto attraversa la strada
Mondadori - 1954
Perché se da un lato vi è una visione, come detto nel titolo, falsamente neorealista (e spiegheremo perché) dall'altro c'è anche un distacco più che evidente dai lacci della propria esperienza.
C'è una bellissima definizione di Piovene di questo libro e dell'arte di Comisso di trattare i personaggi: Il suo modo di avvicinarli è totalmente anarchico e il suo senso dell'umanità è stradale.
Straordinario quell'aggettivo: stradale. E crediamo lo intendesse come una capacità tutta comissiana di fare i conti con un'umanità presa dalla strada a cui voler bene perché è essenzialmente alla vita e ai suoi protagonisti che si dà amore.
Dunque, e riprendo, mi riesce difficile capire un premio come lo Strega: perché anche se gli attori di questi racconti sono presi nei loro anche infimi dettagli ed in un contesto che è tipicamente neorealista, di quella corrente non c'è traccia in Comisso, perché la 'realizzazione' degli stessi avviene nonostante l'ambiente e le consuetudini.
Vorrei dir con questo che il libro è forse altro da come fu interpretato e lanciato: credo che nelle intenzioni di Comisso non ci fosse la rappresentazione di una stagione, ma la rappresentazione e basta di un'umanità, attraverso uno stile non manierato, non ideologico, non problematico, ma lineare nella sua intima naturalezza. Semmai, come disse ancora Piovene, a volte si ha l'impressione che le storie di Comisso siano un po' al margine di tutto, come se facessero fatica ad emergere dal loro 'minimalismo' esistenziale.
In fondo Un gatto attraversa la strada è fatto di poco, di aria leggera, ma non inquinata: ecco Pietro che viene derubato dei suoi animali, sospetta di un compaesano che ha lavorato in casa sua e poi deve ricredersi ('Il sospetto'); ecco un'ostessa che sparla di una contadinella e continua a farlo nonostante la morte di questa per poi pagare questa sua malignità con un ictus ('L'ostessa maligna'); ecco Basilio, uomo dalla forza straordinaria, che sogna di fare la guardia carceraria, finché riuscendoci un giorno non uccide con le proprie mani un carcerato e da qui la rinuncia al lavoro ed il ritorno a lavorare la campagna ('La forza che condanna'); ecco il lamento straziante di un vitello che nasce deforme ma che vuole nonostante tutto vivere ('Una notte di luna'); poi c'è Elvira che si toglie la fede perché il marito l'ha abbandonata, ma sua figlia gliela ricompra ('Ritorno di Elvira'); c'è l'uomo che si sente vecchio e non desiderato, ma poi bastano poche parole di apprezzamento di una ragazza su un treno per rifiorire ('Al mare'); c'è il piccolo Toni che è geloso della cuginetta che è contornata dai coetanei ('Il piccolo Toni'); c'è un uomo che ha paura del gatto nero che gli ha attraversato la strada, cominciano le cose ad andargli storto, ma poi riflette che è solo un caso ('Un gatto attraversa la strada').
Senza elencare tutte le storie, già da questo piccolo elenco si intuisce la struttura del libro: una pacata riflessione sugli infortuni e sulle delizie della vita, attraverso uno stile speculare e piano.
Su quest'ultimo aspetto alcuni critici hanno discusso, si sono chiesti cioè se l'apparente sliricizzazione della forma (e quindi in qualche modo della tecnica) impoverisse l'operazione. Se questa tenzone antiletteraria e antiartistica determinasse uno scivolamento dell'arte comissiana verso un limbo indistinto. O addirittura la domanda essenziale: si può sfuggire alla letteratura a tutto vantaggio della mediazione con la vita?
Ritorna in me il dubbio iniziale: che il premio Strega a Comisso sia stato profondamente frainteso, che la giuria abbia scambiato la rappresentazione di umili vite in rappresentazione storica delle stesse, togliendo così a queste l'afflato personale dell'unicità.
Aveva ragione ancora Piovene quando dello scrittore diceva: Nemmeno rappresenta in maniera precisa una speciale situazione storica e sociale.
Dunque un po' fuori da tutto: e quando mai l'essere fuori ha premiato qualcuno?
L'edizione da noi considerata è:
Giovanni Comisso
Un gatto attraversa la strada
Mondadori - 1954
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