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CLASSICI

Alfredo Ronci

Il melanconico miracolo economico di Paolo Volponi: 'La strada per Roma'

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Paolo Volponi decise finalmente di pubblicare La strada per Roma nel tentativo di ridare speranza e fiducia alle capacità di intervento culturale e sociale, come disse lui nell'introduzione, dilaniate dalle convulsioni più irriflessivi e contrastanti.

Il libro ha una lunga genesi, anzi se vogliamo, la storia di Guido, il protagonista, è una sorta di ombra che accompagnerà Volponi per decenni e decenni, fino a trovar 'spazio' solo nel 1991 quando le condizioni sembravano migliori per riconsiderare le possibilità del nostro futuro alla luce di una Repubblica inclinata verso, sempre parole dell'autore, una restaurazione moderata.

E torna l'elemento chiave della poetica volponiana, la contrapposizione tra l'umano e l'industriale, tra la capacità dell'uomo di resistere al progresso e lo stesso progresso che incombe.

Volponi confessò di aver interrotto La strada per Roma per fare posto all'urgenza di Memoriale, il libro che raccontava l'involuzione autolesionista dell'operaio Albino Saluggia, ma per chi ha presente lo svolgersi della narrativa dell'autore, riscontra nel primo (che fu effettivamente il 'primo' romanzo, ma continuamente 'rifinito' e poi dato alle stampe, come abbiamo visto, agli inizi degli anni novanta) prodromi di tutta l'opera che, come ebbe a dire Giulio Ferrosi, ha rappresentato lucidamente la parabola delle speranze legate alla trasformazione dell'Italia in paese industriale.

La contrapposizione di cui si diceva prima ne La strada per Roma è costituita da due personaggi: Guido, figlio di un combattente comunista, che stanco della vita provinciale di Urbino, decide di scegliere Roma come via di salvezza, ma soprattutto come obbligo morale verso la ricchezza, e Ettore, che contrariamente alle mire dell'amico, sceglie di rimanere nel suo paese facendo il maestro elementare.

Due mondi contrapposti che ossessioneranno Volponi: pensiamo ad Anteo Procioni, protagonista de La macchina mondiale, che 'fuggirà anche lui a Roma; o a Bruto Saracini, sorta di alter ego dello stesso scrittore, che diventerà dirigente industriale (come lo stesso Guido) ne Le mosche del capitale.

Ecco come Guido giudica le scelte del suo amico Ettore: considerava anche l'innamoramento di Ettore e il suo soggiorno al mare sulle spiagge popolari dalle parti delle colonie, come la rinuncia a qualsiasi ideale, fatta nel segno di un egoismo miserello, accomodato con un muro, un riparo di idee comunisteggianti sull'uguaglianza e sull'inutilità dell'ambizione. (Pag. 256).

Guido non vuole solo abbandonare Urbino, vuole costruirsi opportunità diverse: Subito dopo invece, rinunciando al metodo logico, si era accontentato di affermare che «l'investimento è una scienza, non il lavoro di un uomo solo». La contrapposizione tra i due mondi in parte è limita dalla visione positivista di Ettore che non crede che la decisione di Guido sia una solo una 'fuga' perché andarsene è giusto se è giusto anche per chi resta, se cioè porta un contributo a un'azione di rinnovamento generale, che arrivi anche a Urbino, se cioè non è una fuga e un altro impoverimento.

La strada per Roma è un romanzo di formazione. La vita dei personaggi principali subisce una trasformazione essenziale: non ci sono solo Ettore e Guido a testimoniare i conflitti tra due modi di vedere il futuro, c'è anche chi il futuro non può sceglierlo, nella drammaticità di quegli anni. Alberto è obbligato a partire per il Belgio e a fare il minatore, lui che ha il terrore dell'ascensore che lo porta nelle viscere della terra e che nella cronaca del suo malessere rivela tutta la drammaticità crepuscolare della sua condizione.

Ecco perché ho voluto titolare il pezzo: 'Il melanconico miracolo economico di Paolo Volponi'. Perché pur nell'ideologica sostanza dell'arte dello scrittore si muove quel substrato accorato che rende La strada per Roma lettura essenziale accanto alle opere più reclamate.



L'edizione da noi considerata è:

Paolo Volponi

La strada per Roma

Einaudi - 1991



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