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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Guido Ceronetti

In un amore felice

Adelphi, Pag. 312 Euro 19,00
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Confesso che non avevo mai letto Guido Ceronetti prima d'ora. Mea culpa, di sicuro. L'ho fatto solo adesso perché m'interessava l'argomento di questo romanzo. Gli alieni (e non la storia d'amore come furbescamente vorrebbe far credere il titolo). La sua prosa è quella dello scrittore erudito (forse troppo), che non lascia scampo a pecca alcuna. La sua sintassi è, in certi momenti, faticosa da seguire, il suo citazionismo al limite del sopportabile. In un amore felice è ambientato in un luogo qualsiasi dell'Italia del 1957. Aristide Boronovici, ex fotoreporter di 75 anni, incontra a un semaforo la bella e giovane Ada (trentenne) e un colpo di fulmine li farà innamorare. Nello stesso tempo uno strano fenomeno occorre su tutto il pianeta. Dai carri armati dell'invasione sovietica in Ungheria alle città americane, compaiono strani insetti che un'attenta analisi degli scienziati moscoviti riconosceranno di provenienza extraterrestre. Non solo. Boronovici è solito radunarsi con alcuni amici ufologi all'Osteria del Marrano. Ada, si verrà a scoprire, è una sensitiva dal passato incerto. Una fuga da Londra, una figlia persa. Un prete. Comincia così questa storia che avrebbe avuto tutti gli ingredienti giusti per diventare una bomba. In più, Ceronetti non lesina nulla: gli appassionati sono serviti: Elohim biblici creatori dell'uomo schiavisti, giganti del Vecchio Testamento che si accoppiano con le figlie dell'uomo, giuste e sacrosante demitizzazioni dei testi biblici in cui si parla di "carri di fuoco". Sono Ufo quelli con cui è stato assunto in cielo il profeta Elia, inutile che ci prendono ancora per il culo.

E però. La storia non decolla né riesce a convincerci la marea indistinta e soverchiante di roba spaziale che Ceronetti immette nella trama. I due amanti, verso i quali sembra che sia in atto un grande complotto extra e terrestre per impedire il loro amore, vengono coinvolti in una vicenda che porterà la povera Ada a sacrificarsi per il bene dell'umanità. I cattivi Refahim/Elohim cercano infatti la cavia perfetta da rapire e studiare, e placare la loro foia di eunuchi asessuati e invidiosi del pene (e della vagina) umana. A tratti, sembra che Ceronetti, con la sua ironia caustica e colta, si prenda però gioco di tutta quella stessa materia ufologico-esoterica che pare conoscere a menadito e che fa da asse portante del romanzo. Non si può (o forse sì, chissà!) arrischiarsi in un campo minatissimo come quello dello sbugiardamento dei testi biblici e poi render barzelletta un argomento tesliano serio con l'episodio buffo della vagina spara raggio della morte. Nicola Tesla, tra l'altro, che sembra rappresentare il nume tutelare della storia, colui che nel finale non solo comparirà come un messia ma a cui di fatto la coppia renderà l'omaggio più sentito.

C'è qualcosa che stona. Troppa erudizione, troppi Orson Welles buttati qui e là, sarò manicheo; ma io voglio seguire una trama lineare e non una sciorinamento di dati e nomi e belletti linguistici che mi portano in continuazione fuori strada. (Per questo viva la narrativa americana, tutta piatta, storia schematica e periodi fissi, almeno so di che morte morirò in quanto lettore).

Ripeto. Il libro è un'occasione persa. Finalmente un grande autore italiano si era cimentato con una materia che nei salotti bene è vista come la peste bubbonica e che i "giovani talenti" si guardano bene dal trattare, tutti presi a pontificare sui disoccupati, le crisi di mezza età e qualche lagna mafioso camorrista. Coraggiosa Adelphi, ma siamo in Italia e qui, come al solito, vince il "coltismo" al posto dell' "essenzialismo".





di Adriano Angelini Sut


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